Il Tg di La7 ha detto che il sostegno di Prodi al Pd ha provocato l'ira di Pietro Grasso. Più che di ira si dovrebbe parlare di broncio
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Una Sinistra maiuscola e una «sinistra» tra virgolette.
di Diego Gabutt 3.2.2018 www.italiaogggi.it
Anche Romano Prodi, dopo Eugenio Scalfari, scaglia il suo anatema contro gli estremisti, le cui mattane sono ogni giorno più spericolate. Prodi, però, non scende in campo contro l'antipartito, una tribù politica di cui non è nemmeno il caso di parlare tanto è fuori quadro, ma se la prende con Liberi e Uguali, che «sono nemici dell'unità del centrosinistra. Punto».
Ciò «ha destato l'ira» (non ridete) di Pietro Grasso, come s'esprimeva l'altra sera il Tg7 (dove si parla esclusivamente per frasi fatte, si ragiona politically correct e ogni notizia è preceduta da un pistolotto). Effettivamente, però, il «ragazzo di sinistra», che da qualche tempo si dà arie, con scarso successo, da leader della «vera sinistra», l'ha presa male, anche se nel suo caso, più che d'ira, si dovrebbe parlare di broncio.
Romano Prodi, che da Matteo Renzi (come tutti) non ha avuto che sgarbi, ha non di meno preferito il Boyscout al Prode Anselmo di LeU. Diventato ormai, a tutti gli effetti, un nemico del popolo, o almeno un vecchio babbione, come suggerisce Massimo D'Alema quando insinua che «Prodi fa appelli che nessuno ascolta», l'ex leader dell'Ulivo ha preferito i riformisti ai rivoluzionari. Tra il bel facciotto di Matteo Renzi (che ride delle sue stesse battute, anche quando sono poco divertenti) e il bel faccione dell'ex magistrato siciliano (che da qualche giorno campeggia, con generale imbarazzo, sui cartelloni stradali) Prodi ha scelto il barzellettiere ed è sceso in campo contro il Prode Anselmo di LeU.
Uomo che, senza riuscirci, volle farsi presidente della repubblica, Prodi semplicemente non capisce che cosa sta succedendo, s'imbroncia pertanto Grasso (dirlo «irato» è troppo, ma un po' i piedi li pesta).
E che cosa sta capitando? Capita che ci sono due sinistre: una Sinistra maiuscola e una «sinistra» tra virgolette. C'è la sinistra vera, «la mia», dice Grasso, e c'è la sinistra democrista e tarocca, quella di Renzi, l'Infiltrato berlusconiano, il Menscevico, l'Usurpatore. Tra noi e loro (o meglio ancora tra me e lui, cioè tra me «ragazzo di sinistra» e lui vecchio arnese controrivoluzionario) c'è la stessa distanza che un tempo separava Gramsci e Togliatti dal socialtraditore Filippo Turati o Lenin dal Rinnegato Kautsky.
Ancora non sa, povero Grasso, ma probabilmente lo scoprirà presto, che la Ditta ci mette poco a liquidare come nuovo Usurpatore e Infiltrato qualsivoglia leader tarocco che miri a prendere il posto dei veri leader di sinistra-sinistra. O pensa sul serio che Massimo D'Alema, il grande epuratore, sia disposto a fargli da spalla? Be', se lo pensa, si ricreda, e si guardi le spalle. Anche Pierluigi Bersani, per quanto più condiscendente di D'Alema, ci mette poco a liquidare chi si monta troppo la testa con una metafora di benservito.
Per convincersene, chieda a Romano Prodi, che conosce bene la Ditta, e che ancora ha le ossa doloranti per le frequenti sgambettature che gli sono state inflitte dal partito degli ex e post comunisti. Se Prodi ha consigliato agli elettori di sinistra di votare il partito di Renzi e non il partito di cui Pietro Grasso, senza offesa, più che il capo supremo è il prestanome, non l'ha fatto perché si è svegliato di cattivo umore. L'ha fatto perché sa che la sinistra-sinistra italiana, fin dai tempi dell'Ulivo, è sempre stata «contro il centrosinistra. Punto». Del «centro» la sinistra-sinistra non ha mai saputo che farsene. E continua a essere dominata dall'idea fissa di prendere il timone del paese e di farne il luna park delle sue nostalgie.
Bersani, D'Alema e gli altri sono semplicemente ostili a tutte le politiche riformiste. Jobs Act, «buona scuola», riforma delle pensioni? Spazzatura borghese, «ricchi sempre più ricchi, poveri sempre più poveri». Ben altro, ci vuole. Cos'altro non si sa, ma «ben altro», e concessioni zero. Vecchio e zoppo com'è, una sinistra-sinistra da clinica geriatrica con la dentiera e il pannolone, il partito che fu di Rai3 (e che oggi non ha nemmeno un giornaletto amico, ma solo gli appelli di Massimo D'Alema, che ascoltano giusto i suoi familiari, e forse nemmeno loro) continua a sognare soluzioni radicali, quali è un mistero, come negli anni formidabili della sua giovinezza. Nessun compromesso. Rivoluzione o morte. D'Alema o nessuno.
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