Destra e sinistra sono minoritarie perché il conflitto è cambiato
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Il bipolarismo classico, imperniato essenzialmente nella competizione tra popolari e socialisti, è stato archiviato già nelle istituzioni europee
di Sergio Soave, Italia Oggi 16.3.2016
Nell'esame dei risultati delle elezioni in tre lander tedeschi è stata messa in risalto la sconfitta della Cdu di Angela Merkel, mentre il crollo anche più vistoso dei socialdemocratici è rimasto un po' in ombra (ma non con ItaliaOggi che ci ha titolato in prima pagina). La grande coalizione tedesca, che sembrava un'eccezione ma in realtà è, in forme varie, lo schema maggioritario vigente nella maggior parte dei pesi europei, è ora assai meno grande e questo sembra indicare una tendenza continentale.
Il bipolarismo classico, imperniato essenzialmente nella competizione tra popolari e socialisti, dopo essere stato archiviato nelle istituzioni europee, dove da tempo è stato sostituito dalla collaborazione tra queste due forze, sembra in via di superamento. La ragione di fondo di questo processo, probabilmente, sta nella fine della lotta di classe come base della competizione politica. La lotta di classe, anche se interpretata secondo modelli democratici e inserita nell'accettazione dell'economia di mercato, è stata la base ideologica e pratica della dialettica politica, ma ora si fa fatica a vedere in che cosa l'economia sociale di mercato propugnata dai popolari si differenzi dalla visione dello stato sociale onnicomprensivo che caratterizza la socialdemocrazia.
Le organizzazioni rappresentative del conflitto sociale, i sindacati dei lavoratori e le associazioni delle imprese, contano sempre meno e, al di là delle affermazioni verbali, puntano più alla collaborazione che alla contrapposizione. Si sciopera indifferentemente contro i governi moderati o socialisti, dove ancora esistono, mentre all'esterno del recinto del vecchio bipolarismo prosperano opzioni politiche di destra e di sinistra definite un po' troppo semplicisticamente populiste.
Se inserito in questo quadro, il malessere e le tensioni che caratterizzano i principali schieramenti della politica italiana, il Partito democratico e la galassia impazzita del centrodestra, si capiscono meglio. In ambedue i campi c'è una frazione che punta a raccogliere le spinte antagonistiche, mentre l'altra, maggioritaria nel Pd, minoritaria nel centrodestra, punta a realizzare forme più o meno esplicite di collaborazione con l'antico avversario. Questi tentativi di inglobare le spinte antagonistiche sembrano destinati all'insuccesso, proprio perché la fine della lotta di classe (a sua volta causata dalla fine della guerra fredda che era una specie di lotta di classe su dimensione planetaria) ha anche l'effetto di uno scongelamento delle fedeltà elettorali, il che rende abbastanza inutile costruire accordi di vertice che poi difficilmente troveranno un seguito elettorale corrispondente.
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