Qualcuno deve pur dirlo: le primarie sono una cagata pazzesca
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Inutile farsi illusioni: le consultazioni all’americana innestate sul machiavellismo italiano producono scandali quotidiani e sono responsabili della decadenza della classe dirigente del Pd
di Francesco Cancellato Linkiesta, 10.3.2016
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I cinesi in coda a Milano, i cosentiniani ai gazebo di Napoli, quelli che pagano due euro per votare scheda bianca a Roma, quelli che si fanno dare un euro per votare davanti al seggio, quelli che si candidano alle primarie e poi si sfilano quando perdono.
Basterebbe questo campionario di disastri delle ultime tre settimane - senza tornare ai fasti di Marino e di Cofferati e senza citare i patetici tentativi di imitazione del centrodestra - per seppellire le primarie all’italiana. Eppure per buona parte dell’opinione pubblica - di quella che vota a sinistra, perlomeno - sono ancora l’apogeo della democrazia. C’è pure chi vorrebbe esportare il modello fuori dai confini nazionali, scegliendo il candidato presidente della Commissione Europea ai gazebo.
E forse andrebbe ricordato, a questi entusiasti, che curiosamente il declino irreversibile della classe dirigente del territorio (per lo meno quella di centrosinistra) è iniziato in concomitanza con l'uso sistematico di questo strumento per selezionarla. Che anche quando fila quasi tutto liscio, come a Milano, sono occasione per scatenare una guerra tra bande e viatico per l’apertura anticipata del mercato delle poltrone, con l’ovvio risultato di indebolire il candidato prescelto dagli elettori, anzi che legittimarlo.
Andrebbe ricordato, agli entusiasti delle primarie, che curiosamente il declino irreversibile della classe dirigente del territorio (e non solo) è iniziato in concomitanza con l'uso sistematico di questo strumento per selezionarla
Certo, Il caminetto di Arcore e i casting online dei Cinque Stelle sono pure peggio. Ma non sarebbe meglio, forse, far sì che i partiti tornino a essere dei luoghi in cui si forma e si sceglie la classe dirigente? E non sarebbe meglio costruire dei percorsi amministrativi quantomeno logici - il consigliere che diventa assessore, l'assessore che diventa sindaco - invece che delegare all’alea, agli umori dell’elettorato, allo slogan più daje e alla battuta più salace il compito di scegliere chi candidare?
Un consiglio: volete rispondere alla disaffezione della gente nei confronti della politica? Governate meglio e abbiate il coraggio delle vostre scelte. La gente nemmeno si ricorderà più dei gazebo. Fidatevi.
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Diomisio. L’articolo è di parte renziana ma non toglie che sia vero che chi perde non accetta la sconfitta. Chi perde si fa una lista civica come sembra Bassolino a Napoli. A questo punto non è più fantapolitica che ci sia un disegno da parte della minoranza PD per il quale meglio perdere alle elezioni amministrative dando la colpa a Renzi, per poi riprendere in mano il partito con un congresso straordinario. Se poi l’Italia va in malora la colpa è sempre degli altri. In questi 50 anni di errori così il Partito dal PCI in poi ne ha fatti diversi