I nuovi Comuni d’Italia: la fusione dei campanili cambia insegne alla storia e alla memoria
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Dal Trentino all’Emilia, il boom di accorpamenti. Crisi e tagli travolgono l’identità
di Giangiacomo Schiavi (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.) Corriere della Sera 6.3.2016
Montecatini si chiamerà Valdinievole, Cupra Marittima e Grottammare con lo stesso gonfalone, Nocera non sarà più divisa in Superiore e Inferiore, Ligonchio diventa Ventasso
Ligonchio: vedi alla voce Iva Zanicchi. Era il paese dell’aquila. Adesso non c’è più. Cancellato. Da gennaio si chiama Ventasso. Come Busana, Collagna e Ramiseto. La fusione dei campanili cambia insegne alla storia e alla memoria. Per sopravvivere, dicono i sindaci. O meglio: per pagare i servizi e tappare le buche. Con i tagli e la crisi l’identità è un optional.
L’Emilia Romagna e la «quota 300»
In Emilia la rivoluzione degli accorpamenti è un caterpillar: da 348 i comuni sono scesi a 334, fra poco saranno 323 e il presidente Stefano Bonaccini punta a quota 300. Con il gradimento dei cittadini. Idem in Lombardia, in Toscana, nelle Marche, in Trentino, in Piemonte e in Liguria. C’è un’Italia che cambia, dal cartello stradale all’ufficio anagrafe, dalla gestione della polizia municipale ai servizi sociali. È l’ Italia minuta degli oltre 8.000 Comuni che si arrampicano a mani nude sulle voci di bilancio: molti sono sottozero. Dopo le proteste e i pugni inutili per battere cassa, la corsa a mettersi insieme è diventata uno sprint: Montecatini si chiamerà Valdinievole, Cupra Marittima e Grottammare avranno lo stesso gonfalone, Nocera non sarà più divisa in Superiore e Inferiore e via così, da Altavalle in Trentino a Montesilvano in Abruzzo. La paura di svendere con il municipio anche l’identità ha avuto un brusco stop solo a Camagna, nel Monferrato: la fusione per incorporazione del comune di 800 abitanti patrimonio Unesco con Casale è una zuppa indigesta con lati oscuri e interrogazioni regionali, con il vicesindaco promotore della fusione incaricato dall’altro sindaco di avviare lo studio di fattibilità con una società intestata a lui, dal nome patognomonico: Scher. Pa.
Il referendum nel Piacentino
Camagna difende con i denti la propria identità e giustamente invoca trasparenza, ma come possono farcela Pedesina (Sondrio), con 33 abitanti, o Morterone (Lecco) con 36 residenti e Valmala (Cuneo) con 56, da anni nella top ten dei Comuni più piccoli d’Italia? Oggi si vota il referendum per l’annessione di Ziano a Borgonovo, nel Piacentino, diecimila abitanti in due. I sindaci sono favorevoli a mettersi assieme: basta un trattino. E fanno i conti: raddoppio del contributo statale, deroga dal patto di stabilità, priorità nei bandi regionali, possibilità di assunzioni… Un affare in tempi di vacche magre. «Ma anche una sfida culturale — dice l’assessore al riordino istituzionale Emma Petitti — perché si semplificano gli organismi amministrativi, si eliminano i doppioni, nascono i centri di costo unificati e si torna finalmente a fare programmazione per i territorio».
Valorizzare il territorio
L’Emilia, è la regione che ha fatto da apripista alla legge Delrio, che prevede modifiche territoriali e nuove denominazioni per i Comuni che si mettono insieme. È nato qui il primo Comune fuso più grande d’Italia, Valsamoggia. Al referendum consultivo, tre dei cinque paesi (Crespellano, Monteveglio, Castello di Serravalle) hanno votato a favore, due contro (Bazzano e Savigno). «Ma adesso tutti ne vedono i vantaggi e riconoscono che mettendosi insieme, con le opportunità che offre la legge, si creano occasioni di crescita e di competitività», spiega il presidente della Regione, Stefano Bonaccini. «Aveva visto giusto l’ex presidente Errani nel volere in Emilia il laboratorio dei comuni associati. Quel che conta è valorizzare il territorio e non lasciarlo deperire con i vincoli di bilancio». C’è la fila dei sindaci richiedenti, dicono in Regione. «I Comuni non ce la fanno più», ammette il sindaco di Borgonovo, Roberto Barbieri. È stato eletto con il centrodestra, ma l’appartenenza non c’entra: sulle fusioni contano gli euro nelle casse comunali. «Nel 2011 ricevevo un milione di trasferimenti dallo Stato per la spesa corrente. Nel 2014 eravamo a quota 490 mila e nel 2015 abbiamo dato noi 179 mila euro al Tesoro. Come si fa a governare un paese, a garantire i servizi, a rispondere ai bisogni? Con la fusione avremo in cassa un milione ogni anno per quindici anni. Si può pensare a scuole, asili, strade. Ossigeno per tutti».
La difesa dell’identità
È una svolta, un cambiamento in corso che tocca l’identità, la storia, il senso di appartenenza: quello che Fiorello Primi, presidente dei borghi più belli d’Italia chiede di preservare. In una lettera al presidente dell’Anci Fassino afferma che «la razionalizzazione amministrativa non ridurrà significativamente la spesa pubblica, ma depotenzierà la competitività del Paese, unica al mondo nei profili identitari». Piccolo era bello. Domanda delle cento pistole: si può dire ancora o nell’era globale non vale più?
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