I due avversari di Pisapia, nelle ultime primarie, adesso sostengono la Balzani

È stato infatti Pisapia a tirare improvvisamente fuori dal suo cilindro di prestigiatore Francesca Balzani, da pochissimo anche suo vicesindaco e, prima, solo assessore al bilancio, una tecnica, quindi, a tutto tondo.

 di Pierluigi Magnaschi  Italia Oggi 5.1.2016

Il sindaco uscente (perché non si vuole ricandidare) di Milano, l'arancione Giuliano Pisapia, ha detto, nella cerimonia di fine anno, nel cortile di palazzo Marino, sede del Municipio, davanti alla banda municipale, che è «molto contento della qualificata partecipazione alle primarie di centrosinistra ma che non sosterrà alcun candidato perché vuol mantenersi nel ruolo super partes». È una posizione condivisibile, la sua. Che però non è stata, sinora, la sua. È stato infatti Pisapia a tirare improvvisamente fuori dal suo cilindro di prestigiatore Francesca Balzani, da pochissimo anche suo vicesindaco e, prima, solo assessore al bilancio, una tecnica, quindi, a tutto tondo.

Non solo Pisapia l'ha estratta dal suo cilindro ma l'ha anche sostenuta a spada tratta (e visibilmente) come la sua candidata personale, nell'ottica, diceva, «della continuità» al suo mandato, uno slogan legittimante, questo, che ha girato molto. Pisapia si è spinto persino ad andare personalmente a Roma per presentare direttamente la Balzani al premier Matteo Renzi al fine di ottenere l'investitura definitiva da parte del segretario del partito che però non c'è stata. Tornato a Milano, Pisapia, ha continuato la sua pubblica e reiterata campagna a sostegno del suo vicesindaco dell'ultima ora, tanto che riuscì a provocare addirittura la reazione risentita del segretario milanese del Pd che, inascoltato, richiamò, anch'egli pubblicamente, Pisapia, invitandolo a un comportamento più istituzionale, cioè super partes.

Come mai Pisapia (che si era infilato pubblicamente, personalmente e autorevolmente nella campagna elettorale a favore della Balzani) ha scelto improvvisamente, adesso, di tirarsi in disparte? Anche se nessun grande media osa dirlo esplicitamente (ma perché questa reticenza rispetto ai fatti che, di per sé, sono neutri?) Pisapia, proprio nel segno di una candidatura «di continuità» contava sulla piena lealtà politica della Balzani nei suoi confronti. Invece, poco più di una settimana fa, ai gazebo per la raccolta delle firme a favore della candidatura della Balzani alle primarie milanesi, è comparso, per darle man forte, l'architetto Stefano Boeri che, nelle precedenti primarie, era stato l'avversario più tenace di Pisapia. Quest'ultimo però riuscì a batterlo e, una volta eletto sindaco, come segno di pacificazione nei confronti di Boeri, lo nominò ugualmente assessore alla cultura al posto del già designato Pierfrancesco Majorino che, sia pure a malincuore, dovette lasciargli il passo, ripiegando sull'assessorato al welfare. Majorino, adesso, si è, anche lui, candidato alle primarie.

 Pisapia, accogliendo nella sua giunta Boeri, credeva di poter ricucire un rapporto. E invece si trovò, proprio nell'organo di governo della metropoli, un avversario a tal punto accanito e così pieno di pretese inaccoglibili (voleva, ad esempio, avere mano libera su tutta Expo 2015 che, con il suo mandato, c'entrava come i cavoli a merenda), Boeri era così pieno di pretese dicevo, che Pisapia, che pure è un uomo dalle scelte prudenti e meditate, fu costretto a farlo dimettere da assessore con una decisione che provocò grossi sfracassi ma che, a quel punto, era anche diventata inevitabile. Apprendere che la Balzani (che da lui era stata, in pratica, inventata nel ruolo di futuro sindaco) si era accasata politicamente a fianco del suo principale avversario, di cui la Balzani, gradiva pubblicamente i favori, dev'essere stata, per il sindaco uscente, una raggelante doccia fredda nella realtà.

Questa sensazione è stata poi sonoramente confermata, domenica scorsa, dal Manifesto a favore della Balzani, firmato da 130 vip (si fanno chiamare così) che vengono dal bel mondo radical chic milanese, oggi sicuramente in gran parte appassito, e che arruola anche i due avversari di Pisapia nelle precedenti primarie. E cioè Stefano Boeri (che è indigeribile a Pisapia, antropologicamente, prima ancora che politicamente) e il costituzionalista Valerio Onida che invece Pisapia stima di più.

Il candidato Majorino, assessore Pd al welfare, e candidato alle primarie, appresa la notizia del Manifesto dei vip ha subito twittato dicendo: «Io non sto né con Sala né coi salotti», sottolineando così la connotazione pomposamente elitaria e altissimo borghese di gran parte dei sostenitori della Balzani, oltre che della Balzani stessa. Per comprendere la pasta da «chiamati dall'alto», ai quali non si può dire di no, si può ricordare che il primo atto della Balzani (e dei suoi amici) è stato quello di chiedere/imporre a Majorino (che è un giovane che si è formato nell'intera filiera di responsabilità del Pds-Ds-Pd meneghino a contatto sempre con le esigenze di operai, lavoratori e bisognosi: «Giulia Maria Crespi chi? Connais pas») di farsi in disparte per non intralciargli la campagna elettorale. E si ottenne un secco diniego, accompagnato dalla considerazione che Majorino era in campagna elettorale da sei mesi e non da 15 giorni come la Balzani. Inoltre, lui, non era stato estratto da nessuno, per le orecchie, da un cappello a cilindro, ma era uscito da solo dalla cornucopia, se si vuol parlare difficile, del suo impegno.

Categoria Italia

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