Gentiloni da una parte e la Pinotti dall'altra
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La parola d'ordine che Renzi sembra essersi imposto è prudenza. Non gli piacciono termini come guerra, spedizione, intervento militare
di Marco Bertoncini Italia Oggi 18.11.2015
Matteo Renzi deve barcamenarsi fra posizioni non convergenti dei propri ministri, emotività immediata della pubblica opinione, possibile reazione di rigetto nel caso d'intervento di terra (o anche di aria?), sostegno auspicato ma non pervenuto (anzi) da parte di almeno una forza di opposizione. Non gli riesce facile: la diversità di accenti di Roberta Pinotti e Paolo Gentiloni si avverte ricorrentemente. Già in febbraio il titolare degli Esteri annunciava la disponibilità a combattere in Libia, mentre la collega della Difesa indicava in 5 mila uomini i componenti della possibile spedizione in quella che fu la quarta sponda.
La parola d'ordine che Renzi sembra essersi imposto è prudenza. Non gli piacciono termini come guerra, spedizione, intervento militare. È relativamente cauto nell'aprire verso Putin, mentre è aperto verso l'indeciso Obama, ma, come Obama, teme le conseguenze impopolari di una campagna di terra contro lo Stato islamico. Probabilmente ricorda che personaggi dell'altro fronte politico, da Bossi a Berlusconi, si rendevano conto della diffusa ostilità agli interventi militari: in piccolo, una sindrome del Vietnam.
Renzi tira fuori espressioni che risentono della sua matrice cattolica, specie con riferimento alla Chiesa oggi, preoccupatissima di evitare qualsiasi accenno all'islam, alla religione, all'odio anticristiano. Probabilmente derivano da una formazione personale che ha avvertito il pacifismo di molti esponenti cattolici fiorentini. Crede o s'illude di tener fuori il nostro paese dalla reazione armata degli islamisti. Del resto, Aldo Moro aveva praticato tale strategia nei confronti del terrorismo palestinese: anche qui, Renzi pratica un'antica politica democristiana e cattolica.
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