Tutto è rinviato alle elezioni comunali

Matteo Renzi non costituisce il partito della nazione, forse non lo fonderà mai, però finora ottiene risultati su tre fronti.

 di Marco Bertoncini  Italia Oggi 3.11.2015

Matteo Renzi non costituisce il partito della nazione, forse non lo fonderà mai, però finora ottiene risultati su tre fronti. Li ottiene più per l'immagine politica che riesce a diffondere di sé e del proprio attivismo, che non per l'ipotetica nuova formazione. Nel Pd, il dissenso non rientra, mentre i mugugni procedono nel tentativo di rendergli la vita impossibile: almeno, difficile. Ci sono ostacoli immediati, leggasi legge di stabilità; ma ci si predispone a iniziative rilevanti in prospettiva, dalla richiesta di referendum su temi cari a Renzi (riforme della scuola e del lavoro) alla campagna di no sul referendum confermativo costituzionale. Insomma: la politica renziana spacca il Pd, mettendo in minoranza quelle che restano minoranze interne.

In Fi, accanto a coloro che potrebbero seguire le orme recenti di Verdini e quelle poco più antiche di Alfano, non mancano interrogativi su talune proposte renziane, partendo dal parziale taglio su Imu e Tasi. La domanda riguarda, in buona sostanza, il grado di berlusconismo presente nella politica di Renzi: inesistente per Brunetta & C., presente in qualche misura per Matteoli. Ci penseranno le amministrative a segnare il distacco: centro-destra di qua, Renzi di là (e grillini da terzo o secondo incomodo).

Infine, i cespugli del centro. Sono rassegnati a ritenere ineluttabile il perdurare di Renzi e quindi a diventarne strutturalmente gli alleati, nell'attesa (più sognata che prevista) che il segretario del partito mandi Bersani, Speranza, Cuperlo, D'Alema... a far compagnia a Fassina, Mineo, Civati... Quando davvero esistesse il partito della nazione, vi confluirebbero. In attesa, la politica renziana li tiene avvinti. Prossima tappa: le elezioni comunali.

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