I legami tra Anas ed ex Dc, tra inchieste e scandali
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Negli anni tanti nomi legati alla Dc negli scandali Anas. Perché l'azienda di Stato è sempre stata un loro avamposto. Oggi l'inchiesta tocca Ncd e Udc.
di Alessandro Da Rold | 22 Ottobre 2015 Lettera43
C'è una fotografia del gennaio 2013 che vale la pena di rispolverare per capire l'ultima inchiesta su Anas e sul potere politico che dalla Prima alla Seconda Repubblica ha gestito la prima stazione appaltante in Italia.
È un'istantanea scattata a Roma, durante la presentazione del libro di Ciriano De Mita, La storia d’Italia non è finita. Tra il pubblico, in prima fila, ci sono più di 20 dirigenti di Anas: dall'ex numero uno Pietro Ciucci, sostituito quest'anno da Gianni Armani, fino all'ex capo del personale Piero Buoncristiano, per arrivare ad Alfredo Bajo, attuale condirettore generale nella azienda pubblica controllata dal ministero delle Finanze. È una riunione di vecchi boiardi di Stato, forse una delle ultime prima dell'arrivo di Graziano Delrio al ministero delle Infastrutture, che con il cambio dei vertici in aprile ha iniziato a modificare la vecchia struttura. Ma soprattutto, in quella sala che applaude De Mita, c'è Antonella Accroglianò, la Dama nera, figura centrale nell'inchiesta che secondo il procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone racconta della «deprimente quotidianità della corruzione in Italia».
ATTORNO ALLA DAMA NERA IL GIRO DELLA VECCHIA DC. La Accroglianò - scrivono i magistrati nell'ordinanza di custodia cautelare che ha portato in carcere 10 persone tra imprenditori e dirigenti per reati come associazione per delinquere, corruzione, induzione indebita e voto di scambio - è «dirigente responsabile del coordinamenlo tecnico amministrativo» di Anas. Per gli inquirenti era «soggetto apicale preposto all'interno della Condirezione generale tecnica al settare tecnicoo amministrativo, deputato alia gestione dei rapporti con gli imprenditori con particolare riguardo all'iter procedimentale finalizzato all'erogazione in favore delle imprcse realizzatrici dei compensi contrattualmente dovuti in raglone degli stati avanzamento lavorì».
Intorno alla Dama nera gira un mondo, tutto politico, legato soprattutto alla vecchia Dc, che durante la Prima e Seconda repubblica ha governato l'Italia. Dall'Iri di Romano Prodi, da dove arrivava Pietro Ciucci e da dove arriva anche l'attuale responsabile della Vigilanza Anas Alberto Brandani, fino appunto a De Mita e a un altro ex senatore arrestato lo scorso anno nelle indagini sugli appalti di Expo 2015, ovvero Luigi Grillo.
ANAS AVAMPOSTO PER LO SCUDO CROCIATO. Del resto, basta mettere in fila le ultime indagini delle procure di mezza Italia, che hanno riguardato appalti e tangenti sulle grandi infrastrutture, per vedere che i magistrati hanno da un anno a questa parte messo sotto la lente di ingrandimento proprio quel vecchio tessuto economico politico.
Se nell'inchiesta su Expo compariva l'ex Dc Gianstefano Frigerio, nell'operazione Grandi Opere a finire fuori gioco fu l'ex ministro Maurizio Lupi, neppure indagato, ma anche lui proveniente dallo scudo crociato. Ci sono molti democristiani nelle infrastrutture, a cominciare da Piero Bonsignore, ex europarlamentare, amico di Lupi, vincitore con il suo gruppo dell'appalto per la Orte-Mestre, operazione da 10 miliardi di euro.
Emblematico l'appalto sull'autostrada Ragusa-Catania, opera stralciata dal Cipe, dove i lavori sono affidati allo stesso Bonsignore, Maltauro, gruppo indagato nelle indagini sul Mose di Venezia e la Tecnis, emersa in questa inchiesta su Anas.
La Balena bianca, il grande centro, i cattolici ormai sparpagliati nei vari partiti, dal Pd a Ncd fino all'Udc di Pierferdinando Casini, sono ancora in forza nelle aziende pubbliche italiane. E Anas è sempre stato un loro avamposto politico.
E pure i costruttori finiti nell'indagine sembrano legati a doppio filo a quel mondo, non solo i vertici della Tecnis, ma pure Giuseppe Riccardello, della Riccardello Costruzioni, che ha in mano uno dei tanti appalti che ruota intorno al Ponte di Messina, da poco rispolverato al governo dal ministro dell'Interno Angelino Alfano.
Non è un caso se, secondo gli inquirenti, a fare da «oscuro mediatore» nelle trame corruttive della Accroglianò ci sia Luigi 'Gigi' Meduri, vecchio leone della politica, ex sottosegretario ai Trasporti del secondo governo Prodi, sotto Antonio Di Pietro. È lui, scrivono i magistrati, a fare da tramite tra la Dama Nera e i vertici della Tecnis, Concetto Albino Bosco Lo Giudice e Francesco Domenico Costanzo, detto Mimmo.
GLI ACCORDI PER ASSUMERE IL FRATELLO. Meduri è in un gioco triplo con la Accroglianò. Da un lato «sostiene» le illecite richieste degli imprenditori, dall’altro si interessa alla presunte tangenti in favore dei dipendenti pubblici di Anas. E, infine, richiede all’Accrogliano l’assunzione e la riconferma dell’impiego presso Anas di due geometri di suo diretto interesse.
Avrebbe oliato il meccanismo persino per la variante di Morbegno, un appalto da 145 milioni di euro. E allo stesso tempo si sarebbe impegnato per piazzare il Galdino Accroglianò, fratello della Dama nera, nella nuova Regione Calabria di Mario Oliverio.
Galdino è un politico Udc che non è riuscito a entrare in Consiglio regionale. Meduri, che è sempre in parlamento, sin dal 2008 anche senza più incarichi istituzionali, sa come si muove la politica, nazionale e locale. Per questo motivo, dopo le elezioni in Calabria, il 23 novembre del 2014, in seguito della vittoria di Oliverio, sa che per la composizione della giunta ci vorrà ancora del tempo.
«DEVE ESSERCI ACCORDO TRA CENTROSINISTRA E NCD». Il primo dicembre dialoga al telefono con l'Accroglianò per la questione del fratello. La informa di averci parlato e di avergli spiegato che un eventuale suo incarico sarebbe dipeso dal buon esito di un accordo politico in Calabria, per la costituzione delil nuova giunta Regionale («se c'e l'accordo politico... tra il centrosinistra e Ncd in Calabria... c'e un percorso da fare per le nomine successive... che è politico...»). Ma per arrivarci ci vuole del tempo. E Meduri spiega i passaggi politici: «Guarda questa settimana si saprà... perche loro stanno premendo su Guerini... Alfano con Guerini... quindi si deve decidere in questi giorni... ancora non hanno fatto... [ ... ] su questo tema noi resitamo d'accordo che la prossima settimana... a idee chiare ci incontriamo io, tu e tuo fratello... se c'é qualche cosa prima ovviamente ci sentiamo».
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