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Il cortocircuito tra anti renzismo e Repubblica del pettegolezzo
di Redazione | 28 Agosto 2015 Foglio
La Repubblica del pettegolezzo confina con la Repubblica delle procure. I passaggi di persone, cose e intercettazioni attraverso i confini delle due Repubbliche sono massicci e vanno in entrambe le direzioni, è noto. Così c’è poco da stupirsi se ora la procura di Firenze ha aperto un fascicolo per reato di “omissione d’atti d’ufficio”, a carico di ignoti, dopo la pubblicazione sul Fatto quotidiano, lo scorso 10 luglio, di alcune intercettazioni del gennaio 2014 tra l’allora segretario del Pd e non ancora premier, Renzi, e il generale della Guardia di Finanza, Michele Adinolfi. Intercettazioni esplosive, dalle quali emergeva un giudizio non entusiasta di Renzi sull’operato del governo di Enrico Letta. Wow. Senza punto esclamativo.
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Degno di nota piuttosto è che il Fatto quotidiano, in nome della battaglia anti renziana, sia disposto a forme di incredibile revisionismo su uno dei suoi cavalli di battaglia, la “Trattativa stato-mafia” (quella di Ciancimino, del generale Mori, ecc.). Ora il quotidiano diretto da Travaglio lamenta lo spostamento di Sergio De Caprio (alias Ultimo) dai Nuclei operativi ecologici dei carabinieri. Nella sua responsabilità ci sarebbero state pure le intercettazioni Renzi-Adinolfi, ergo lo spostamento assomiglia a una purga, scrive oggi il Fatto. “Colpa del suo spirito indipendente, della sua velocità all’iniziativa individuale”. Lo stesso De Caprio di cui Travaglio scriveva, in tempi di revival stato-mafia: “Oggi, con tutto quello che è emerso sulla trattativa e sui mandanti esterni alle stragi, è naturale collegare la mancata perquisizione del covo agli accordi fra i trattativisti e Provenzano. Che aiutò i carabinieri a rintracciare Riina e a eliminare l’‘ala stragista’ di Cosa nostra, ma certo non lo fece gratis”. E naturalmente “Mori e De Caprio non perquisirono il covo, lasciandolo svuotare dalla mafia e ingannando la procura, ma non c’è prova che l’abbiano fatto per favorire la mafia”. Addio trattativa, all’armi, c’è Renzi!
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