Riforma del Senato, Pietro Grasso vuole far votare anche sull'articolo 2:
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perché ora il governo trema
Libero 31.8.2015
Adesso il governo di Matteo Renzi trema davvero. Tutta colpa del presidente del Senato Pietro Grasso, che dopo mesi di silenziosa indagine costituzionale, codice alla mano, ha intenzione di sancire l'emendabilità dell'articolo 2 della riforma costituzionale. Tradotto, fuor di politichese: si potranno proporre emendamenti anche all'articolo-cardine del "nuovo Senato" disegnato da Renzi e Maria Elena Boschi, quello che prevede la non eleggibilità dei futuri senatori. Un disastro, perché proprio su questo punto il premier ha sempre detto di voler blindare la riforma e di non essere disposto a trattare. E sempre su questo punto, invece, le opposizioni ufficiali e quella interna al Pd potrebbero trovare una convergenza per dare la spallata decisiva all'esecutivo. Renzi, solo domenica nell'intervista al Corriere della Sera, non negava di essere pronto a "forzature" (da leggere, voti di fiducia su materie costituzionali) pur di centrare il suo obiettivo. Si profila, dunque, un braccio di ferro che sarà fatale per qualcuno.
Quella leggerezza grammaticale - Secondo Repubblica, Grasso in via informale ha già comunicato la sua posizione al presidente Sergio Mattarella, prima ancora che a Palazzo Chigi. Ma cosa ha fatto decidere Grasso per il "voto ragionato" sull'articolo 2? Un particolare grammaticale, una leggerezza o una svista nella redazione del testo arrivato al Senato dopo l'approvazione della Camera: mentre il ddl Boschi originale prevedeva l'elezione dei senatori "nei" Consigli regionali, il nuovo testo afferma l'elezione dei senatori "dai" Consigli regionali.
L'incontro con Bersani - Tecnicamente, dunque, non si tratterebbe più di una "doppia lettura conforme" e si obbligherebbe il Senato a rivotare l'articolo, aprendo ad emendamenti che potrebbero spaccare in due la maggioranza. Il pretesto che in molti, tra Nazareno e Forza Italia, aspettavano per il regolamento di conti con Renzi. Non a caso, il premier secondo Repubblica starebbe già per correre ai ripari, organizzando un faccia a faccia risolutore con Pierluigi Bersani, capo della fronda democratica.
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