Quanta panna montata sulla Cisl
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Il vizio estetico di parlare di “compensi” per non parlar di sindacato
di Redazione | 11 Agosto 2015 Foglio
A noi non interessano molto i redditi d'oro dei dirigenti Cisl, immancabilmente paragonati allo stipendio di Barack Obama ed a quello, ormai parametro della pubblica virtù retributiva, del capo dello stato. Né crediamo che la trasparenza promessa dalla segretaria generale Annamaria Furlan passi al solito per la pubblicazione online di beni e guadagni. Se compensi e cumuli sono a norma di legge, se sono state pagate le tasse, non è soddisfacendo il voyerismo mediatico che si affrontano le vere aree grigie del sindacato. Innanzi tutto si parla di organismi pubblici? Non sembra leggendo l'articolo 39 della Costituzione, che definisce "libera" l'organizzazione sindacale, e altrettanto libera l'iscrizione per i lavoratori. Molto gettonata dai sindacalisti è la parte che afferma che i sindacati "possono" stipulare contratti collettivi in base a criteri di rappresentatività. La Cgil vi individua il diritto non solo alla contrattazione, ma alla concertazione; la centralità del contratto nazionale su quello aziendale. Ma il resto?
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Infatti proprio i criteri per misurare la rappresentatività sono sistematicamente disattesi, così come restano inattuate le leggi, anch'esse richiamate dalla Costituzione, per regolare il diritto di sciopero. In Germania, culla del welfare europeo, le agitazioni si proclamano previo referendum sui posti di lavoro, con quorum molto alti per categorie e aziende (in molte delle quali c'è anche la cogestione). Eppure gli scioperi che hanno paralizzato le ferrovie provocati dalla minoranza dei macchinisti hanno indotto il Bundestag ad approvare un giro di vite: da luglio per ogni categoria soltanto la sigla con più iscritti potrà trattare con le aziende o il governo. Da noi basterebbe questo a mettere fine allo stillicidio di scioperi nei servizi pubblici, spesso provocati da furbesche assemblee di micro-associazioni, con la solita coda di chiacchiere e vane promesse. Ma per eludere la questione della rappresentatività i sindacati gonfiano le iscrizioni; e pur non essendo soggetti pubblici godono di esenzioni fiscali, tipo l'Imu, mentre svolgono funzioni di consulenza privata come per le denunce dei redditi. Questa è la sostanza; il resto pura estetica.