Le conseguenze dello sciopero selvaggio
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Ci sono delle regole, mai rispettate. I sindacati impuniti s’interroghino
di Redazione | 24 Luglio 2015 ore 13:55 Foglio
L’ondata di scioperi nei trasporti indetti da sigle sindacali varie, ma accomunate dal totale disinteresse per gli utenti, sta diventando un fenomeno patologico. Bloccare il traffico aereo l’ultimo venerdì prefestivo significa infliggere un danno spropositato a chi ha acquistato un biglietto per andare in vacanza, connesso quasi sempre alla prenotazione alberghiera. Secondo la regolamentazione vigente, gli scioperi nei servizi essenziali dovrebbero essere comunicati con un congruo anticipo e sottoposti a un minimo di vigilanza. Ma di questo i sindacalisti d’assalto non si preoccupano. Perfino quelli che hanno impedito ai visitatori di entrare agli scavi di Pompei con il pretesto di un’assemblea improvvisa. Sanno che troveranno di sicuro qualche pretore, altrettanto d’assalto, che in nome di un’interpretazione faziosa del diritto di sciopero vanificherà le sanzioni eventualmente comminate dall’autorità preposta, nonostante l’ira del ministro Franceschini.
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Esistono norme, strutture di controllo istituzionali, sedi di arbitrato, ma contro la caparbia volontà di produrre il maggior danno possibile non servono a un granché. Sarebbe diverso se qualcuno fosse costretto a pagare davvero, in termini economici e penali, per l’inosservanza delle norme che regolamentano il diritto di sciopero. Invece la sostanziale certezza di impunità favorisce il sindacalismo barricadiero e corporativo, mentre quello confederale, che ce l’ha con il governo per altre ragioni, sta a guardare con un sorriso sardonico. Eppure proprio i sindacalisti seri dovrebbero sapere che saranno i lavoratori, quelli che possono andare a riposarsi solo in agosto, a subire i maggiori danni personali dall’ondata di scioperi prefestivi e che l’indignazione popolare finirà col ridurre ancora il prestigio e quindi la capacità contrattuale delle rappresentanze sindacali.
Il prefetto di Roma ha precettato i macchinisti e gli autisti che avevano indetto un’agitazione per lunedì, mentre Alitalia punta a contenere entro il 15 per cento le cancellazioni dei voli. Si vedrà se queste e altre misure avranno qualche effetto, ma resta comunque il problema di piccole categorie che possono ricattare l’intero paese, non si capisce nemmeno bene con quali obiettivi concreti. In particolare in Italia, dove il panorama sindacale è enormemente frastagliato, soprattutto nei servizi pubblici, sarebbe necessaria una revisione strutturale del sistema della contrattazione e della regolamentazione degli scioperi. Se si continua su questa china rovinosa, si arriverà a un isolamento degli agitatori talmente corale da trasformare l’indignazione in reazione, con possibili effetti illiberali. Se si abusa dei diritti si finisce con il metterli in discussione.
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