Che goduria Matteo-Silvio sulle tasse. Renzi può fare quel che aveva promesso Berlusconi
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passare dalla corda del debito alla filosofia del credito. A tre condizioni
di Giuliano Ferrara | 20 Luglio 2015 ore 13:44 Foglio
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Ora dicono che non è come Berlusconi, è Berlusconi. Per via delle tasse. L’annuncio folgorante eccetera. La casa. Il lavoro e l’impresa. Le pensioni. Lo sfondo elettorale al 2018. E metteteci anche la furbizia, un tanto di candore, di tempismo, il perseguimento di una maggioranza nazionale trasversale. La bella Italia. Tutte le cose che fanno venire il voltastomaco agli esteti e l’acquolina in bocca a cittadini, imprenditori, anziani. Sono titolare dell’equazione Matteo-Silvio, ne godo certo, chiedo i diritti, ma poi cerco di ragionare.
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Primo. Se Renzi ha potuto fare gli ottanta euro, inutili, e l’articolo 18, addirittura nocivo, il risparmio sui conti pubblici europei, quantité négligeable, scuola, roba da intirizzire i sindacati e le profie con centomila assunzioni, un po’ di giustizia, e i pm lo odiano, riforma istituzionale incardinata, legge elettorale fatta e finita, se ha potuto, e ora minaccia il fronte delle tasse, come ha potuto? Che differenza c’è tra Padoan e Tremonti, tra il suo governo della via Paal e gli esecutivi di coalizione del Cav.? Berlusconi ha cominciato a metà dei suoi cinquant’anni. Ha portato sulle spalle il fardello della prima Repubblica dei partiti, il suo personale politico, la sua memoria, la sua storia. Ha rivoluzionato linguaggio, cultura, stato, ma ha sempre presieduto governi di coalizione, divergenze di interessi e di culture, abbondante democristianeria, fascisti loffi, leghisti roboanti e conservatori. Dico sempre, io amico ed estimatore di Gianni Letta: Berlusconi ha cominciato assumendo un Letta, fiore della politica di partito, Renzi ha cominciato licenziando un Letta, la rosa appassita del politicismo. Può dunque fare come il predecessore, e per certi aspetti perfino meglio. Il suo non è un governo di coalizione, è l’esecutivo del presidente del Consiglio.
Secondo. Sono ragazzi. Non hanno fardelli. Pagano giusti tributi al potere, ma non una lira di più del necessario. Non giocano a poker come Alexis Troikas e Yanis Varoufakis, sono di questo secolo, hanno tutti la playstation, ridono delle ideologie, fanno i furbi quando e come vogliono ma la sanno lunga. Blair ha esercitato per tre mandati e ha fatto forse anche meglio della Thatcher perché parlava dalla tribuna compassionevole dell’ideologia contemporanea prevalente, quella della sinistra, eppure non offriva illusioni bensì certezze, la via al lavoro, la via al guadagno, ma che cose volgari, una via felice, tecnologica, innovativa, lastricata di cattive intenzioni.
Terzo e finale. Le tasse sono la base dello stato. Non sono belle come diceva il compianto Padoa Schioppa. Ma sono insostituibili. Il loro livello la dice però lunga sulla prepotenza del pubblico, sulla sfiducia nel cittadino, sullo spirito anticapitalistico, antiproprietario, antimprenditoriale. Non esiste altra politica riformista che quella fondata sulla riduzione della pressione fiscale. Tax and spending, una vecchia illusione filantropica per premi Nobel, per signori demodè in lite con la storia, come avrebbe detto Colletti. Per varie ragioni, Renzi può fare quel che aveva promesso Berlusconi, passare dalla corda del debito alla filosofia del credito.
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COMMENTI
1- efisio loi • 32 minuti fa
Perfetto. C'è chi si aggrappa alle palle per scaramanzia, chi fa le corna iettatorie. Va bene. Ma, di partito dovrà farne un altro. O no? E come fa se quelli rimangono incrostati come patelle allo scoglio?
2- franco bolsi • 3 ore fa
.Prima di giudicare vediamo i fatti. A oggi Renzi ha concluso un accordo, tramite Pesc, per un Iran nucleare: fatto. Lasciato invadere il mio (non solo suo) paese da più di duecentomila musulmani senza prenderne le impronte digitali, costo oltre due miliardi l’anno: Fatto. Ha aumentato le tasse: Fatto. Introdotto il Job act grazie a voti non suoi: Fatto (a proposito manca lo stesso trattamento fra pubblico e privato, decreto Madia?). Incardinato una (poco) seria riforma costituzionale per il senato grazie a voti non suoi: Fatto. Il PIL è ovviamente diminuito: Fatto. Il debito pubblico è aumentato e il rating internazionale è quello di Letta o giù di lì: Fatto. Veniamo all’oggi. Nel 2016 dovrà trovare sedici miliardi per non aumentare l’iva. In tre anni dovrà trovare cinquanta miliardi per abbassare le tasse. Siamo vicini al detestato Salvinismo, o sbaglio? Annunciare va bene se di lì a poco inizia a dire dove tagli per avere denaro. Temo dovremo parlare inutilmente per tre anni di un annuncio senza fatti. Annunciare sono capaci tutti, agire un poco meno, anzi. Fra l’altro non capisco con quali numeri parlamentari possa operare tagli così sostanziosi alla macchina statale se ha preferito Mattarella a FI. La ditta, Vendola e Landini non staranno alla finestra. Sarebbe già qualcosina se l’aquilotto alias Royal baby, alias Pinocchio c’informerà in un paio di settimane dove taglierà sprechi e macchina statale e con tempistica precisa. Temo sia solo un modo per galleggiare fino al 2018. Vedremo e felicissimo di applaudirlo. A fatti compiuti s’intende. Le parole stanno a zero. Cordialità da un Ilota. Ps Ferrara facciamo così: se Renzi riesce a quagliare il tutto, a ogni post verso un suo scritto terminerò con un “bacio le mani vosscenza”. In caso contrario lei scriverà alla fine di ogni articolo: Amo i gufi. L’abbraccio.
3- Moreno Lupi franco bolsi • 2 ore fa
Caro Franco, lo sai che, specie col caldo, altro regalo dell'Africa, credere nella possibilità della redenzione, fa bene alla salute? Non hai idea quanto ti capisca, ma in assenza di un'alternativa che ci possa piacere completamente, ora non c'è, lo sai bene, cinicamente, pragmaticamente, dobbiamo puntare sulla redenzione. Almeno, io che disincantato sono assai, ci conto. Del tipo, "non importa il colore del gatto, basta che mangi i topi". Ti abbraccio.
4- Moreno Lupi • 3 ore fa
"Il suo non è un governo di coalizione, è l’esecutivo del presidente del Consiglio". Bene, ottimo! Però il principio di realtà mi dice che non lo è ancora completamente, non è ancora al riparo dai poteri d'interdizione, copiosi, subdoli, trasversali, del parlamentarismo straccione, trasformista e, molto, molto pseudo democratico che, obstinate Ipsa voluit. Per uscire da quei tentacoli paralizzanti, per metterli fuori gioco, Silvio deve fare, con misurata dialettica, con sense of humuor, con lieve, signorile ironia, la sua parte. Silvio la farà, ma i suoi? Saranno capaci di scrollarsi di dosso tutte gli insulti strumentali, vetero marcati, tutte le pressioni mediatiche, tutte la accuse di golpe e, soprattutto, saranno capaci di evitare la tentazione di regolare vecchi conti e pendenze personali? Dicesi che Brunetta sia persona competente e intelligente, beh, lo dimostri uscendo dai suoi toni. Ma se fosse tutto un gioco delle parti? Ci può stare tutto, sed est modus in rebus. Sarà banale, ma tutto dipende "dal come lo fai".