I tweet neonazi di Grillo e i missili di Putin. Il pagellone fogliante alla settimana politica
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Mentre Renzi cerca di riorganizzarsi dopo il voto alle amministrative, Passera si dice soddisfatto per il risultato elettorale (quale?) di Italia Unica. E nella sfida al sapor di crema di nocciola, Agnese batte Ségolène
di Francesco Cundari | 20 Giugno 2015 ore 06:34 Foglio
La settimana non è cominciata bene per il Partito democratico, uscito sconfitto dall'ultima tornata amministrativa, a cominciare da Venezia. Qui il candidato dei democratici era Felice Casson, senatore civatiano tra i più intransigenti della cosiddetta sinistra interna, sempre animato, nello scontro dentro la maggioranza e dentro il suo stesso partito, dall'ardore del missionario in terra straniera. Ma si sa che quando in prima linea c'è il nostro nome, tendiamo tutti a diventare più flessibili, e il candidato sindaco, con minore spirito missionario ma non minore prontezza, si è unito al coro leghista, dichiarando che in tema di migranti non si potevano "accettare imposizioni né dalla regione né dal ministero dell'Interno". Voto: 2
Commentando i risultati elettorali, il presidente del Consiglio ha fatto, nelle prime righe dello stesso colloquio con la Stampa, due affermazioni significative. La prima: "Devo tornare a fare il Renzi 1. Infischiarmene dei D'Attorre e dei Fassina e riprendere in mano il partito". La seconda: "Le primarie sono in crisi. Dipendesse da me, la loro stagione sarebbe finita". Alieni da ogni sterile polemica retrospettiva, tralasceremo il fatto che anche il Renzi 1 non ci sembrava questo acerrimo nemico delle primarie. Guardando avanti, però, al duplice Renzi verrebbe da domandare: che significa "dipendesse da me"? E da chi dovrebbe dipendere, se non dal segretario del Pd deciso a "riprendere in mano il partito", se non dal leader abituato a non mollare mai, a non indietreggiare di un centimetro, a fare tutto quello che non era mai stato fatto prima e a dividere le acque con una sua parola? Dipenderà mica da D'Attorre e Fassina? Voto: 3
Il sindaco di Roma Ignazio Marino ha dichiarato in conferenza stampa di essere intenzionato a restare fino al 2023, rispondendo così agli attacchi dell'opposizione, ma indirettamente anche al presidente del Consiglio, che lo ha invitato a fare pulizia non solo nell'amministrazione, ma pure nelle strade. Si vede che i sindaci incoronati dalle primarie non vanno più di moda. Meglio così, cominciavamo a paventare il giorno in cui un sindaco di Roma avrebbe preso non solo a spostarsi in bicicletta, ma a portarsi dietro pure la ramazza, per spazzare le strade che una volta governava. Voto: 4
fatto clamore il tweet di Beppe Grillo che chiedeva elezioni a Roma "prima che la città venga sommersa dai topi, dalla spazzatura e dai clandestini". L'accostamento tipicamente nazista deve avere imbarazzato persino l'ex comico genovese, che probabilmente non ha maggiore influenza sui suoi messaggi on line di quanta ne abbiano gli attivisti cinquestelle sull'esito delle pseudo-votazioni sul suo blog, fatto sta che il tweet è stato sostituito da una sua penosa rimasticatura in cui si inveiva contro topi, spazzatura e misteriosi "campi di clandestini". Ci sarebbe quasi da ridere, se non ci fosse da piangere e soprattutto da spaventarsi, davanti a tutti gli irresponsabili che alimentano nel nostro paese un vento selvaggio e cattivo. Lo abbiamo già detto e lo ripetiamo: auguriamoci che il futuro non ci riservi di affrontare le tragedie del passato con i comici del presente. Voto: 1 - -
Il consigliere comunale di Madrid Guillermo Zapata, eletto con Podemos e indicato come assessore alla Cultura, ha dovuto rinunciare all'incarico per alcuni suoi tweet antisemiti che hanno destato scandalo. Ricorda qualcosa? Saranno coincidenze, ma se questi sono i nuovi cavalieri accorsi in difesa del popolo e della democrazia europea, specchio, spada e scudo dei cittadini oppressi dal potere, è difficile non fare il tifo per gli oppressori. Voto: buttato
Una nota di Italia Unica, il partito di Corrado Passera, ex amministratore delegato di una delle principali banche del paese, autorevole esponente di quell'aristocrazia finanziaria abituata a governare il mondo, comunica che il voto amministrativo "si chiude con molte soddisfazioni, nonostante il nostro partito non abbia presentato direttamente il proprio simbolo". Gli auguriamo di tutto cuore mille di questi successi. Voto: immaginario
Il ministro francese dell'Ecologia Ségolène Royal, per qualche ragione che non sappiamo spiegare, ha invitato i suoi compatrioti a non mangiare la Nutella per presunte ragioni ambientali. Il giorno dopo Agnese Renzi ha visitato con la figlia lo stand della Ferrero all'Expo, facendosi immortalare con il barattolo incriminato. Poco dopo Ségolène si è scusata su twitter, senza aggiungere spiegazioni. Voto: 8 (alla nostra première dame) e 2 (a Ségolène)
Vladimir Putin ha annunciato che Mosca aggiungerà 40 nuovi missili balistici al suo arsenale nucleare. "In grado di superare anche il sistema di difesa antimissilistica più sofisticato", ha sottolineato il presidente russo, evidentemente ansioso di fare ritorno ai tempi in cui il suo paese poteva percepire la paura negli occhi dell'avversario. Voto: 3 (a Putin), 2 (ai putiniani nostrani che pensano solo al costo delle sanzioni, nella migliore delle ipotesi) e 1 (agli antiputiniani americani ed europei, che non ci hanno pensato prima)
Sul palco della manifestazione-trasmissione di Michele Santoro, tra un comizio di Marco Travaglio e una vignetta di Vauro, Sabrina Ferilli ha detto che non è vero che i politici sono tutti uguali, che non è vero che fanno tutti schifo, che "non bisogna abboccare a questo tranello". Convinti che la moralità della politica consista innanzi tutto nel coraggio di dire alla folla anche quello che non vuole sentirsi dire, ci sarebbe bastato questo per votarla in qualsiasi elezione, ma è stato quando ha parlato orgogliosamente del padre "funzionario del Partito comunista" che noi, in preda a una crisi mistica già alla parola "funzionario", abbiamo sentito suonare le campane di Gerusalemme. Voto: 9
Dopo avere assicurato in ogni modo che il suo problema con la Severino non avrebbe cambiato niente, il neopresidente della Campania, Vincenzo De Luca, non si è nemmeno presentato alla proclamazione. Risultato: il presidente uscente, Stefano Caldoro, è effettivamente e fisicamente uscito dal palazzo della Regione, ma nessuno è entrato al suo posto. Del resto, come diceva il poeta: una volta che te ne sei andato, non c'è mai una parola onesta. Voto: inutile.
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