La guerra tra Renzi e Lady fisco

Nomine e deleghe dietro allo scontro. In ballo il controllo di Equitalia

di Alessandra Sardoni | 13 Giugno 2015 ore 06:12

Roma. Era stata una delle nomine renziane di maggior vanto, esibita sul palco dell’ultima Leopolda insieme con il presidente dell’Anticorruzione Raffaele Cantone. Quota rosa con il giusto pedigree geografico e tecnico-politico: nata a Empoli e numero due dell’accertamento fiscale nell’èra del vampirismo di Vincenzo Visco, ma con l’aura contemporanea della rupture. Eppure a distanza di pochi mesi dall’insediamento, Rossella Orlandi presidente dell’Agenzia delle entrate, prima donna in quel ruolo, viene data in rotta di collisione con il presidente del Consiglio nonostante una buona performance nel campo, non da poco, del recupero dell’evasione. “Qualcosa si è spezzato, Renzi è arrabbiato con la Orlandi”, osservano fonti del ministero dell’Economia con un misto di preoccupazione e speranza. “Ha capito che è in continuità con la vecchia gestione, con Nens la fondazione di Visco e Fassina… Con la Orlandi ci parla il giglio magico… ma la politica fiscale è troppo importante non può continuare così”, aggiungono. Perché, manco a dirlo, intorno ai malumori e alle delusioni più o meno fondate, ci sono partite di nomine e deleghe, incrociate alle sempreverdi ipotesi di rimpasto. In una recentissima intervista a Panorama il sottosegretario all’Economia Enrico Zanetti, Scelta civica, fa capire molto bene quale sia la posta in gioco: sottrarre il controllo di Equitalia all’Agenzia delle entrate per riportarlo a via XX Settembre, evitando che “il cittadino si trovi davanti ad un gigantesco moloch da cui è difficile difendersi”. Renzi è favorevole a questa operazione, Rossella Orlandi e la struttura dell’Agenzia per niente disponibili a cedere.

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Le deleghe sarebbero accorpate alla posizione attualmente occupata dal viceministro Luigi Casero, Ncd, ma Zanetti, si evince dall’intervista, punta a quella stessa poltrona. Se Casero (con Alfano) dovesse resistere, allora Ncd dovrebbe rinunciare al ministero Affari regionali ancora ad interim nelle mani del premier. Ma ci sono anche altri due motivi di attrito fra il premier e Lady fisco: uno riguarda ancora Equitalia dove è in corso un braccio di ferro tra due cordate per le nomine di vertice: la prima quella dei cosiddetti Visco boys cui è iscritta anche Rossella Orlandi punta su Vincenzo Busa. La seconda vede Alfano e Zanetti ed esponenti sparsi del Pd uniti a sostegno dell’attuale numero uno, Benedetto Mineo, omonimia poco rassicurante per il premier. La guerra è sanguinosa tanto che da un paio di mesi Renzi rinvia la decisione che tuttavia è ormai data per imminente: dovrebbe arrivare lunedì e tutto fa pensare che Renzi sceglierà un terzo nome. C’è infine una questione di fondo, di appartenenze e scelte di campo: la sorte dei 1.200 dirigenti dell’Agenzia delle entrate dichiarati illegittimi da una sentenza della Corte costituzionale perché assunti senza concorso. Riportati d’un tratto al livello di funzionari, hanno subìto un conseguente taglio dello stipendio e aperto una controversia di complicata gestione per il governo che ancora non trova una soluzione e oscilla tra le ipotesi di compensazione economica (parziale) e le tentazioni di una riduzione significativa dei numeri, non piccoli, dei dirigenti. “Siamo arrivati al quinto Consiglio dei ministri senza portare a casa nulla”, lamentano al ministero dell’Economia. Un altro motivo di scontro fra il premier e la presidente dell’Agenzia è – questa l’accusa – di avere una posizione troppo difensiva dei suoi dirigenti. “Se ce la fa, si va ignudi ai Calzaiuoli (centralissima via di Firenze ndr)”, aveva detto Renzi della Orlandi riferendosi all’obiettivo di recuperare svariati miliardi dalla lotta all’evasione. Iperbole fiorentina estensibile alla battaglia assai significativa delle dinamiche del pubblico impiego.

Categoria Italia

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