Lettere al Direttore Il Foglio 11.6.2015
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Champagne se perde Casson. Contro il pensiero unico genderista
1-Al direttore - C’è un volumetto appena uscito in libreria per i tipi della Guerini&Associati (“E se fossi tu l’imputato?”)
che ben si potrebbe definire una esemplificazione della testimonianza di Piero Tony, con esposizione fin troppo minuziosa, tecnica e dettagliata di come si costruisce un “mostro” attraverso un lavorìo perfettamente rispettoso di tutte le regole del circo mediatico-giudiziario ma anche totalmente avulso dai dati, prove, riscontri fattuali. Il caso del magistrato (anch’egli appartenente a Md) Mario Conte è interessante. Dimostra che quando l’accusa si trasforma in epopea narrata dalla grancassa mediatico-scandalistica, solo un pm può avere gli strumenti per difendersi da altri pm. Oggi, dopo vent’anni di processi e il manifestarsi di un cancro come quello che uccise Tortora, Mario Conte è un magistrato a cui è stato restituito l’onore umano e professionale, completamente prosciolto dall’accusa di essere stato il regista di una organizzazione criminale strutturata in cellula deviata dei Ros che avrebbe trafficato e spacciato per “brillanti operazioni di polizia” il puro e semplice traffico e spaccio di stupefacenti in tutta Italia. Ma in tutta Italia però – ci conferma l’esperienza di questo magistrato democratico – un pm che rispetti le leggi dello scandalismo mediatico può violare le leggi, farla franca e uccidere per via giudiziaria anche un collega, se necessario. Come? Cito ad esempio un episodio riferito nel libro. “Dagli atti risulta che il Goa (Gruppo operativo antidroga della Guardia di Finanza ndr) aveva inviato il 19 maggio 2004 al pm di Milano, in risposta alla sua richiesta di acquisizione dei nastri delle registrazioni, una nota18 nella quale c’era scritto qualcosa di ben diverso da quanto dichiarato dalla pubblica accusa: “E’ d’obbligo precisare – si legge – che l’operazione di registrazione venne effettuata per soli scopi operativi. Non essendoci alcuna autorizzazione formale dell’A.G. … Come già specificato, la registrazione non era stata oggetto di alcuna autorizzazione del pm [di Roma], il quale, verbalmente, al momento del coordinamento con gli operanti circa le attività da esperire, aveva con gli stessi convenuto di effettuare tale registrazione”. Non vi era alcun provvedimento di autorizzazione per quelle intercettazioni. Era stata eseguita un’intercettazione abusiva! Fa, poi, quasi sorridere, se come al solito non si giocasse con il destino delle persone, il fatto che la Guardia di Finanza parli di intercettazioni “per soli scopi operativi”, categoria che sicuramente mi manca non trovando un riscontro normativo. Il pm di Milano, in conclusione, apprende di un’intercettazione abusiva, ma non prende nessuna iniziativa a riguardo”. Il problema definitivo è che nessun cittadino italiano può mettersi al posto di Conte. Pm indagato, triturato e assolto dopo vent’anni. Perché nessun cittadino italiano può permettersi collegi di difesa come quelli di Andreotti o di Berlusconi. Oppure, in alternativa, difendersi come si è difeso il pm Conte, sapendo letteralmente dove “mettere le mani” (munito per altro di un programmino informatico capace di vivisezionare e individuare gli elementi cruciali nella montagna di atti processuali, nel caso: 100 mila file). Perciò, per rispondere all’interrogativo del libro, se fossi stato tu l’imputato Mario, ma Laqualunque e non un Conte pm, avresti potuto semplicemente rassegnarti. Cominciare a scrivere le tue memorie dal carcere e imparare a morire di cancro.
Luigi Amicone
Grazie della lettera. Sul tema garantismo e sulla lotta dura e pura e senza paura alla repubblica delle manette le confesso però che la partita più appassionante in questi giorni si gioca fuori da Roma. Si gioca a Venezia, secondo me. Dove vincerà l’ex magistrato Felice Casson, tanti auguri sinceri, ma se per una qualsiasi ragione dovesse vincere il suo rivale, Luigi Brugnaro, siamo pronti a farci un bel selfie con una buona bottiglia di champagne. Cin cin.
2-Al direttore - Nell’articolo pubblicato sulla vostra testata, dal titolo “Letterina da Strasburgo sulle gay family, è la democrazia” e firmato da Maurizio Crippa, relativo all’approvazione a Strasburgo della Relazione Noichl sulla parità tra uomo e donna, si legge quanto segue: “Del resto 341 sì, 281 no e 81 che si astengono come una minoranza del Pd non è un voto bulgaro”. Questo sembra suggerire che una minoranza della delegazione Pd al Parlamento europeo si sia astenuta su tale relazione, per esprimere il proprio disaccordo con i contenuti del testo. Non è così. In due abbiamo espresso voto contrario. Saremmo lieti se ne tenesse conto. Grazie
Luigi Morgano, Damiano Zoffoli, europarlamentari del Pd
Grazie della precisazione. E complimenti per la motivazione del vostro voto contrario. La riportiamo qui di seguito, le parole sono dell’onorevole Morgano: “Con l’approvazione della relazione sulla strategia Ue per l’uguaglianza tra donne e uomini dopo il 2015, l’Assemblea di Strasburgo ha dato l’ennesimo via libera all’ideologia gender che giorno dopo giorno, voto dopo voto, sta impostando nuovi parametri etici e morali in Europa. Se la relazione esprime una giusta preoccupazione nel ricordare quanta strada ancora rimanga da percorrere per arrivare a una vera parità tra uomo e donna nell’ambito dell’istruzione, dell’accesso al mercato del lavoro, dell’equa retribuzione, e sottolinea gli effetti devastanti della violenza sulle donne quale forma più diffusa di violazione dei diritti umani all’interno dell’Ue; al contempo arriva ad affermare l’equiparazione tra servizi di pianificazione familiare e aborto, spingendosi fino a elevare l’interruzione volontaria di gravidanza al rango di ‘diritto umano fondamentale’… Una cosa è contrastare ogni forma di discriminazione e aprire un’adeguata riflessione, nelle sedi competenti, sui diritti individuali degli adulti. Altra cosa è imporre modelli di società, principi e valori che non tengano pienamente conto dell’interesse superiore dei bambini”. Ben detto, grazie.