Cercasi domani per centristi esodati

Popolari e altri nomadi in Senato. Renzi ballerà, ma loro dove vanno?

di Alessandro Giuli | 03 Giugno 2015 ore 19:17

Tre gatti, in fila per sei col resto di due. Sarebbe la variante d’una filastrocca per bambini, eppure la contrabbandano come la notiza del giorno. E che notizia: tre senatori dei Popolari per l’Italia, guidati da Mario Mauro e uno dei quali sottosegretario perfino, escono dalla maggioranza. Un quarto della compagnia popolare, dicono, sarebbe in transito verso l’altro gattile apparecchiato mercoledì in Senato, quello di Raffaele Fitto e dei suoi Conservatori-riformisti italiani in uscita da Forza Italia. Drôle de voyage.

Che il governo di Matteo Renzi abbia a soffrirne in modo letale è tutto da vedere, posto che qualche difficoltà contabile a Palazzo Madama non lo soccorra addirittura, come un robusto pretesto per minacciare l’ordalia del voto anticipato con maggiore assertività. E ottenere ulteriori e ancora incogniti sostegni parlamentari. Un po’ di montagne russe nelle commissioni e lungo la via delle riforme costituzionali, quelle sì, sono da mettere in conto, ma certe acrobazie spericolate erano già nelle premesse del gioco fin dall’inizio della legislatura. Dopodiché, tutto è possibile, anche che Silvio Berlusconi raccatti di qua (i popolari) mentre perde di là (Fitto), e che l’abusata metafora del Vietnam diventi un paesaggio reale. Ma con quale prospettiva? E a vantaggio di chi?

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Le due Camere, come ha qui ricordato con una certa malizia il senatore democratico Tonini, sono occupate da bivacchi di candidati alla disoccupazione, non è loro interesse anticipare la propria flessibilità in uscita. In questa grande platea, poi, i centristi nomadici non dispongono di un domicilio unico ma sono più o meno tutti rubricabili sotto l’etichetta degli esodati: ancora inabili alla pensione, irrilevanti nel grande gioco di Palazzo, in frettolosa cerca di un domani. Come biasimarli. E come redimerli. In questo clangore di formiche si distingue la famiglia neo-centro-destrista di Angelino Alfano, scorticata dall’indifferenza degli elettori e ormai prossima al divorzio breve fra massimalisti ministeriali e nostalgici del berlusconismo. In ogni caso, il fruscio di fondo è quello degli scatoloni che si riempiono delle scartoffie e delle illusioni cullate da chi, oggi, sta per smobilitare un vecchio ufficio di collocamento chiamato centro.

Categoria Italia

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