In esclusiva, la lettera nel cassetto della Bce per commentare il risultato delle regionali italiane
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Caro primo ministro, il Consiglio direttivo della Banca centrale europea le scrive questa lettera a mercati chiusi e a urne aperte sapendo che a prescindere da quale sarà
di Claudio Cerasa | 31 Maggio 2015 ore 12:00
Francoforte, 31 maggio 2015.
Caro primo ministro, il Consiglio direttivo della Banca centrale europea le scrive questa lettera a mercati chiusi e a urne aperte sapendo che a prescindere da quale sarà, per Ella, il risultato delle elezioni regionali il suo governo oggi ha il compito, invero molto delicato, di portare a compimento l’unico programma economico credibile e possibile con cui il Suo governo può avere la possibilità di sfruttare questa fase unica per il Suo paese, oserei dire a bassa voce, il Nostro paese.
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Quel programma, come ci siamo detti più volte caro presidente, potrà essere condito da alcune, riconosco, riconosciamo, simpatiche trovate creative, come gli ottanta euro, per dire, ma alla fine, come Lei sa, e come ci siamo detti più volte, il perimetro dal quale Lei non potrà uscire per potersi considerare al sicuro ed evitare che da un giorno all’altro vi possa essere un qualche e improvviso gioco speculativo per l’Italia è uno e soltanto uno ed è quello che, come Ella ricorderà, fu oggetto di una lettera che il nostro Consiglio direttivo inviò al governo presieduto nel 2011 dall’onorevole Silvio Berlusconi. In quell’occasione il Consiglio direttivo ritenne che l’Italia dovesse con urgenza rafforzare la reputazione della sua firma sovrana e il suo impegno alla sostenibilità di bilancio e alle riforme strutturali e consigliammo alcune misure a nostro modo di vedere essenziali per permettere al suo paese di essere nuovamente competitivo.
Orbene. Sono passati quattro anni, qualcosa è stato fatto ma molto deve essere ancora portato a termine. E come Lei sa, presidente, fino a che il paese che in questo momento Lei presiede non porterà a compimento queste riforme da noi, come dire, altamente consigliate non potrà mai considerare il suo paese come un paziente guarito, ma sarà, come Lei sa, come ci siamo detti, eternamente convalescente. Il punto primo della nostra lettera lo confermiamo in toto. Vediamo l’esigenza di misure significative per accrescere il potenziale di crescita. Alcune decisioni recenti prese dal governo si muovono in questa direzione; altre misure sono in discussione. Tuttavia, occorre fare di più ed è cruciale muovere in questa direzione con decisione.
Le sfide principali sono l’aumento della concorrenza, particolarmente nei servizi, il miglioramento della qualità dei servizi pubblici e il ridisegno di sistemi regolatori e fiscali che siano più adatti a sostenere la competitività delle imprese e l’efficienza del mercato del lavoro. In particolare, e su questo tema notiamo che dopo quattro anni poco è stato fatto, è necessaria una complessiva, radicale e credibile strategia di riforme, inclusa la piena liberalizzazione dei servizi pubblici locali e dei servizi professionali. Questo dovrebbe applicarsi in particolare alla fornitura di servizi locali attraverso privatizzazioni su larga scala. In secondo luogo, e anche su questo punto non possiamo considerarci soddisfatti, c’è l’esigenza di riformare ulteriormente il sistema di contrattazione salariale collettiva, permettendo accordi al livello d’impresa in modo da ritagliare i salari e le condizioni di lavoro alle esigenze specifiche delle aziende e rendendo questi accordi più rilevanti rispetto ad altri livelli di negoziazione. Nel 2011, invero, consigliavamo di adottare una accurata revisione delle norme che regolano l’assunzione e il licenziamento dei dipendenti, stabilendo un sistema di assicurazione dalla disoccupazione e un insieme di politiche attive per il mercato del lavoro che siano in grado di facilitare la riallocazione delle risorse verso le aziende e verso i settori più competitivi, e le riconosco che su questo punto il governo ha agito con efficacia. Bene. Ma andiamo avanti.
Il secondo punto della nostra lettera del 2011 riguardava le misure immediate e decise per assicurare la sostenibilità delle finanze pubbliche e rispetto alla data della nostra lettera è stato fatto molto. Si è intervenuti, bene, sul sistema pensionistico, rendendo più rigorosi i criteri di idoneità per le pensioni di anzianità e riportando l’età del ritiro delle donne nel settore privato rapidamente in linea con quella stabilita per il settore pubblico, mentre non si è ancora intervenuti (ahi, ahi) con una riduzione significativa dei costi del pubblico impiego. Inoltre, e anche qui ancora niente, continuiamo a sostenere che andrebbero messi sotto stretto controllo l’assunzione di indebitamento, anche commerciale, e le spese delle autorità regionali e locali, in linea con i principi della riforma in corso delle relazioni fiscali fra i vari livelli di governo.
Infine, gentile presidente, certi del fatto che Ella comprenderà che sarebbe davvero un peccato, per non dire pericoloso, non sfruttare il patrimonio che le è stato concesso dal contesto economico internazionale e, forse, lo vedremo, anche da quello elettorale, non possiamo che chiedere al governo, per stare tranquilli, sa cosa intendiamo, di prendere immediatamente misure per garantire una revisione dell’amministrazione pubblica allo scopo di migliorare l’efficienza amministrativa e la capacità di assecondare le esigenze delle imprese, come d’altronde ha ricordato recentemente anche il presidente della Banca d’Italia. Negli organismi pubblici, come da tempo ripetiamo, dovrebbe diventare sistematico l’uso di indicatori di performance (soprattutto nei sistemi sanitario, giudiziario e dell’istruzione). L’esigenza di un deciso impegno ad abolire o a fondere alcuni strati amministrativi intermedi, come le Province, abbiamo visto che è stata accolta. E seppure il processo è a metà del guado, ci rallegriamo della vostra diligenza. Ma come Lei sa questo non basta. Andrebbero rafforzate le azioni mirate a sfruttare le economie di scala nei servizi pubblici locali. E, elemento che ci permettiamo di introdurre rispetto alla lettera di qualche anno fa, le consigliamo vivamente di non pensare che gli interventi futuri del suo governo debbano essere finanziati con nuove tasse o con qualche gentile contributo dell’Europa. La crescita della spesa pubblica in Italia continua a essere tumultuosa e seppure sia una strada giusta quella di foraggiare l’economia del paese con nuovi investimenti pubblici è necessario rendersi conto che la spesa corrente continua ad aumentare perché non si sono volute affrontare ancora alcune grandi fragilità strutturali di cui oggi sentiamo tutto il peso.
Confidiamo, per il bene del Nostro paese, che il Governo assumerà le azioni appropriate.
Con la migliore considerazione,
Mario Draghi
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