Le fughe di notizie e il treno dei desideri di Celentano. La pagella fogliante alla settimana politica
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Molti i bocciati: dala Cassazione che si esprime con il condizionale delle veline alla Bindi che ha messo alla gogna gli "incandidabili". Poi, la vittoria di Podemos e il rischio Grexit. Infine, il "molleggiato" che endorsa Salvini
di Francesco Cundari | 30 Maggio 2015 ore 06:42
È stata la settimana delle fughe di notizie. Una fuga di notizie dalla Cassazione ha messo in mora il candidato del Pd alla guida della Campania, facendo trapelare, abbiamo ascoltato con le nostre incredule orecchie al telegiornale della sera, quale sarebbe stato "l'orientamento" della corte (in breve: a decidere dell'applicazione della legge Severino non sarà più il Tar, bensì il giudice ordinario). Ma se persino la suprema corte non parla più con l'indicativo del diritto, che si esprime nelle sentenze, ma con il condizionale delle veline, che si esprime nei retroscena, è davvero difficile conservare qualche speranza per la giustizia. Voto: 3
Una fuga di notizie dalla commissione Antimafia, presieduta da Rosy Bindi, ha messo alla gogna una serie di candidati, bollati come "impresentabili". In questo caso va detto però che la fuga di notizie è quasi il problema minore. Il problema maggiore è l'idea stessa di una commissione parlamentare che a pochi giorni dal voto si arroghi il diritto di esprimere sui candidati un giudizio morale, senza alcuna base né alcun effetto giuridico, mettendosi sulla scia di una campagna giornalistica all'insegna della scivolosissima categoria di "impresentabilità". E se nemmeno la commissione Antimafia adopera più la lingua del diritto e della politica, che parla di responsabilità accertate e atti compiuti, ma quella dei retroscena e delle campagne di stampa, parlando di presentabilità e impresentabilità, è davvero difficile conservare qualche speranza per la politica italiana. Voto: 2
A conferma di quanto il concetto di impresentabile sia equivoco e scivoloso, nessuno ha mosso la minima obiezione alla scelta del presidente del Consiglio di apparire in pubblico, in piena campagna elettorale, accanto a Sergio Marchionne. Voto: 1
Sull'andamento dello sfibrante balletto attorno alla Grecia, la sintesi migliore ci pare quella offerta da Romano Prodi in un'intervista al Corriere Della sera: "I greci hanno mostrato una sbruffoneria che ha mal disposto i negoziatori. (...) Schäuble non lo puoi prendere in giro. Purtroppo lui può prendere in giro te, perché è forte. Ma sentire i soliti pregiudizi sulla pigrizia mediterranea è un altro segno di disgregazione". Voto: 8
ARTICOLI CORRELATI Bacino pudico a De Luca, ‘nu ddio “L’antimafia ha un progetto politico” A proposito del referendum che in Irlanda ha reso possibili le nozze gay, il cardinale Parolin ha parlato di "sconfitta dell'umanità", dimostrandone molto poca. Voto: 3
Dopo il successo di Podemos alle amministrative spagnole, in Italia l'attenzione si è naturalmente spostata verso la nascente formazione di Pippo Civati, che al movimento di Pablo Iglesias sembra ispirarsi sin dal nome: Possibile. Nessuno ha però ricordato che il nome Podemos era a sua volta ripreso dal celebre "we can" obamiano. Insomma, per dirla con Bersani (Samuele, non Pier Luigi), anche nel nome, solo la copia di mille riassunti. Voto: 4
Tra tanti improvvisati podemos-ologi, podemos-iani e podemos-isti, noi preferiamo affidarci all'analisi di quello che consideriamo uno dei maggiori scrittori viventi, Javier Cercas, che così ne parla a Repubblica: "Non mi fido di chi dice di non essere né di sinistra né di destra. Di chi un giorno si dichiara chavista e un altro socialdemocratico. Di chi vuole sostituire alla 'casta' la 'gente perbene'. Mi sembra puro populismo, un partito portatore di un messaggio confuso". Voto: 10
Il terremoto che ha colpito la Fifa, con l'arresto di sette dirigenti, tra i quali ben due vicepresidenti, è probabilmente solo all'inizio. Ma il fatto che nel più grande scandalo che abbia mai coinvolto il mondo del pallone non compaia tra gli indagati nemmeno un italiano dimostra, una volta di più, la definitiva marginalizzazione del nostro calcio. Senza voto
La polemica sul "sindacato unico" auspicato da Matteo Renzi si è dimostrata, giorno dopo giorno, sempre più deprimente. Per il merito, che si risolve nell'aver detto il capo del governo "unico" anziché "unitario". E per il metodo, che spinge la Cgil, per difendere valori e storia del sindacato e della sinistra, a rimuovere decenni di battaglie per l'unità sindacale. Voto: 4 -
Commentando la notizia dell'auto che a Roma ha travolto 9 persone, uccidendone una (la polemica è nata anche dal fatto che l'auto era guidata da rom), Adriano Celentano se l'è presa con Renzi e Grillo, colpevoli di preoccuparsi dei voti e non del problema principale, che è "la certezza della pena" (evidentemente, secondo lui, se ci fosse la certezza della pena le persone guiderebbero con più attenzione). E poi - s'indigna Celentano - parlano di crescita, non capendo che l'aumento dei consumi è "legato a un disegno artistico che può scaturire solo attraverso il sorriso dei cittadini. Ma se i cittadini hanno paura e si sentono abbandonati, non sorridono. E se non sorridono, non consumano". E quindi? "Quindi? ...Sto cominciando a pensare a Salvini", conclude il molleggiato. Non siamo certi di avere colto appieno la logica aristotelica di quest'ultimo sillogismo. In compenso, finalmente, abbiamo capito cosa intendeva quando diceva che il treno dei desideri nei suoi pensieri all'incontrario va. Voto: 2
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