Lo stato ha tagliato la spesa locale, ma ha aumentato quella centrale
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La durezza dell'attacco di Renzi, tra l'altro contro quattro governatori eletti dal Pd: Zingaretti, Burlando, D'Alfonso e Chiamparino!, è pari all'ira fredda della replica del presidente della regione Lazio.
di Sergio Luciano Italia Oggi, 22.5.2015
«Spiego con piacere al presidente del consiglio il motivo per cui nel Lazio »: cominciava così, col garbo perfido del maestro che ripete una lezione semplice a uno scolaro riottoso, la nota di Nicola Zingaretti, governatore del Lazio, diramata due giorni fa per rispondere in pubblico alla frecciate di Matteo Renzi contro le regioni ree di aver aumentato troppo le tasse locali. Quelle cioè, appunto il Lazio ma anche la Liguria, l'Abruzzo e il Piemonte, che «hanno portato l'addizionale al livello massimo», come aveva accusato il premier a Porta a Porta, quasi sfidandole: «Lo spieghino perché aumentano le addizionali».
La durezza dell'attacco di Renzi, tra l'altro contro quattro governatori eletti dal Pd: Zingaretti, Burlando, D'Alfonso e Chiamparino!, è pari all'ira fredda della replica del presidente della regione Lazio.
Difficile stabilire da quale parte stia il torto e da quale la ragione. Nel caso del Lazio, non è in dubbio l'ottimo lavoro fatto da Zingaretti che aveva ereditato una regione sull'orlo del default. Eppure, in generale, il federalismo imperfetto preteso dalla Lega negli anni passati (e mal concesso da Pdl e Pd) ha generato un mostro, cioè un sistema di finanza pubblica nel quale chi spende non è mai totalmente responsabile delle tasse che preleva dai «suoi» cittadini, e chi tassa non ha la possibilità di spendere come vuole in casa sua le «sue» entrate tributarie. Ci sono intrecci talmente confusi tra prelievi fiscali nazionali e locali e spesa pubblica nazionale e locale, che ci si orienterebbe solo un veggente.
In due anni, il governo ha tagliato al Lazio circa 725 milioni di euro di trasferimenti. Ovvio che l'addizionale regionale sia cresciuta. Del resto, quali tagli gli ultimi quattro governi sono stati capaci di apportare alla spesa pubblica centrale? Ben pochi, se è vero che dal 2007 a oggi, (cioè negli anni della crisi), come ha appena denunciato la Confartigianato sulla base di una riclassificazione dei bilanci statali, la spesa pubblica corrente primaria (senza includere dunque gli interessi sui titoli di stato) è salita di 107,2 miliardi di euro, con un incremento globale del 18,1%.
Nel 2014, se non fosse intervenuta la sentenza della Consulta sulle pensioni, la legge di stabilità approvata da Renzi avrebbe comportato finalmente un calo dello 0,6% circa. Non accadrà più, ma comunque sarebbe stata una goccia nel mare. E se su un tema così determinante per il futuro dell'Italia «volano gli stracci» perfino tra il premier e quattro dei suoi «uomini migliori» sul territorio è segno che veramente il ritorno alla sana gestione del bilancio dello stato è in altissimo mare.
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