ANDREA'S VERSION 06 Maggio 2015

Umilia, quel poco, ma devo per fatto personale. Volevo romperlo, ieri, il Renato “Winston” Brunetta che ci è toccato in sorte

di Andrea Marcenaro | 06 Maggio 2015 ore 06:18

Umilia, quel poco, ma devo per fatto personale. Volevo romperlo, ieri, il Renato “Winston” Brunetta

che ci è toccato in sorte, affogarlo, intendevo, torcergli i diti, spianargli quel cazzo di ciuffetto. Sfancularlo era lo scopo: lui stava alla politica (l’Aventino, Dio santo, l’Aventino, e Renzi-Duce, anzi no, Deng Xiaoping), nello stesso modo di Chiellini al palleggio, di Fazio a Letterman, di Baricco a Dostoevskij. Non gli ho dato di Napoleone anche se, per banale che fosse, il 5 maggio veniva a fagiolo. Ma pure Churchill mi pareva abbastanza. Preciso: non mi sembra Churchill. Uno dei vice di Salvini, proprio volendo. E qui ci siamo. La signora Raffaella Conti mi ha scritto: “Lei ha ragione. Le opposizioni non sono infatti in grado di affrontarlo e sconfiggerlo sul piano politico, per cui scadono volgarmente sul suo aspetto fisico”. La signora Maria Pia Bianchelli (io adoro l’intelligenza della genovesissima signora Bianchelli) ha confermato: “C’è sempre uno che paga per tutti. Lei ha ragione su Brunetta. E’ un uomo intelligente, coerente e appassionato”. E appassionato non lo nego. Perfino di sé. Perfino più del Duce. Ora però. Peggio di un politico che sballa sul mestiere, c’è chi lo pagano per far sorridere e non ci riesce. Se ne stia beato sull’Aventino, l’onorevole Winston dei desideri, che ai Flaiano minchioni tocca la piana del Verano.

Solo gli utenti registrati possono commentare gli articoli

Per accedere all'area riservata