Intercettazioni, Renzi si è infilato in un gioco pericoloso
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Noto un certo attivismo dei magistrati. Mi sembra che a poco a poco ci si stia avvicinando anche a Palazzo Chigi
di Claudio Cerasa | 01 Aprile 2015 ore 09:24
1-Al direttore - Noto un certo attivismo dei magistrati. Mi sembra che a poco a poco ci si stia avvicinando anche a Palazzo Chigi. Lei crede che Renzi sia in pericolo? Crede che anche questo governo cadrà, come già successo in passato, per mano giudiziaria?
Luca Marchesi
Spiace per Renzi, ma si è infilato in un gioco pericoloso. E’ un discorso che su questo giornale abbiamo fatto tempo fa. Nel momento in cui tu decidi di assecondare il circo mediatico-giudiziario accettando che un ministro si possa dimettere per questioni di opportunità politica accetti un principio folle. Accetti, in buona sostanza, che siano i giocolieri delle intercettazioni a fare e disfare i governi, a fare e disfare i ministeri, a fare e disfare le presidenze di regione, le giunte comunali. Oggi capita spesso (fattore C) che le intercettazioni penalmente irrilevanti (ma politicamente più che rilevanti) che vengono infilate nei fascicoli giudiziari riguardino gli avversari di Renzi e si capisce che Renzi possa trattare uno sputtanamento di D’Alema o di Lupi con sufficienza. Ma accettando il principio qui descritto Renzi deve sapere che il criterio dell’opportunità politica potrebbe essere presto utilizzato contro i suoi più stretti collaboratori.
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E può bastare poco. Può bastare una mezza parola in un’intercettazione. Può bastare una mezza frase con qualche indagato. Può bastare un nonnulla per far cadere qualcuno vicino a Renzi. E senza una buona legge sulle intercettazioni questo governo rischia di fare presto la fine di molti governi abbattuti per via giudiziaria. Pensarci. E pensare, soprattutto, se valga la pena rimandare alle calende greche una buona legge sulle intercettazioni.
2-Al direttore - Per un papà di occasioni per sentirsi almeno per un giorno orgoglioso del proprio ruolo ce ne sono poche. Una di queste è l’omonima festa, quando torni a casa la sera e i tuoi figli ti si tuffano tra le braccia dandoti il regalino preparato a scuola. Stando però alle cronache, anche questo rito se vogliamo semplice ma carico di significato, rischia di scomparire. Anzi, in una scuola di Roma è già scomparso. Per l’esattezza, alla scuola dell’infanzia Contardo Ferrini, nel quartiere Trieste della Capitale. Dove lo scorso 14 ottobre – ma i genitori lo hanno saputo solo il 19 marzo (oltre al danno pure la beffa) il collegio dei docenti ha approvato una delibera che ha soppresso sia la festa del papà sia quella della mamma. La decisione è stata presa, manco a dirlo, “a causa dei continui cambiamenti della famiglia”. Quando si è saputa, la novità non è certo passata inosservata, con tanto di ricorso alle vie legali dei genitori imbufaliti. Staremo a vedere. Nel frattempo, da segnalare la seguente perla rilasciata dall’assessore alla Scuola del comune di Roma, Paolo Masini, che ha preso le difese dei docenti: “Gli adulti non dovrebbero aver bisogno di fare crociate mettendo in mezzo i loro bambini. La comunità scolastica non ha bisogno di ideologismi del genere”. Ora, a parte il fatto che non è chiaro chi in questa vicenda stia facendo una crociata, quel che è più grave è che all’assessore sembra essere sfuggito il non piccolo particolare che se si è arrivati alle carte bollate è proprio a causa di una scelta ideologica della scuola. La comunità scolastica non ha bisogno dell’ideologia di gender.
Luca Del Pozzo
3-Al direttore - L’accusa a Erri De Luca grida vendetta ed è vero che gli intellò italiani sul suo caso hanno messo la sordina. Ed è anche vero che sabotare nel dizionario dei sinonimi può significare di tutto anche in un eventuale francese maccheronico parlato l’uso dell’attrezzo per giocare a chemin de fer, ma per difendere l’illustre intellettuale bastava dire/scrivere “è una banale opinione legittima e rispettabilissima, ma resta il fatto che Erri è un trucido cattivo maestro (mestiere di cui l’Italia è ricchissima) che nel suo sabotare intendeva esattamente incitare i No Tav a pestare sempre più violentemente i poliziotti e distruggere cantieri e mezzi impegnati nella grande opera”. Ma si sa in Italia molto più che in altri paesi (più o meno civili?) la violenza di piazza – anche nelle sue forme più esasperate – è ormai istituzionalizzata. In episodi gravissimi con distruzioni di vari milioni di euro la polizia italiana arresta due o tre delinquenti che sono poi immediatamente liberati dal magistrato per mancanza di elementi di prova, nonostante i vari filmati (vabbè poi ci sono i nipotini del ’68 che Caselli voleva incarcerare per terrorismo). In altri paesi durante e dopo le violenze di piazza le condanne fioccano e le galere si riempiono. In Italia moltissimi tra gli intellò y politici y giornalisti hanno un passato di violenza di piazza e ora sono tutti più o meno Vip (perfino Casarini e Caruso) e ora un ameno magistrato vorrebbe arrivare alla assurda pretesa di condannare il povero Erri?
Luigi De Santis