Italia immorale e babbea

Si entra in carcere perché hai fatto parte di un sistema. Ma siete tutti impazziti? Buttateli tutti in galera, sì, poi ci pensa Erri De Luca a farci viaggiare. Della questione morale ne abbiamo piene le palle. Perché va fatto un monumento a Ercole Incalza (e all’altro De Luca, Vincenzo)

di Giuliano Ferrara | 20 Marzo 2015 ore 13:29 Foglio

Italia immorale e babbea. Giornali risibili. Sviluppo pensante invece che pesante: treni di spade sostituiti da accelerati che portano ovaroli, contadini, pendolari e casse da morto. Carceri capienti: entri anche se non sia stato trovato un indizio sensato della tua corruzione. Entri a Regina Coeli perché hai fatto parte di un sistema. Voglio andarci anch’io, anch’io faccio parte di un sistema. Ma che cazzo dicono? Che si scrivono addosso? Renzi va sotto sospetto, ma l’intergruppo della sussidiarietà, a proposito di sistema, era una creaturina di Enrico Letta e Maurizio Lupi, il primo un suo caro e sereno concorrente storico e avversario, il secondo un opportunista che ha fatto la scissione organizzata da Letta jr. per andare nella schiena a Berlusconi dopo la condanna Esposito. Ma non voglio fare vendette sugli ex pupilli dei giornali: quelli che per Scalfari sono la nuova destra europea, quelli che per il Corsera sono l’establishment tradito dal rottamatore. Voglio solo segnalare ai lettori che quegli opinionisti & pistaroli, e i loro corifei televisivi e radiofonici, spacciano balle per la gola. Sono moralisti moralizzati o da moralizzare: l’elenco di questi venticinque anni è lunghissimo. Ho letto un solo pezzo intelligente, garantista e problematico: lo firmava ieri sulla Stampa Mattia Feltri, uno serio.

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Sto commissionando per la mia casetta di campagna (non ho spostato una pietruzza in 25 anni) un monumento a Ercole Incalza. Non in gesso, in pietra di travertino. Pesante. Quando faranno un treno che colleghi Roma e Palermo in tre, quattro ore, costerà molto, idioti. Cinque, sei, sette volte i treni che volano nella pancia continentale di Francia e Germania. In Italia ci sono le montagne, idioti. Bisogna perforare. E gli alluvionati devono assicurarsi contro il maltempo, con incentivi statali a farlo, non sottrarre fondi ai treni veloci, che interessano anche i loro negozi, il loro lavoro, la loro decente modernità. Sono trent’anni che c’è chi lavora per noi, con i nostri soldi e con quelli europei, e sa spenderli, creare convenienze e profitti per chi sa fare gli appalti e portarli a compimento. Buttateli tutti in galera, poi ci pensa Erri De Luca a farci viaggiare.

A proposito di De Luca, ma in questo caso Vincenzo, lo voto, prendo la residenza in Campania e lo voto secco. Vittima di una sentenza farsesca, con il suo vocione da funzionario del Pci, il suo coraggio, la sua arroganza, ha fatto di quel buco fetido che fu Salerno una solare Salisburgo. Parchi, lungomare, Università: un monumento anche a lui, sarà un parco monumentale, a lui condannato per abuso d’ufficio linguistico, che balla colossale. Basta di dire fregnacce greche, basta con la petulanza e il pettegolezzo.

Poteva o non poteva Incalza prendere e fatturare le parcelle che ha fatturato? Era legale o no? Era legale come gli arbitrati dei magistrati, il doppio lavoro dei finanzieri, dei deputati, dei senatori, dei giornalisti, delle star tv, l’arte di arrangiarsi e la commedia dell’arte? Dove sono le tangenti? I conti, le quantità corrispondenti all’ingente investimento, dov’è il malloppo, chi lo ha indicato? Nelle intercettazioni c’è la solita puzza, molto fumo, zero arrosto. Ma la giustizia è forma e arrosto. Non si va in galera per una raccomandazione subita. Non è estorsione né concussione, scemi. Se i treni sono costati un Rolex per la laurea del figliolo di Lupi, dopo trent’anni di mani giustamente sporche di pece e cemento, allora sono costati poco in corruzione. Negli altri paesi si dimettono perché hanno copiato il compito: complimenti, è un ottimo motivo. Ma non perché hanno scavato tunnel e mandato a trecento all’ora i treni. Le regole sono più solide da loro? Sicuro. Da noi bisogna fare fuoco con la legna che si ha. Un tantino di cuginanza non mi impressiona. Eppoi se sono trent’anni, Lupi è l’ultimo arrivato e i dirigenti che hanno fatto qualcosa per le infrastrutture di questo paese frutta e verdura, mandorle e noci,  andrebbero ringraziati, premiati al Quirinale, non ristretti a Regina Coeli per compiacere la predisposizione al potere non costituzionale di qualche pm e di qualche giornalista.

Stanno autorizzando il boicottaggio della Tav, bombe molotov e assalti partigiani in val di Susa, sparano sciocchezze come J’Accuse e non sanno alcunché, vogliono trasformare un paese serio, la terza economia d’Europa, in un Festival della letteratura noir e d’ambiente. Io invece ai burocrati come Incalza darei in mano anche Pompei, saprebbero cosa farne. Il primo che si lamenta perché l’Italia è l’ultima in classifica nell’uso dei fondi europei che le spettano, lo stronco. Poi c’è lo scontro politico nel sistema (criminale, ovvio). E c’è Renzi che vuole controllare le grandi opere, vuole controllare tutto, è control-freak, magari ha una mentalità amministrativa diversa, comanda lui, facciamogli fare quel che ha il mandato per fare, ma attenzione, i cantieri per le cose che contano sono questione in sé pesante, non possono essere risolti con le regole dei comuni, che anche quelle poi voglio vedere.

Eppoi, da ultimo come sempre, c’è la giustizia. Se quel Franck di mestiere faceva il lobbista, se non si è intascato soldi dell’erario, non mi pare un tristo figuro. Vogliamo sputtanarlo perché non ci piace o perché altre lobby premono, urgono? Accomodiamoci: ma perché la galera? Dove stanno i reati? Il Meeting di Rimini? E il superappaltatore Perotti? Facciamo un’inchiesta, vediamo se sappia fare il suo mestiere di realizzare, fare profitti su cose che si fanno? Perché la galera preventiva? Non si sa nemmeno se la cosa reggerà fino a processo. Le case dei parenti, poi, i figli, gli orologi: non sono uno snob, anche a me piacerebbe una vita pubblica più sobria. Ma non è il problema centrale del paese, su, non rompete. E il dominio dei tecnici sulla politica, vogliamo parlarne? Per evitare il default abbiamo dovuto chiamare Monti e Fornero, non è che adesso con Salvini e Grillo ci rifacciamo la reputazione. Forza, è ovvio che Incalza scrivesse il programma grandi opere di Ncd, la destra europea, chi volete che consigliasse il ministro, uno che padronggiava i problemi da due decenni o un architetto fighetta e sostenibile? Della questione morale ne ho piene le palle. Non so se si sia capito.

COMMENTI

1-Maria Pia Banchelli • un'ora fa

Caro Ferrara, viva Ferrara. Tutte le parole del suo articolo le condivido. Posso dire che anch'io, metaforicamente e poco signorilmente, della questione morale ne ho piene le palle? Ebbene si. Lo dico e dico pure che i vari DiPietro, Travaglio, Colombo e PM vari che discettano di moralità , sempre degli altri ovvio, e che sono puri e duri, ecco dico che almeno una volta al giorno dovrebbero guardarsi in uno specchio. Non lo fanno sicuramente, tanta è la paura della loro immagine reale ivi riflessa

2-leonardo ceppa • 2 ore fa

troppa grazia (polemica), sant'antonio.

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gloria Turacchi • 2 ore fa

Le esasperazioni di Ferrara sarebbero le mie se solo avessi più peso! :-)

Le mani in pasta in montagne di cialtronate permette di estremizzare le idee raffinate fino a farle diventare fili di rasoio su cui far scivolare il qualunquismo sanguinolento di vari tombaroli di idee, dei vari Erri eroi che avrebbero fatto meglio a continuare a scrivere piuttosto che fare lo Strada d'asfalto su cui agevolare la semplificazione del 2+2 fa quattro.

Ferrara lei dovrebbe insistere di più sui concetti, dovrebbe non accontentarsi di fare il grillo parlante ma il martello sacrificale dei vari Saint-Juste che puntano il dito accusatore su ogni istante, su ogni voglia di fare.

Esempio eclatante il segaligno Travaglio, una trivella senza alcuna voglia di imparare asacrificare il suo smisurato ego con una bomba ad orologeria pronta all’uso in tempo reale.

3-carlo schieppati • 2 ore fa

Le tangenti sono solo nella testa bacata dei magistrati inquirenti e di quei lacché che fanno il giornalista. Ma leggete il libro di Mario Rossetti, uno finito nel tritacarne dell'inchiesta Fastweb e poi naturalmente scagionato. Documenta chiaramente che gli inquirenti non sono preparati, non hanno le competenze, insomma: non capiscono un cazzo! Così dopo il reato di "casta", di "cricca", di "sodalizio", di "P3", di "P4" ora c'è anche quello di "sistema". Con la benedizione di Bagnasco.

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