Il galleggiamento di Meloni che qualcuno ha il coraggio di chiamare centrismo
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Si confonde la centralità politica con il centrismo.. occupa spazio vuoto lasciato da opposizione divisa e non credibile
Mario Lavia 29.8.2025 linkiesta.it estratto
Si confonde la centralità politica con il centrismo, la presidente del Consiglio non è una moderata, occupa lo spazio lasciato vuoto da un’opposizione divisa e incapace di proporre un’agenda credibile
Verrebbe voglia di dire: giù le mani dalla Democrazia Cristiana. L’Inno alla noia che Giorgia Meloni ha suonato a Rimini non è per nulla il Manifesto del moderatismo, peraltro contraddetto nella pratica dagli impeti anti-leoncavallini, dai generici slogan anni Ottanta contro la droga, dalle persistenti pulsioni contro gli immigrati con corredo di fantasmi da deportare in Albania, dal cinismo su Gaza e, adesso, anche un po’ su Kyjiv.
Ma quale moderatismo, quale centrismo, quale Balena bianca. A parte che la Democrazia Cristiana doveva fare i conti con Palmiro Togliatti e non con Elly Schlein, con Bettino Craxi e non con Giuseppe Conte, con Ugo La Malfa e non con Angelo Bonelli. E con Luciano Lama e Pierre Carniti, non con Maurizio Landini e Daniela Fumarola. Non è poco.
Ma il punto è che la Democrazia Cristiana faceva le cose – lo vediamo meglio oggi, decenni dopo la sua fine – bene, male, lentamente, tutto quel che si vuole: ma le cose le faceva. Persino i dorotei, i più pigri, i più antimoderni, facevano le autostrade.
Meloni, in tre anni – su questo ha buon gioco Elly Schlein a polemizzare – che ha fatto? Quali istanze ha tutelato, quali ingiustizie ha sanato, quali riforme strutturali ha varato, quale impulso alla produttività ha dato, soprattutto quale idea di Italia ha prospettato?......
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