Il caso Gergiev Alla guerra ucraina mancava solo la mediazione campana

Vincenzo De Luca respinge gli appelli ad annullare il concerto del direttore putiniano. Ma il silenzio di Elly Schlein e dei vertici del Pd su questa vicenda rimane piuttosto sconcertante,

Francesco Cundari 16 Luglio 2025 linkiesta.it lettura2’

scrive Francesco Cundari nella newsletter “La Linea”. Arriva tutte le mattine dal lunedì al venerdì più o meno alle sette

Se non ci fosse dietro una tragedia – o meglio, una sfilza di tragedie: la tragedia della guerra in Ucraina prima di tutto, ovviamente, ma anche la tragedia della Campania e la tragedia del Pd – l’atteggiamento di Vincenzo De Luca sull’incresciosa vicenda del suo invito al direttore d’orchestra putiniano Valerij Gergiev, il 27 luglio a Caserta per il festival «Un’Estate da re», farebbe morire dal ridere.

«La Campania è l’unica istituzione che ha promosso iniziative per la pace quando tutti quanti dormivano in piedi», ha scandito ieri con rabbia il presidente della Regione ai cronisti che gli chiedevano di commentare l’appello di Julija Navalnaja, vedova dell’oppositore di Putin ammazzato in un gulag, a ritirare l’invito a uno dei principali fiancheggiatori e propagandisti del regime (la sua prima risposta però era ancora peggiore, e merita di restare a verbale come marchio d’infamia: «Dobbiamo parlare di gossip?»). Quindi ribadiva: «La nostra linea è quella del dialogo con tutti. La nostra linea sulle vicende dell’Ucraina è quella che abbiamo annunciato tre anni fa: Putin è colpevole e rimane colpevole; l’occidente non è innocente, perché non ha fatto nulla per impedire l’invasione dell’Ucraina». E infine, in crescendo: «Dunque a noi non può essere rivolto nessun appello, siamo gli unici che da anni combattono per il cessate il fuoco, nel silenzio di tutti». In effetti, è davvero incredibile che la stampa internazionale si ostini a non dare conto del decisivo ruolo di Vincenzo De Luca nella crisi ucraina. Ma sono sicuro che gli storici di domani non mancheranno di colmare questo vuoto (e poi dicono che il divieto al terzo mandato non è una fondamentale questione democratica: lo vedete l’effetto che fa il potere assoluto consegnato a questi sedicenti governatori?).

La vicepresidente del parlamento europeo Pina Picierno ha il merito di avere sollevato il caso e portato avanti questa battaglia, in pressoché totale solitudine. E ha ragione quando, a chi ieri denunciava il silenzio del Pd, faceva notare che lei è un’esponente del Pd, mentre il governo non aveva detto una parola, Italia viva aveva difeso la scelta di De Luca e il resto dell’opposizione chissà dov’era. Carlo Calenda le ha risposto dandole ragione e in giornata è intervenuto anche il ministro della Cultura, Alessandro Giuli («Questo concerto, promosso con fondi pubblici, rischia di far passare un messaggio sbagliato. Non possiamo permetterci di legittimare chi ha sostenuto apertamente l’invasione dell’Ucraina»).

Resta però il fatto che De Luca è un esponente del Pd, e per il Pd amministra un’importante regione, per quanto forse non così importante da giocare un ruolo decisivo sulle sorti della pace nel mondo (ed è un bene, viste le posizioni espresse da De Luca al riguardo). Ma che dipenda da questioni di politica internazionale (cioè da una inquietante permeabilità alle narrazioni del Cremlino), da ragioni di politica interna (cioè per tenersi buoni gli alleati del Movimento 5 stelle) o semplicemente da logiche di partito (non volere inasprire i rapporti già tesi col presidente della Campania, non volerla dare vinta a una rivale interna come Picierno) il silenzio di Elly Schlein e dei vertici del Pd su questa vicenda, di cui parla da giorni la stampa di tutto il mondo, dal New York Times alla Bbc, rimane piuttosto sconcertante, e non promette niente di buono per il futuro.

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