Indietro tutta. Il caso De Luca getta una luce inquietante sugli eredi del Pci

Il presidente della Campania ha confermato l’invito al musicista putiniano, rilanciando pure le peggiori bufale del Cremlino,

Francesco Cundari 9 Luglio 2025 linkiesta.it lettura2’

scrive Francesco Cundari nella newsletter “La Linea”. Arriva tutte le mattine dal lunedì al venerdì più o meno alle sette

Lapresse

Bandito dalla Scala di Milano, dalla Carnegie Hall di New York e dai Wiener Philharmoniker, il direttore d’orchestra russo Valery Gergiev, convinto sostenitore, gran cerimoniere e cinico testimonial del regime putiniano, si esibirà il 27 luglio a Caserta, per la rassegna «Un’Estate da Re», sotto l’alto patrocinio della Regione Campania e per volontà del suo aspirante monarca Vincenzo De Luca. Il colpevole ritardo con cui mi occupo del caso mi consente perlomeno di rimetterne in fila i pezzi, ricostruendo la vicenda a ritroso, a partire dagli ultimi aggiornamenti di ieri, quando alla denuncia di Pina Picierno, da giorni meritoriamente impegnata nel sollevare lo scandalo, si è unita la voce dell’Anti-Corruption Foundation. Dando così alla vice presidente del Parlamento europeo, nonché compagna di partito di De Luca, la possibilità di replicare in modo definitivo ai tanti, dallo stesso presidente della Campania all’esponente di Italia Viva Ivan Scalfarotto, che avevano invocato la libertà dell’arte e il rifiuto della censura: «Invito chiunque parli impropriamente di russofobia o di censura per giustificare questo scempio a leggere attentamente quanto documentato dalla Fondazione di Aleksej Navalny, russo anche lui, che ha pagato con la vita la sua attività di investigazione e la sua opposizione al regime criminale di Putin».

Ma sono in molti i russi, dissidenti, cioè liberi, ad avere preso la parola per ricordarci chi sia Gergiev. Purtroppo la polemica ci ha ricordato però anche chi sia De Luca. In risposta alle critiche, il presidente della Campania non solo ha confermato l’invito, ma in un video si è pure diffuso sulle «reali ragioni dell’invasione dell’Ucraina», sventolando una mappa della famigerata «espansione» della Nato. Video che Maria Pevchikh, presidente del Consiglio di amministrazione dell’Anti-Corruption Foundation, ha commentato così: «Parola per parola, direttamente dal manuale di Putin. Ne sarà contento». Meno contento dovrebbe esserne invece il Pd, che peraltro già da tempo ha il suo bel da fare nel contenere il presidente della Campania, che come tanti suoi colleghi vorrebbe restare tale in eterno. Se una cosa buona ha fatto Elly Schlein, almeno finora, è stato proprio resistere alle manovre e ai ricatti di De Luca sul terzo mandato. Qui però siamo davanti a una questione ben più grave, che getta tra l’altro una luce sinistra su tutto un mondo, quello dei dirigenti del Pd provenienti dal Pci, e sul triste tramonto di una cultura politica certamente piena di ipocrisie e doppiezze, ma che ha avuto anche una sua nobiltà e una sua profondità, e che soprattutto, dalla caduta del muro di Berlino in poi, aveva pur fatto dei progressi. Il silenzio di Schlein e dei vertici del partito su questa vicenda, verosimilmente per non turbare la sensibilità filoputiniana degli alleati, sembra l’ultima e definitiva conferma di una regressione politico-culturale davvero preoccupante.

Solo gli utenti registrati possono commentare gli articoli

Per accedere all'area riservata