“SCHLEIN E CONTE NON HANNO NÉ LA FORZA POLITICA, NÉ IL CARISMA PER ASPIRARE ALLA LEADERSHIP DEL CENTROSINISTRA”
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– L’EX SENATORE LUIGI ZANDA AFFOSSA ELLY: “BISOGNA ALLARGARE IL PD MENTRE MI SEMBRA CHE SCHLEIN NON SI OCCUPI MOLTO DEL PARTITO,
4 lug 2025 09:57 dagospia.com lettura2’
ANZI MI SEMBRA CHE SIA INFASTIDITA DAL CENTRO DEL SUO PARTITO. RISPETTO SCHLEIN MA LA VERITÀ VA DETTA: LEI NON ERA ISCRITTA AL PD E PER STATUTO NON ERA CANDIDABILE, ENRICO LETTA HA MODIFICATO LE REGOLE AD PERSONAM ALLA VIGILIA DELLE PRIMARIE E LEI HA PERSO TRA GLI ISCRITTI ED È STATA ELETTA DAI NON ISCRITTI. VISTA LA GENESI DELLA SUA SEGRETERIA, C’ERA DA ASPETTARSI UNA GESTIONE UNITARIA DEL PARTITO, NON DI MAGGIORANZA - SERVIVA UN CONGRESSO STRAORDINARIO SULLA POLITICA ESTERA ORA LEGGO CHE SI PENSA A UN CONGRESSO PER RIDARE IL MANDATO A SCHLEIN…”
Estratto dell’articolo di Maria Teresa Meli per il “Corriere della Sera”
«[…] Il nostro Paese avrebbe bisogno di partiti forti e di una classe dirigente all’altezza». Luigi Zanda è uno dei fondatori del Pd e segue le vicende del suo partito con molta apprensione.
E invece?
«I partiti sono stati trasformati in movimenti comandati da leader che parlano per slogan. Anche il Pd è caduto in questa trappola».
E la classe dirigente?
«A destra l’unica leader è Giorgia Meloni, che però non riesce a fare la presidente del Consiglio per tutto il Paese e lo fa solo per la sua parte. All’opposizione Schlein e Conte non hanno né la forza politica, né il credito o il carisma per poter aspirare alla leadership del centrosinistra. […]».
Comunque, non dovrebbe essere il partito maggiore, cioè il Pd, ad assumere la leadership?
«Le coalizioni tra partiti e partitini possono funzionare soltanto se c’è un partito forte attorno al quale gli altri possano ritrovarsi. Ma per ottenere questo obiettivo bisogna rinforzare e allargare il Pd mentre mi sembra che Schlein non si occupi molto del partito, anzi mi sembra che sia infastidita dal centro del suo partito».
Si riferisce ai riformisti?
«Fatico a chiamarli riformisti perché tutte le riunioni degli organismi dirigenti si concludono con votazioni all’unanimità. E queste nuove correnti di cui leggo sui giornali probabilmente nascono solo per manovre di sottobordo. Questo stato di cose è uno dei motivi che tiene il Pd inchiodato a quel 21, 22 per cento che gli danno i sondaggi».
Che dovrebbero fare i dem?
«Il Pd ha necessità di iniziare un processo interno che lo porti ad aspirare a diventare il partito dei tempi di Veltroni, che aveva il 33 per cento […]».
E Schlein potrebbe avviare questo processo?
«Difficile, se fa la segretaria della sua maggioranza a scapito dell’unità del partito o se cerca di risolvere le differenze di opinione nel gruppo degli europarlamentari con qualche telefonata invece di prendere l’aereo e andare a mettersi in gioco a Bruxelles».
Ce l’ha con la segretaria?
«Rispetto Schlein ma la verità va detta: lei non era iscritta al Pd e per statuto non era candidabile, Enrico Letta ha modificato le regole ad personam alla vigilia delle primarie e lei ha perso tra gli iscritti ed è stata eletta dai non iscritti. Vista la genesi della sua segreteria, c’era da aspettarsi una gestione unitaria del partito, non di maggioranza. […]».
Però, a quanto pare, il congresso straordinario da lei reclamato si farà.
«Più di un anno fa ho detto che al Pd sarebbe servito un congresso straordinario sulla politica estera […] ora leggo che più proficuamente si pensa a un congresso per ridare il mandato a Schlein. È una cosa molto diversa. Un congresso sulla politica estera serve al Pd, un congresso come quello che si sta preparando serve solo alla segretaria». […]