Piccola Posta La notte brava in cui fu approvato il cosiddetto decreto “Sicurezza”
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La resistenza “anche passiva” tramutata in delitto (“fino a vent’anni!”), e perfino quando sia attuata in galera
30 mag 2025 La Rubrica di Adriano Sofri ilfoglio.it lettura3’
Ho ascoltato gli interventi di denuncia agli obbrobri del decreto. Ci sono bestialità e cattiveria spinta fino al sadismo: introduzione di nuovi reati, moltiplicazione sfegatata delle pene, la resistenza "anche passiva" tramutata in delitto, e così via
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Per un’intera notte Radio radicale non ha avuto bisogno di ricorrere all’archivio: c’era la diretta dalla Camera sul cosiddetto decreto Sicurezza. Dopo il voto di fiducia del pomeriggio – “l’undicesima volta che il governo fa passare un provvedimento sulla sicurezza con la fiducia”, se ho sentito bene – la notte è trascorsa col filibustering dell’opposizione, i cui rappresentanti hanno presentato e illustrato i loro ordini del giorno, ascoltati nell’indifferenza assoluta, e qualche scoppio di intemperanza, dalla maggioranza, che non ha mai preso la parola ed era là solo per votare docilmente e respingere.
Non c’era nessun proposito praticamente utile nell’impegno oratorio dell’opposizione, una pura volontà simbolica.
Dunque, anche se si poteva rimpiangere che molto prima non si fosse fatto di più e di meglio, una decisione ammirevole, come sono le cause giuste e perse. Per una volta uno come me, che sta su la notte per dissenso dalla ressa diurna, ha avuto l’occasione di prendere attivamente parte, semplicemente ascoltando, fino all’alba fatta, gli interventi di denuncia della bestialità del decreto sicurezza, alcuni dei quali seriamente argomentati e appassionati.
Bestialità: introduzione di nuovi reati (“14, e 9 aggravanti“), moltiplicazione sfegatata delle pene (qualche centinaio di anni in più, qualcuno ha contato), invenzione di circostanze peculiari e contrarie all’uguaglianza di condizioni previste dalla legge fondamentale e dalle leggi particolari – azioni normali che commesse in un luogo capricciosamente definito – le zone rosse, i paraggi del ponte sullo stretto… – diventano reati, o reati che in un luogo particolarmente capriccioso diventano aggravati…
E cattiveria spinta al sadismo: sull’autorizzazione alle detenute incinte e madri, cioè ai detenuti nascituri e neonati; sull’acquisto di una sim telefonica allo straniero. E ignoranza e imbecillità, come sulla persecuzione della canapa, qualunque sia. E poi c’è la nostra versione del riarmo: le forze di polizia sono autorizzate a portare armi private senza licenza anche quando non sono in servizio…
Il governo ha trovato il modo di presentare la sua impresa. Lo sgombero delle case occupate, con l’esempio del vecchietto solo ricoverato in ospedale che dimesso torna alla sua casetta e la trova invasa da energumeni inamovibili: dunque nell’Italia fino al 2025 non c’era un modo di assicurare al vecchietto il suo buon diritto, e di castigare gli energumeni?
E il blocco stradale, promosso da infrazione amministrativa a crimine, esemplato nei giovani supposti figli di papà che per lo sfizio della salvezza del pianeta impediscono alla brava gente di andare al suo posto di lavoro e alle ambulanze di raggiungere il pronto soccorso. Argomenti sensibili, no? Diversi dall’eventualità che siano occupate case vuote e lasciate all’incuria e all’attesa della speculazione. Dall’eventualità – quotidiana – che a occupare la strada siano studenti con delle loro opinioni, operaie e operai licenziati con un sms circolare. E così via.
Ho ascoltato scrupolosamente tutti gli interventi della notte brava, per il rischio che non ci fosse nessun altro a seguirli, dunque almeno io, e per un fatto personale, personalissimo. Quei nuovi reati e quegli aggravamenti ripugnanti di pena mi avrebbero riguardato, e vorrei che mi riguardassero ancora in futuro.
La resistenza “anche passiva” tramutata in delitto (“fino a vent’anni!”), e perfino quando sia attuata in galera. Bisogna essere pazzi o sadici per proporsi un simile scopo, che lascia alla rivendicazione dei propri diritti, a chi sia privato della libertà, solo la violenza, contro gli altri o contro sé, che è già la norma del carnevale penitenziario.
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In Parlamento si assiste a una pantomima muta che smaschera tanto la retorica vuota dell’opposizione quanto l’apatia rumorosa della maggioranza
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Ieri, l’onorevole Claudio Mancini, deputato del Pd, è salito sul podio di Montecitorio per dire – finalmente – qualcosa di nuovo: niente. O, più precisamente, ha parlato senza parlare. E’ rimasto in silenzio, a braccia conserte, masticando una gomma immaginaria. Una piccola pantomima rivolta contro la maggioranza e il sottosegretario Nicola Molteni, sorpreso a masticare vera gomma, vera apatia, durante l’intera discussione sul dl Sicurezza. Ma il punto non è questo. Il punto è che, pur senza volerlo, Mancini ha fatto un atto d’accusa molto più ampio e sottile: contro l’Aula intera, e anche contro l’opposizione a cui egli stesso appartiene. Perché mentre tutti, dai banchi del M5s e della sinistra, recitano, gridano, dichiarano apocalissi sulla sicurezza, su Israele, sull’economia e sulla sanità, Mancini ha usato l’unica lingua che nessuno sembra più conoscere. L’ironia. Un’ironia sobria, muta, visiva, che nel Parlamento delle parole gonfiate come palloni da spiaggia suona come un colpo di gong.
Nel teatrino quotidiano di Montecitorio, infatti, si urla al golpe almeno due volte a settimana, si evoca il fascismo ogni volta che il governo firma un’ordinanza e si grida alla censura da microfoni che funzionano perfettamente. L’ironia, appunto, è oggi una pulce, in tempi totalmente occupati dal pachiderma dell’eccesso, dell’abnorme. Per esempio Riccardo Ricciardi, capogruppo M5s, mercoledì, a proposito della strage in Palestina, in Aula ha accusato il governo di essere – attenzione – “lo squallido complice di un genocidio disumano”. Ora, a voler essere pignoli – e noi lo siamo, per mestiere e per sopravvivenza – se esiste un genocidio “disumano” si suppone che possa esisterne uno “umano”…. estratto Salvatore Merlo 30 mag 2025 ilfoglio
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