"Destra o sinistra, crescita zero" Marattin sulla manovra: “In Italia ceto medio tassato come i milionari all’estero,

va ridotta la spesa pubblica diventata ormai un treno impazzito” Servirebbero riforme strutturali, concorrenza e liberalizzazioni”

11.12.2024 Aldo Torchiaro, ilriformista.it lettura4’

L’economista, deputato e leader di Orizzonti Liberali è scettico sulla legge di bilancio: “Servirebbero riforme strutturali, concorrenza e liberalizzazioni”

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Marattin sulla manovra: “In Italia ceto medio tassato come i milionari all’estero, va ridotta la spesa pubblica diventata ormai un treno impazzito”

Professore associato di Economia politica presso l’università Alma Mater di Bologna, Luigi Marattin, eletto nel 2022 in Parlamento con il terzo polo, è alla testa di Orizzonti Liberali. Analizza per noi la manovra e le sue ultime modifiche, al netto di quanto ne direbbe Boskov.

Che giudizio dà delle ultime modifiche sulla manovra ?

«Modifica c’è quando emendamento arriva, diceva Boskov. Fino ad allora ci sono solo voci. Sennò facciamo come ogni ottobre, quando discutiamo per due settimane di annunci in conferenza stampa, poi arriva il testo e spesso si tratta di tutt’altro. Posso solo dire che se arrivasse una riduzione dell’IRES per gli utili lasciati in azienda sarebbe positivo: si tratta di una battaglia che io feci durante l’approvazione della legge delega sulla riforma fiscale, ma allora il governo Meloni preferì l’inutile super-deduzione sui nuovi assunti. Ora si dice che quest’ultima misura venga cancellata per finanziare quella sull’Ires. Come dire, meglio tardi che mai».

I tagli alla sanità non sembrano in linea con l’allarme per l’insorgenza di nuove pandemie. Cosa si può immaginare per ottimizzare la spesa pubblica sanitaria?

«Non c’è nessun taglio alla sanità. Non c’è ora, e non c’è mai stato. Le risorse del fondo sanitario nazionale in Italia sono sempre aumentate, più che raddoppiate dal Duemila ad oggi. Per discutere se sono tante o poche, bisognerebbe avere analisi dei fabbisogni, dei veri costi standard e vere analisi di efficienza. Perché il problema della spesa pubblica italiana (sanitaria e non solo) non è la quantità, ma la qualità. Ci sono sprechi enormi, pagati con le tasse di chi lavora e produce. Come Orizzonti Liberali abbiamo attivato un forum aperto a tutti, coordinato da Franco Ancona (uno dei massimi esperti italiani), che produrrà proposte concrete sul come spendere meglio».

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La crescita è un obiettivo di questo governo, per quanto emerge dalla manovra?

«Nessuno dice la verità: se ci fosse stato un governo di centrosinistra, non avrebbe fatto una manovra tanto diversa. Per una semplice ragione: ci siamo impegnati come Paese a mantenere la spesa pubblica praticamente costante in termini reali per i prossimi sette anni, con un piano che – a differenza degli altri – non si può cambiare. È finita per sempre (grazie a Dio) la stagione del “chi offre di più” quando si parla di spesa pubblica. Solo che la politica italiana non se n’è ancora accorta. La crescita deve allora venire dalle riforme strutturali, come concorrenza e liberalizzazione. Ma questo governo ha appena fatto una legge sulla concorrenza che tutto fa meno che promuovere la concorrenza. Questo perché quella parola, sia per la destra che per la sinistra, è come la criptonite per Superman».

Sulle criptovalute c’è stata una tendenza altalenante, prima da tassare, poi detassate…

«Mi ero già espresso contro l’aumento della tassazione sulle criptovalute. Ma la questione è un’altra. In audizione avevo fatto una proposta al ministro Giorgetti: se davvero voleva incentivare la canalizzazione del risparmio verso impieghi produttivi e non speculativi, perché non differenziamo le aliquote a seconda della durata dell’investimento finanziario? Sul risparmio “paziente”, aliquote più basse. Lui ha risposto che se avessi presentato l’emendamento, lo avrebbe approvato. Io l’ho presentato – dichiarandomi disposto a qualsiasi modifica tecnica il governo volesse – ma per il momento ho ricevuto la richiesta di ritirarlo».

La crisi automotive è la più grande preoccupazione industriale italiana ed europea. Eppure nessuno sembra avere la soluzione in tasca.

«Perché solo nelle favole, o nella politica italiana, problemi complessi hanno soluzioni facili. La radice del problema è chiara: ad un certo punto qualcuno ha deciso il Pianeta si salvava solo se l’Europa si metteva a fare auto elettriche invece che con qualsiasi altra tecnologia, incluse quelle esistenti (che i consumatori hanno smesso di comprare, visto che venivano date per morte). I cinesi, nel frattempo, anche grazie a forti sussidi statali, hanno acquisito un vantaggio comparato nel produrre auto elettriche. Mettete insieme tutto ciò e ottenete la crisi dell’automotive europea. In Italia poi abbiamo un problema in più: fare industria in questo paese costa di più che farlo altrove in Europa. Ma la politica, invece di mettersi a lavorare su questo problema, preferisce giocare a individuare il cattivo di turno».

In definitiva, cosa avrebbe inserito lei, e per cosa avrebbe dovuto battersi una forza liberaldemocratica, in una manovra?

«Finché avrò un decibel di voce in gola, continuerò a dire che in questo paese va ridotta la spesa pubblica (che è diventata un treno impazzito) per finanziare una massiccia riduzione delle tasse su chi lavora e produce. A cominciare dal ceto medio, che in Italia viene tassato come all’estero sono tassati i milionari».

Aldo Torchiaro

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