Quello che non torna. Carestia e crimini di guerra a Gaza senza riscontri, tutti gli orrori giudiziari contro Bibi e Gallant
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La fame è stata usata come arma a Gaza? Le indagini del procuratore Khan si basano su dati contraddittori e ipotesi non verificabili.
23.1.2024 alle 09:32 Iuri Maria Prado, ilriformista.it lettura2’
La scarsa solidità delle presunte “prove” mette in fortissimo dubbio l’imparzialità e l’affidabilità della Corte Penale Internazionale
Carestia e crimini di guerra a Gaza senza riscontri, tutti gli orrori giudiziari contro Bibi e Gallant
La Corte Penale Internazionale ha emesso ordini di arresto nei confronti di Benjamin Netanyahu e dell’ex ministro della Difesa, Yoav Gallant, ipotizzando che i due si siano resi responsabili di crimini di guerra o contro l’umanità. In particolare, lo avrebbero fatto affamando e prendendo di mira, con le proprie azioni belliche, la popolazione civile. L’altro giorno, commentando la notizia, il procuratore della Corte, Karim Khan, ha dichiarato di aver richiesto l’emissione di quei provvedimenti “a seguito di un’indagine indipendente e sulla base di prove oggettive e verificabili”.
Gli ordini di arresto sono stati secretati dalla Corte, dunque non se ne conosce l’esatto contenuto.
Ma c’è da credere che quelle prove non fossero troppo oggettive né molto verificabili se è vero, come è vero, che la lista dei presunti crimini che figurava nella richiesta di arresto del 20 maggio di quest’anno era più lunga rispetto al grosso degli addebiti citati dalla Corte nel comunicato dell’altro ieri, quando appunto dava notizia dell’emissione degli ordini di arresto.
C’è da dubitare che si trattasse di prove oggettive e verificabili visto che la prova dell’uso della fame “come arma di guerra” risiedeva nell’assunto non solo non verificato, ma addirittura contraddetto, dell’esistenza di una “carestia” in corso in alcune zone di Gaza già a quell’altezza di tempo; nonché nella previsione non solo improbabile, ma platealmente smentita, di una carestia incombente su tutta Gaza. La carestia che non c’era stata prima di maggio, che non c’era a maggio e che non ci sarebbe stata dopo maggio ha continuato a esserci in carta bollata, non essendoci nella realtà, per i sei mesi decorsi dalla richiesta di arresto sino agli ordini di arresto.
E vedremo – quando sarà possibile vederli – gli ordini di arresto: vedremo se conterranno quella parola (“carestia”) presente nella richiesta di arresto ma non, guarda caso, nel resoconto che la Corte ha rilasciato nel dare la notizia dell’emissione di quegli ordini. C’è caso che la prova della carestia non fosse né oggettiva né verificabile. E non è un dettaglio, perché “carestia”, come “genocidio”, significa una cosa molto precisa. Tanto più una carestia al livello catastrofico di cui si straparlava: una cosa che avrebbe prodotto 3mila morti, per fame, alla settimana.