LA DUCETTA HA UN GRILLO PER LA TESTA! – IL TRACOLLO DELLA LEGA POTREBBE INDEBOLIRE LA COALIZIONE DI GOVERNO
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IL RISCHIO DI PERDERE PALAZZO CHIGI - COSI' L’ULTIMA SPERANZA PER LA DUCETTA SI CHIAMA BEPPE-MAO….
20 nov 2024 13:01 dagospia.com lettura4’
I CUI VOTI NON SI TRAVASANO IN FRATELLI D'ITALIA, POTREBBE INDEBOLIRE LA COALIZIONE DI GOVERNO FINO A CORRERE IL RISCHIO DI PERDERE PALAZZO CHIGI - COSI' L’ULTIMA SPERANZA PER LA DUCETTA SI CHIAMA BEPPE-MAO: SE AZZERA CONTE E DISTRUGGE CIÒ CHE RESTA DEL M5S, L'OPPOSIZIONE DIVENTERÀ IRRILEVANTE - SENZA M5S, IL PD DI SCHLEIN E AVS DI BONELLI&FRATOIANNI SONO DESTINATI A BUSCARLE (NEL 2025 SI VOTERA' PER LE REGIONALI IN VENETO, PUGLIA, CAMPANIA, TOSCANA, MARCHE E VALLE D'AOSTA) - SALVINI HA LE SPALLE AL MURO: HA IMPOSTO LA TESEI IN UMBRIA E HA PERSO. NEL 2025, DOPO IL SUO NO AL TERZO MANDATO PER ZAIA, LA MELONI GLI SFILERA' IL VENETO. A QUEL PUNTO, ZAIA LO ACCOMPAGNERA' AI GIARDINETTI?
DAGOREPORT
Se in Liguria, grazie a quel morto di sonno di Orlando e a un migliaio di voti in più, ha cantato vittoria, la doppia sberla ricevuta alle regionali in Emilia-Romagna e Umbria ha stordito la tronfiaggine borgatara di Giorgia Meloni. L'illusione di invincibilità, alimentata dalla vittoria in Liguria, è crollata tra un tortello emiliano e un salume umbro.
Certo, la Ducetta non si aspettava di vincere in Emiliano Romagna, regione rossa per eccellenza, fortino storico del Pd ancora inavvicinabile per la destra. Ma non una scoppola che poi è arrivata: il candidato del centrosinistra De Pascale 56,77% mentre Elena Ugolini, front woman del centrodestra, si è fermata al 40,07%.
Il presunto "testa a testa" a Perugia è divenuto un ceffone: 5 i punti percentuali di scarto tra la vincente Stefania Proietti la presidente uscente, la leghista Donatella Tesei. Peggio è andata sui voti di lista: ben 11 i punti che separano Fratelli d’Italia (19,44%) dal Pd (30,23%). Una mezza disfatta.
Ora la Statista della Garbatella è agitata: un “fascio di nervi”. Al punto che, come mai prima d’ora, è stata costretta ad abbassare la cresta ed ammettere la sconfitta: "I cittadini hanno sempre ragione. Hanno scelto un'altra parte. Ne prendiamo atto, faremo le nostre valutazioni. Bisogna interrogarsi su quanto non ha funzionato. Non vincere sempre aiuta a mantenere i piedi per terra". Amen.
Ad affollare la cofana bionda della Meloni è soprattutto il costante tracrollo della Lega. Il Carroccio, che cinque anni fa dominava la coalizione (arrivando con Lucia Borgonzoni a rendere quasi contendibile l’Emilia-Romagna), è ormai la terza, fragilissima, gamba della coalizione, dopo Forza Italia by Tajani (ed è tutto dire).
Il dramma, per la Meloni, è che i consensi persi dalla Lega non vengono più travasati all’interno dell’alleanza di Governo (dal Carroccio a Fratelli d'Italia o a Forza Italia), ma escono dal perimetro del centrodestra per andare a ingrossare le fila dell’astensione.
Il dato, che emerge chiaramente dall’analisi dei flussi in Umbria, crea un problema laddove il centrosinistra corre unito, diventando estremamente competitivo. Ed è un guaio per la Ducetta in vista delle regionali del 2025, quando si voterà in Puglia, Campania, Marche, Valle d'Aosta, Toscana e Veneto.
Se prima dell’Umbria il calo di consensi della Lega era un godimento per la Sora Giorgia (calava Salvini, cresceva lei), ora la “dispersione” dei consensi leghisti è diventata un problema per tutti. Soprattutto per la premier dagli otoliti scossi, che nel comizio finale a sostegno di Donatella Tesei ha ribadito: “Il mio unico limite è il consenso dei cittadini”. E quello, si sa, prima o poi svanisce…
Ecco allora che Giorgia Meloni si ritrova con un...Grillo per la testa! La nuova speranza, per la Thatcher di Colle Oppio, è Beppe-Mao.
A Palazzo Chigi confidano nelle mattane del comico genovese: se, come probabile, “l’Elevato” si dedicherà a distruggere, o quantomeno azzoppare, Conte e lo stesso Movimento che ha fondato, farà un grosso favore a Fratelli d’Italia.
La guerra intestina tra i Cinquestelle, che ha già portato il partito di Peppiniello appulo a percentuali horror (4,5% in Umbria, 3,55% in Emilia-Romagna, lì dove nel 2009 fu eletto il primo grillino, Giovanni Favia, poi espulso), potrebbe infatti indebolire ulteriormente l’opposizione: a quel punto, il centrosinistra sarebbe nelle sole mani di Elly Schlein e dell’accoppiata Bonell-Fratoianni.
Se Grillo rompe i cojoni a Conte, facendo prevalere l’idea (condivisa e spinta da Travaglio) di riportare il M5s all’equidistanza (“né di destra né di sinistra”) il campo largo diventa un campetto innocuo.
Se “Io so’ Giorgia” è ridotta a sperare in Grillo, Salvini si ritrova con le spalle al muro: ha imposto lui il nome della governatrice uscente, Donatella Tesei, e ha perso.
Divenuto un re Mida al contrario, l'ex Truce del Papeete ha dovuto subire anche la presa di distanza di Palazzo Chigi che, attraverso fantomatiche “fonti'', ha fatto arrivare ai giornali i presunti avvertimenti della Meloni: “Con la Tesei perdiamo, cambiamo candidato”. Della serie: Giorgia non la voleva, Salvini sì e ha fatto schiantare tutti.
E visto che al peggio non c'è mai fine, il “Capitone”, senza Zaia candidato, perderà anche il Veneto, la vera cassaforte leghista. Salvini si è espresso contro il terzo mandato di Luca Zaia. E ora vede franare la terra sotto i piedini: con il “Doge” non ricandidabile, il Veneto se lo papperà Fratelli d’Italia (la "Fiamma Tragica" già rivendica la decisione sulle candidature del prossimo anno, dopo il tracollo salviniano).
Con una Lombardia a guida Fontana sostanzialmente commissariata dal tandem La Russa-Santanchè, un possibile governatore meloniano in Veneto, la Lega è morta.
Morale della fava. Salvini è a pezzi. E come ogni animale ferito, è più pericoloso che mai: quanto a lungo potrà restare con le chiappe al ministero delle Infrastrutture mentre i malumori (eufemismo) nel suo partito, in preda a un'emorragia di voti continua, stanno montando come una mayonese.
E soprattutto: con la legge sull'Autonomia in bilico, la Lega può permettersi, nel 2025, di vedersi sfilare il Veneto, sua regione fortino, simbolo e cassaforte? A quel punto di non ritorno, avrà la forza Zaia di accompagnerà Salvini ai giardinetti?
LA MELONI E’ UN FASCIO DI NERVI: DOPO LA DOPPIA SBERLA IN EMILIA E UMBRIA, SI APRONO CREPE NEL CENTRODESTRA, LA DUCETTA AVVERTE GLI ALLEATI SALVINI-TAJANI: “DOBBIAMO CAPIRE COSA NON FUNZIONA” – SUL BANCO DEGLI IMPUTATI C’E’ LA LEGA (PER L’INSISTENZA SU TESEI IN UMBRIA): STRETTO TRA LA BASE IN RIVOLTA E I GOVERNATORI FEDRIGA E ZAIA SUL PIEDE DI GUERRA, SALVINI TEME PER LA SUA LEADERSHIP: IL FUTURO E’ CUPO TRA LA SENTENZA SUL CASO OPEN ARMS E IL VOTO A MILANO E IN VENETO: ENTRAMBE LE POLTRONE SONO RICHIESTE DAGLI ALLEATI (IL CARROCCIO NON SI PUO’ PERMETTERE DI PERDERE ANCHE IL VENETO) - FORZA ITALIA LO INFILZA: “SI VINCE SOLO CON I CANDIDATI MODERATI”. MA SALVINI PENSA ANCORA AL VIMINALE E SOSTIENE LA CANDIDATURA DI PIANTEDOSI PER LA CAMPANIA (CIAO, CORE)
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