Lega, per Salvini un tonfo il voto in Umbria ed Emilia-Romagna: resa dei conti nel centrodestra? Vincitori e vinti
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crollo dei consensi per la Lega di Salvini ma anche in casa FdI mancano numeri all’appello. Cosa succede ora in vista delle prossime tornate elettorali
19.11. 2024, 11:36 | di Redazione FIRSTonline. Info lettura3’
In Umbria ed Emilia-Romagna i risultati del voto per le Regionali rischiano di aprire un caso nel centrodestra: crollo dei consensi per la Lega di Salvini ma anche in casa FdI mancano numeri all’appello. Cosa succede ora in vista delle prossime tornate elettorali
Lega, per Salvini un tonfo il voto in Umbria ed Emilia-Romagna: resa dei conti nel centrodestra? Vincitori e vinti
Doppia sconfitta per il centrodestra in Emilia Romagna e Umbria. La prima Regione resta saldamente nelle mani del centrosinistra, grazie alla vittoria del sindaco di Ravenna, Michele de Pascale, su Elena Ugolini; la seconda ritorna “rossa” con Stefania Proietti dopo la parentesi degli ultimi cinque anni targati Donatella Tesei, la candidata della Lega e del centrodestra che non è riuscita a bissare il successo del 2019.
Lega, per Salvini un crollo dei consensi. Sorpasso di FI
Ma, al netto dei candidati che hanno trionfato, chi sono dentro alle coalizioni i vincitori e i vinti di questa tornata elettorale? Di certo c’è che, nel centrodestra, Forza Italia sorpassa la Lega di Matteo Salvini che invece scivola pesantemente rispetto alle scorse Regionali, in Emilia Romagna come in Umbria. E se anche il paragone fosse con le ultime Europee, la fatica sarebbe comunque evidente. Fratelli d’Italia, dal canto suo, consolida lo scarto rispetto agli alleati, ma perde terreno rispetto alla tornata di giugno.
E se da Forza Italia non si manca di sottolineare che il partito, voti e numeri alla mano, è riuscito a raddoppiare i consensi, in casa FdI si analizza l’esito di queste Regionali: “Quest’estate partivamo molto sotto nei sondaggi, in campagna elettorale c’è stata una grossa rimonta ma non è bastata. Già, perché se sull’Emilia Romagna nessuno riponeva speranze di successo, discorso diverso lo merita l’Umbria, dove la sconfitta brucia di più.
FdI, quanti voti mancano all’appello in Umbria ed Emilia-Romagna
Di sicuro, nel centrodestra i voti di Fratelli d’Italia mancano all’appello: a giugno il partito di Meloni aveva ottenuto il 32,62% in Umbria al voto di giugno, questa volta non arriva al 20%. Ma anche se nessuno lo ammette apertamente, a penalizzare il centrodestra secondo diversi meloniani sarebbe stato lo scarso appeal comunicativo di Tesei. Molti, dentro FdI, dubitavano delle capacità carismatiche della leghista. Non a caso, gli occhi ora sono proiettati sul futuro e su quanto l’insistenza di Salvini sulla scelta compiuta in Umbria possa rivelarsi un boomerang per le prossime sfide elettorali.
Centrodestra, verso la resa dei conti? Il caso Veneto
È soprattutto tra le fila di FdI – sono le analisi riportate dai media – che si parla con convinzione di un nuovo corso nella contrattazione tra alleati sulle Regionali. Alcuni parlamentari fanno notare la situazione sulla carta geografica: la Lega governa il Friuli Venezia Giulia, la Lombardia e il Veneto; governatori di Forza Italia in Piemonte, Calabria, Sicilia e Basilicata; a FdI, invece, Abruzzo, Marche e Lazio. Con importanti Regioni che si preparano a votare nel 2025, l’impressione è che Fratelli d’Italia possa far valere con convinzione il suo peso specifico nella scelta dei candidati. Non dovrebbe essercene bisogno in Campania e Puglia, ma in Veneto sì. Ed è proprio la Regione del Nord-Est che si prepara a essere il nuovo campo di tensioni interne alla coalizione di centrodestra. Con la Lega che difficilmente mollerà la presa, anche se non potrà ricandidare Luca Zaia.
In FdI, però, la riflessione si potrebbe aprire anche sul risultato del partito. “FdI perde voti, mentre il Pd no“, è il ragionamento che rimbalza tra i corridoi. Più di qualcuno fa notare che non si possono comparare le Europee con le Regionali, ma comincerebbe a farsi largo il timore di un sostanziale calo del consenso nei territori. E all’orizzonte c’è la contesa su Regioni molto importanti. La linea nel partito, per ora, è quella del silenzio. Le dichiarazioni sono poche e Giorgia Meloni usa parole istituzionali per commentare il voto.
Nel centrodestra, dunque, i malumori sono evidenti.
E anche le tensioni tra i partiti. “Nessuno scontro nel governo”, è il refrain. Ma in Transatlantico si parla già di una nuova stagione che vada a rimodulare le scelte dei candidati per le prossime elezioni. Con quale criterio? Ovvio: il peso dei singoli partiti che compongono la maggioranza di governo.