Aldo Grasso rimpicciolisce Report e il giornalismo sigfridico: l’inchiesta su Giuli è fuffa, quello di Ranucci “non è servizio pu di sconvolgente ha poco o nulla di pubblico”
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Nulla di nuovo, il solito fumo venduto a peso d’oro prima della messa in onda dell’inchiesta di Giorgio Mottola “tanto pubblicizzata.
Redazione 28 Ottobre 2024 alle 13:09 ilriformista.it lettura2’
Nulla di nuovo, il solito fumo venduto a peso d’oro prima della messa in onda dell’inchiesta di Giorgio Mottola “tanto pubblicizzata” ma che di sconvolgente ha poco o nulla. Come volevasi dimostrare, la nuova stagione di Report parte all’insegna delle polemiche sul servizio pubblico che il conduttore Sigfrido Ranucci dovrebbe offrire agli italiani. Invece dopo giorni di annunci tanto roboanti quanto sensazionalistici, dopo le dimissioni del capo di Gabinetto (Francesco Spano) del ministro della Giustizia guidato da poche settimane da Alessandro Giuli per motivi di partito (le chat di Fratelli d’Italia rilanciata dal Fatto Quotidiano e non da Report), la montagna della trasmissione d’inchiesta in onda su Rai 3 partorisce l’ennesimo topolino.
Inchiesta Report, Aldo Grasso rimpicciolisce Ranucci
A ribadirlo è Aldo Grasso, critico televisivo ed editorialista del Corriere della Sera, che rimpicciolisce in poche righe l’ego di Ranucci e dei suoi giornalisti. Per Grasso “il servizio che nelle intenzioni degli autori avrebbe dovuto spingere il ministro Alessandro Giuli alle dimissioni” parte con racconti sui trascorsi di Giuli di cui lo stesso ministro ne ha, in verità, già parlato in passato. Poi domanda: “Ma davvero Spano, capo di gabinetto del ministro Giuli, ha rassegnato le dimissioni undici giorni dopo aver ricevuto l’incarico per paura dell’inchiesta “Da Boccia a Boccioni”? E poi per cosa? Perché il suo compagno aveva una consulenza al Maxxi, tale da configurarsi come conflitto d’interessi? O c’è altro che esula dal presunto scoop di “Report”?”.
Qui il riferimento è alle liti interne a Fratelli d’Italia sulla nomina dell’omosessuale Spano con il partito di Meloni che prende ordini da Pro Vita. Altro aspetto assai enfatizzato è quello relativo alla storia della mostra sul Futurismo. Secondo Grasso “il racconto era così raffazzonato che era difficile capire dove andasse a parare”. In conclusione “la tanto strombazzata inchiesta di “Report” ci conferma che il ministro Gennaro Sangiuliano era un pasticcione inadeguato al ruolo, che Alessandro Giuli, oltre a un passato giovanile in formazioni di estrema destra (fa rabbrividire ma si sapeva) ha una passione per la cultura esoterica (è una colpa?), e che ci sono scontri all’interno di Fratelli d’Italia”.
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Il giornalismo sigfridico e il servizio pubblico da chiarire a Lab Report
Da qui l’affondo al “giornalismo sigfridico” che “ricorda molto metodi basati sul ‘dileggio all’olio di ricino’ (copy Giuliano Ferrara)” e l’invito a non parlare di servizio pubblico soprattutto se a Lab Report, una specie di scuola di giornalismo di Report lanciata ieri con un servizio su una riserva naturale di Vasto, si insegnano questi metodi.
Anche perché l’unica vera notizia del ritorno in onda di Report è passata in secondo piano, ovvero il naufragio di Roccella Jonica avvenuto lo scorso giugno 2024. Almeno 65 i morti. Una tragedia che – sottolinea Open Arms in una nota – legata al fatto che, ancora una volta, la priorità pare essere quella di nascondere l’accaduto invece di fare chiarezza su quel naufragio, l’ennesimo nel Mediterraneo”.
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