Puntuale arriva il coro: "Privatizzatele" Un chiodo manda in tilt le ferrovie, congestionamenti e ritardi ‘grazie’ rete interconnessa voluta dalla sinistra
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L’interruzione del traffico ferroviario è solo una scusa. Il sistema ad alta velocità è nato isolato da quello nazionale, ma poi la sinistra ha voluto una rete interconnessa. Il risultato? Congestionamenti e ritardi
4,10.2024 Matilde Linanti. Ilriformista.it lettura3’
Un chiodo manda in tilt le ferrovie, congestionamenti e ritardi ‘grazie’ rete interconnessa voluta dalla sinistra
A Roma tra le categorie di schiavi esistevano i nomenclatores e i monitores. I primi aiutavano il padrone nel ricordare le persone che incontrava, dando dei riferimenti tali da poter permettere il saluto secondo i titoli e l’importanza del soggetto. I secondi invece suggerivano all’oratore nel foro gli argomenti da trattare, una sorta di aiuto a tenere il filo del discorso e a essere pertinente, coerente in relazione ai temi che affrontava rispetto agli interessi di cui era portatore. Sempre schiavi erano. Ma quello che qui rileva non è tanto la curiosità di cui parliamo, quanto la necessità che ha sempre accompagnato l’uomo pubblico a manifestare le proprie attività in contesti socialmente rilevanti, sia che si trattasse di un semplice incontro sia che si trattasse di esporre in pubblico le proprie opinioni o rivendicare i propri diritti o semplicemente partecipare la cosa pubblica e, soprattutto, alla cosa pubblica.
La sfera politica di un organismo pubblico o che ambisce a essere tale – quella che chiamiamo con lessico aristotelico l’appartenenza a una polis – ha avuto e ha tuttora un rilievo politico, di appartenenza a una comunità e si serve anche oggi di strumenti, metodologie, attività non molto lontani da quelli degli antichi romani. La dimensione politica della comunicazione istituzionale è evidente. Se per politica intendiamo l’appartenenza a una comunità da parte di un individuo o di altre forme di organizzazioni complesse come le aziende, ci avvediamo che molte delle attività di comunicazione istituzionale sono attività “politiche”.
Questa dimensione politica oggi assume molti e svariati significati nell’ambito della gestione dei rapporti di comunicazione istituzionale, che non può ignorare il lato sociale e utilitaristico a vantaggio della società civile che accompagna normalmente le attività di comunicazione istituzionale, perché è essa stessa comunità civile. E questa dimensione politica delle attività di comunicazione istituzionale oggi è una sorta di responsabilità politica e sociale dei soggetti che vi partecipano, soprattutto quando quei soggetti hanno forti radicamenti nei tessuti territoriali del paese e sono produttori e gestori di infrastrutture ampiamente impattanti sui territori. Sia in termini positivi come l’erogazione dei servizi sia in termini spesso negativi, nonostante gli sforzi progettuali e una diffusa cultura a salvaguardia dell’ambiente tra gli ingeneri e gli economisti impegnati nella fase costruttiva di quelle infrastrutture.
I romani di cui sopra sostenevano che la sede della memoria fosse l’orecchio, proprio per la rilevanza del fatto che la parola conduce ad azioni e le attività partono, spesso, dall’ascolto. Ma in tempi di social media è evidente che altri organi siano interessati al trattenimento della memoria degli eventi. Come dire, molti i nomenclatores e pochi i monitores.
La responsabilità sociale delle grandi aziende, la responsabilità appunto “politica” che interessa molte aziende che insistono su specifici territori, è sicuramente ben altro. È il caso della sicurezza del viaggio ferroviario. Recentemente un chiodo ha impedito la trasmissione di energia a una cabina che, in assoluta sicurezza, ha fatto partire una batteria che – una volta esaurita – ha interrotto la circolazione, perché ha messo in sicurezza il traffico. La mancanza di corrente ha fatto scattare la sicurezza della circolazione e i treni, tutti, si sono fermati. E si sono fermati nel nodo ferroviario, dopo Bologna, più trafficato d’Italia.
Ed è proprio l’interruzione del traffico ferroviario la scusa di molti per parlare di necessità di privatizzazione delle ferrovie, come se questo fosse strumento risolutore delle problematiche connesse al traffico nei nodi urbani. Quei molti vedono solo l’entità del traffico e lo apprezzano in termini utilitaristici solo perché così si fanno portavoce dei mainstream del momento. Quei molti dimenticano che il sistema ad alta velocità, nel piano generale di trasporti del 1986, nasce come rete isolata da quella nazionale: è stata la sinistra, che governava le conferenze dei servizi dell’epoca, a volere una rete interconnessa provocando problematiche di promiscuità dei traffici tra traffico Av e traffico locale e regionale.
È stata la sinistra che, con la seconda parte del titolo V della Costituzione, avviò in quegli anni un processo di federalismo regionale in cui le Regioni e gli Enti locali pesavano più dell’autorità centrale. È stata la sinistra che ha allentato e ritardato la realizzazione del passante di Firenze, ed è la tanto celebrata concorrenza – altro totem governato dalla sinistra – a determinare incrementi di investimento come l’Ertms e continue necessità di Bilancio pubblico da far quadrare nel nuovo Piano strutturale di Bilancio. La sicurezza dei sistemi tecnologici ha funzionato, ma la sicurezza della coerenza delle azioni di pianificazione sembra proprio di no.
Matilde Linanti