Il remix di moderati e riformisti. Centro di gravità permanente, sondaggi in crescita: Meloni benedice Lupi, Renzi perde il primo all-in
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Fanno sorridere, a rileggerle oggi, le analisi delle Cassandre che negli ultimi mesi hanno continuato a ripetere che il centro è morto.
Aldo Torchiaro 28 Settembre 2024 alle 11:30 ilriformista.it lettura3’
Fanno sorridere, a rileggerle oggi, le analisi delle Cassandre che negli ultimi mesi hanno continuato a ripetere che il centro è morto. «Lo spazio del centro si è prosciugato», assicuravano. «L’Italia ormai è bipolarista».
Tesi che contrastano con la realtà di un sistema elettorale prevalentemente proporzionale ma anche con la dinamica con cui stanno evolvendo gli equilibri in Parlamento. La vivacità con cui in questo periodo si dà vita a nuovi gruppi e sottogruppi non indica affatto che ci sia una resa incondizionata ai partiti maggiori.
Sondaggio Piepoli, forze di centro oltre 8%
L’ultima rilevazione dell’istituto Piepoli, proprio in questi giorni, assegna a Iv, Azione, Più Europa e Noi Moderati addirittura qualche decimale di punto percentuale in più per ciascuno. Se prima delle Europee le quattro forze cubavano poco meno del 7%, oggi avrebbero – stando ai sondaggi – oltre l’8%. Per non dire di quei soggetti nuovi che si affacciano sulla scena e che, oggi non sondati, stanno raccogliendo migliaia di iscritti e di potenziali elettori, come nel caso di Orizzonti Liberali e di quell’arcipelago di sigle – Nos, Libdem di Marcucci – che stanno lavorando a un soggetto unitario. E mentre tutti parlano dell’adesione renziana al centrosinistra, rimasto per ora un tentativo non riuscito, ecco che da sinistra, e segnatamente dal Movimento Cinque Stelle, nel silenzio generale aumentano le crepe. E si sfilano altri deputati che rimpolpano le fila di Forza Italia, entrando in maggioranza.
Il via vai di parlamentari
Da inizio legislatura uno dei partiti più attivi nelle acquisizioni parlamentari è stato senz’altro quello di Antonio Tajani, che ha accolto ultimamente ben tre grillini: Raffaele De Rosa, Antonio Trevisi, Giorgio Lovecchio. Ingressi che rinverdiscono un trend lanciato nel 2023 dall’ex sottosegretario 5s Giancarlo Cancelleri. Qualcuno aggiunge motivazioni precise, fa una scelta di campo premiante rispetto alla collocazione internazionale. È il caso di De Rosa: «Ho detto addio a Conte per le ambiguità sull’Ucraina», ha spiegato il senatore a febbraio giustificando il suo passaggio in FI. Militare, di Pompei, De Rosa non ha mandato giù l’atteggiamento anti-Nato del Movimento. E se FI diventa la scelta preferita degli ex grillini, ecco che Noi Moderati diventa invece l’approdo naturale dei delusi da Carlo Calenda che lasciano Azione. Sotto l’insegna di “Centro popolare le parlamentari Mara Carfagna, Mariastella Gelmini e Giusy Versace si sono riunite per affiancare Maurizio Lupi, “con lo scopo di rafforzare l’area moderata e riformista del Paese”, scrivono nel comunicato che lo annuncia.
La benedizione di Meloni a Noi Moderati
Giovedì le tre parlamentari hanno preso parte al direttivo allargato di Noi Moderati. Il cui presidente, Maurizio Lupi gongola: «In un sistema fortemente bipolare il Centro, che pure rappresenta una grande area culturale e politica ben radicata nella società, rischia di non avere il giusto peso politico, per questo vogliamo aprirci a tutte quelle forze che si riconoscono in questa collocazione per rendere più forti e concrete le nostre istanze, a partire dai temi e sempre mettendo al centro di ogni proposta la persona, il suo benessere e la sua piena realizzazione sociale». Le grandi manovre dei moderati non disturbano la cabina di regia della maggioranza a Palazzo Chigi. C’è chi sostiene anzi che vi sia la benedizione di Giorgia Meloni, che se da un lato ha tutto l’interesse ad aumentare i numeri della maggioranza, dall’altro non vede male che questo rafforzamento avvenga al di fuori del perimetro dei due soci di minoranza più vistosi, Salvini e Tajani.
La cacciata di Renzi dalla Liguria…
L’area del centro è un vulcano in piena ebollizione. E ad aggiungere magma incandescente è la ‘cacciata’ da parte del Movimento 5 Stelle della lista di Italia Viva dalla Liguria. Riassumendo: Matteo Renzi ha spaccato il suo partito sull’adesione al campo largo, giocandosi una ennesima volta tutto sull’all-in. E ha provato a presentare una lista di appoggio a Andrea Orlando. Ieri il centrosinistra ligure ha risposto picche: la lista renziana, già mascherata nel simbolo, andava depurata da alcuni nomi non graditi. Apriti cielo, Renzi ha rovesciato il tavolo. E Raffaella Paita, alla vigilia dell’Assemblea nazionale di oggi a Roma, liquida così l’impasse: «Italia Viva non parteciperà alle elezioni regionali liguri, lascia ai propri elettori la piena libertà di voto avendo a cuore sempre e solo il futuro della Liguria». Una decisione lacerante che sembra poter calare il sipario sulla commedia del campo largo anche a livello nazionale.