Da l'Arca di Noè ligure alle nomine Rai
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Condoglianze al campo largo: Schlein “bella addormentata” tra ‘consigli’ Renzi e ambiguità Conte che oscilla tra destra e sinistra
27.9.2024 Aldo Rosati, ilriformista.it lettura2’
Condoglianze al campo largo: Schlein “bella addormentata” tra ‘consigli’ Renzi e ambiguità Conte che oscilla tra destra e sinistra
Lo schianto è stato fragoroso, in qualche modo risolutivo. Scompare un termine, quasi una formula magica, che usò per la prima volta Nicola Zingaretti nel 2019 all’indomani della sua elezione al Nazareno, chez Massimiliano Smeriglio (l’ex deputato europeo “bettiniano”, andato a cercar fortuna vanamente con Avs). E continuato a frequentare in versione “bonsai” da Enrico Letta ed ereditato, senza troppi aggiustamenti, da Elly Schlein, che è rimasta con il classico cerino in mano durante l’esplosione.
Il fu campo largo
Nel giro di 48 ore, dopo il testacoda della settimana scorsa a Strasburgo durante la plenaria del Parlamento europeo (4 linee diverse sull’Ucraina), il campo largo ha letteralmente tirato le cuoia. Non una metafora, ma una banale cronaca di giornata. Prima con le quattro mozioni sulla cittadinanza tutte respinte della maggioranza, poi con i distinguo di Giuseppe Conte che non ha firmato il referendum promosso da +Europa (“Se i referendari perdono, addio tentativi di riforma per chissà quanti lustri”, sottolinea il Libdem Alessandro De Nicola). Infine lo scempio finale, consumato ieri tra Montecitorio e Palazzo Madama sul rinnovo del CdA della Rai. Che manda in frantumi l’ostinazione unitaria di Elly Schlein, con i parlamentari del Pd – accompagnati da Italia Viva e Azione (non si potrà certo rimproverargli di essere saliti sul carro dei vincitori, casomai di aver sostenuto una strategia fallimentare) – unici a lasciare le Aule, in una riedizione tragicomica dell’Aventino. Avs e M5S infatti votano e come, contribuendo all’elezione di Roberto Natale (storico portavoce di Laura Boldrini e appassionato chitarrista) e alla riconferma del consigliere uscente Alessandro Di Majo. La maggioranza invece porta nel Consiglio d’Amministrazione del servizio pubblico Antonio Marano (già deputato e direttore di Rai2) e Federica Frangi (promotrice del network giornaliste italiane).
La navigazione tranquilla della maggioranza di governo si completa con le indicazioni del Tesoro: Simona Agnes (che Forza Italia vuole presidente) e Giampaolo Rossi (candidato in pectore al ruolo di amministratore delegato). L’ultimo passaggio in Commissione di Vigilanza dove servono i 2/3 che, se non raggiunti, porterebbero comunque all’elezione come presidente del consigliere più anziano, il leghista Marano (ed è comunque controverso che Azione possa sostituire Maria Stella Gelmini).
La confusione della “Bella addormentata” del Nazareno
Ruoli invertiti, ma stessa drammatica commedia, ancora alla Camera: sul disegno di legge sul lavoro il Pd resta in Aula mentre i 5 stelle escono. Con la prevedibile coda di insulti tra il partito di Giuseppe Conte e quello di Matteo Renzi, che si rinfacciano la confusione della “bella addormentata” del Nazareno, irretita dai perfidi consigli del “diavolo” di Rignano o tradita dall’ambiguità manovriera dell’ex presidente del Consiglio con la pochette.
Con le macerie fumanti e ancora calde, l’aria è obbligatoriamente malsana. Se ne accorge persino Angelo Bonelli, il leader di Avs che è il primo a porgere le “condoglianze”: “Il campo largo non esiste. Perché se esistesse avremmo una situazione differente”. Insomma, Monsieur de Lapalisse, spostate. La “conta” dei danni al Nazareno, riferiscono fonti interne, ammonta a cifre consistenti. Esce frantumato il mandato, perseguito con una pervicacia che le va riconosciuta, dell’Imprevista. La quale pensava, dopo le europee, di poter tirare il fiato, vista la distanza elettorale tra il Pd e il M5S. Un’illusione evaporata nel giro di poche settimane, tra lo scontro “mortale” di Beppe Grillo con Giuseppe Conte e l’affondo finale dell’avvocato di Volturara Appula. Il quale, con una certa coerenza, rivendica la sua indubbia capacità manovriera, tra destra e sinistra, e le porte sbarrate al suo storico detrattore fiorentino.
L’Arca di Noè ligure
Comunque sia la formula zingarettiana perisce, Elly Schlein dovrà farsi venire velocemente un’altra idea. Particolarmente traballante infatti anche l’Arca di Noè trovata in Liguria dal “commissario” Andrea Orlando: premiare i “parenti” meritevoli con il simbolo (tra i quali Azione di Carlo Calenda) e nascondere quelli “rissosi” (come Italia Viva e gli “incolpevoli” Psi e +Europa). Una coalizione letteralmente sbrindellata, dove prima si cerca il sostegno dei cosiddetti centristi, e poi si camuffano con una certa vergogna. Insomma, è la fase montaliana del “meriggiare pallido e assorto”, senza neanche la “triste meraviglia” del grande poeta. Solo le ennesime macerie di una sinistra che proprio non riesce a diventare alternativa a Giorgia Meloni.
Aldo Rosati
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