lettere al direttore Il populismo penale del ddl Sicurezza, roba che nemmeno Bonafede: Il nuovo ddl Sicurezza introduce 24 nuovi reati
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“ In verità, cedere qualunque parte della Palestina equivale a cedere una parte della religione”.Dallo Statuto di Hamas
26 set 2024 lettere Direttore ilfoglio.it lettura3’
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - Da qui al 7 ottobre, un pezzetto di “Statuto di Hamas” al giorno: “Le iniziative di pace, le cosiddette soluzioni pacifiche, le conferenze internazionali per risolvere il problema palestinese contraddicono tutte le credenze del Movimento di resistenza islamico. In verità, cedere qualunque parte della Palestina equivale a cedere una parte della religione”.
Andrea Minuz
Da qui al 7 ottobre, una frase al giorno, o quasi, della guida suprema dei pacifisti di tutto il mondo, Ali Khamenei. “Se le nazioni islamiche usano il loro potere interiore, il regime sionista verrà rimosso dal posto che si trova nel cuore della comunità islamica”.
Al direttore - Un detenuto chiede al bibliotecario di un gulag siberiano un certo libro. Il bibliotecario: “No, non l’abbiamo, ma abbiamo l’autore”. Questa battuta circolava ai tempi dell’Urss di Stalin. Un amico moscovita mi ha detto che oggi circola ancora nella Russia di Putin.
Michele Magno
Al direttore - Quasi tutti mettono sotto accusa quella che è probabilmente la strategia di Benjamin Netanyahu in Libano per raggiungere un cessate il fuoco, vale a dire intensificare gli attacchi allo scopo di indebolire Hezbollah costringendolo a ritirarsi a nord del fiume Litani, o comunque riducendone la forza per mettere il Partito di Dio nell’impossibilità di colpire Israele e consentire a circa 80 mila israeliani di ritornare nelle loro case. Una strategia a quanto pare avallata anche dal presidente americano Joe Biden, non a caso anche lui finito sul banco degli imputati. Ma quale sarebbe l’alternativa? Al di là delle belle parole, pace, cessate il fuoco, diplomazia, come dovrebbe reagire Israele di fronte a un’organizzazione terroristica armata fino ai denti che dopo il 7 ottobre ha lanciato verso quella che chiama “l’entità sionista” più di 8 mila razzi? La via della pace, o quantomeno della tregua, non è forse solo quella di rendere inerme il nemico, o comunque di fiaccarlo, così da consentire a Israele di recuperare la sua sicurezza? E fatti i dovuti distinguo, non è forse la stessa strategia dell’Ucraina, che chiede più armi e di poterle usare in territorio russo proprio per indebolire militarmente la Russia, mettendo Putin con le spalle al muro così da trascinarlo a un tavolo in posizione di debolezza e negoziare una pace giusta? Entrambe le strategie, quella di Netanyahu e quella di Zelensky, contemplano rischi altissimi e persino possibilità di insuccesso. Ma, di nuovo, qual è l’alternativa?
Luca Rocca
Al direttore - Sono due anni che ascolto raffinate disamine sul perché della vittoria della Meloni. Poi ieri sera ho visto “A casa di Maria Latella” su Rai 3, con Carofiglio, Cuperlo, Preziosi, Vergassola e padrona di casa che, davanti a piatti con la bottarga e raffinati dolci rigorosamente al cucchiaio serviti dallo chef, discutevano della crisi della sinistra: e lì ho capito tutto. E ho anche capito perché, purtroppo, vinceranno pure la prossima volta.
Marco Balbi
Al direttore - “Chiunque, senza giustificato motivo, propone l’introduzione di un nuovo reato o la trasformazione di un illecito amministrativo in uno penale è punito con la reclusione fino a un anno. La pena è aumentata se si propone l’introduzione di un reato per il quale la legge stabilisce la pena della reclusione superiore nel massimo a dieci anni”. Un reato del genere fortunatamente non esiste. E, se esistesse, oltre ad andare esattamente nella direzione qui criticata, porterebbe all’applicazione di una sanzione completamente inutile; sarebbe meglio condannare il reo alla lettura dei maestri del diritto penale – pensiamo al prof. Sgubbi – che hanno più volte ricordato come il diritto penale totale sia ormai invocato in ogni situazione come intervento salvifico e, soprattutto, quale preteso rimedio, politicamente e mediaticamente remunerativo, a vari mali sociali. Su queste pagine si è giustamente definito il ddl Sicurezza – appena approvato dalla Camera – il “trionfo del populismo penale” per quanto trasudi di nuovi reati, aggravanti e inasprimenti di pene: reati per punire le occupazioni arbitrarie degli immobili; reati per punire i blocchi stradali; reati per punire le resistenze (anche passive...!) negli istituti penitenziari e nelle strutture di accoglienza per i migranti; e poi tutta una serie di aggravanti, tra cui quella per chi commette reati “a bordo treno o stazioni ferroviarie”. Sfortunatamente, il ddl Sicurezza è però solo l’ultima tappa di un percorso populista risalente negli anni e trasversale da un punto di vista politico: basti pensare alle recenti proposte in tema di “ecocidio” (per punire chi pone in essere condotte con la consapevolezza che esista una sostanziale probabilità che si causi un danno grave e diffuso o a lungo termine all’ambiente o a un ecosistema) e “sfide estreme” (per punire chi pone in pericolo la propria o l’altrui incolumità). Verrebbe da dire – citando un altro libro che potrebbe essere inserito, come sanzione, nell’immaginaria proposta di legge – “punire: una passione contemporanea” (Didier Fassin).
Guido Stampanoni Bassi
Ridere per non piangere. Ps: Il nuovo ddl Sicurezza introduce 24 nuovi reati. Forse neanche Alfonso Bonafede avrebbe avuto il coraggio di arrivare a tanto.