Gli atlantisti dem. Ucraina e armi, i riformisti del Pd danno battaglia sui social: tra non molto Schlein dovrà decidere da che parte del centrosinistra stare
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Ucraina e armi, i riformisti del Pd danno battaglia sui social: tra non molto Schlein dovrà decidere da che parte del centrosinistra stare
Aldo Torchiaro 24.9.2024 alle 12:29 ilriformista.it lettura3’
Nel Partito democratico si preparano, dopo le elezioni regionali sulle quali sono concentrate le campagne elettorali, ad affrontare una fase nuova. L’unità interna, anche in conseguenza della più estesa composizione del Campo largo, vede la necessità di ridare voce a tutte le anime dem. I riformisti di Alessandro Alfieri si ritrovano sulle posizioni di Paolo Gentiloni e di Lorenzo Guerini ma i due front-man, l’uno commissario europeo all’Economia uscente, l’altro presidente del Copasir, non possono esporsi. Per loro parlano allora quei referenti di Base riformista che hanno le mani meno legate. Filippo Sensi, senatore che fu spin doctor di Francesco Rutelli e poi di Matteo Renzi, si tiene lontano dalle interviste ai giornali ma non fa mancare la sua voce, giorno per giorno, su X.
La stessa strategia per Lia Quartapelle, già responsabile Esteri del Nazareno e deputata alla seconda legislatura. Puntualmente i loro spilli, talvolta vere e proprie frecciate, arrivano sotto agli occhi del pubblico dei social media. Sono diventati gli influencer dell’area, senza voler connotare quest’attività di pungolo e di stimolo come una diminutio di quella, più istituzionale, in Aula.
Sensi e Quartapelle, come Giorgio Gori, hanno fatto sapere di essere nettamente contrari alla linea del “pacifismo pragmatico” promossa dalla segreteria Schlein. E di non aver affatto gradito il voto al Parlamento europeo di giovedì scorso sull’autorizzazione all’uso delle armi in territorio russo per Zelensky. Anche ieri sulla bacheca dell’ex Twitter, il senatore Sensi ha dato prova di presidiare con attenzione il limes tra vecchia e nuova sinistra. Guardando al New Labour di Starmer e riportando, per esempio, una notizia solo apparentemente secondaria: «Alla conference del Labour la deputata Rachel Reeves è stata interrotta da manifestanti. Urla, grida. Lei, secca: il Labour rappresenta i lavoratori, non siamo il partito della protesta».
La posizione dei laburisti inglesi, mosca cocchiera nella frastagliata galassia della sinistra europea, è una stella polare per i riformisti italiani. Ancora su X, Sensi guarda alla Danimarca: «Il primo ministro danese ai suoi alleati: basta parlare delle ‘linee rosse’, lasciate che l’Ucraina colpisca la Russia». E poi, impavidamente, cita Ezio Mauro e Angelo Panebianco: “Sono definitivi su dove dovrebbe stare l’Italia sulla aggressione russa all’Ucraina, su dove dovrebbero stare i partiti e la politica, sui valori dai quali non possiamo recedere. Where we stand”.
Tralasciamo di riportare i commenti della base Pd. Che non coincide esattamente con Base riformista. “C’è una spaccatura ideologica seria, nel Pd”, commenta qualcuno sulla timeline. Lia Quartapelle non è da meno: se la prende sui social con Pietrangelo Buttafuoco che alla Biennale di Venezia ha fatto proiettare “un film filorusso, costituente fatto inaccettabile nel corso della guerra cinica e sanguinosa intrapresa dalla Russia contro l’Ucraina”.
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Giorgio Gori, ex sindaco di Bergamo approdato in Europa, spiega sui social perché non era a Strasburgo e ribadisce la sua linea: «Considero condivisibile il testo della risoluzione, più accurato ed equilibrato rispetto a quello approvato a luglio. Sul punto più discusso, riguardante il superamento delle restrizioni all’uso di armi occidentali per colpire target militari in territorio russo, il testo – a differenza di quello portato in votazione a luglio – è puntuale nel circoscrivere obiettivi e condizioni, in linea con il diritto internazionale. Anche rispetto a questo passaggio, fossi stato in Aula, il mio voto sarebbe stato dunque favorevole, in linea con quello del gruppo dei Socialisti e democratici europei».
In attesa del ritorno di Gentiloni, i riformisti dem dunque si compattano intorno alla coerenza dei socialdemocratici europei, ben distinta dalle posizioni di Conte, Fratoianni e Bonelli.
Alla fine, tra non molto, Elly Schlein dovrà scegliere da che parte del centrosinistra stare.