VINCENZO DE LUCA:“MI COLPISCE LA PERDITA DI FRENI INIBITORI DA PARTE DEL GOVERNO MELONI. E’ COME SE L’ITALIA
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SIA STATA NARCOTIZZATA”– SuL CASO SANGIULIANO-BOCCIA: "NON SONO VICENDE PRIVATE, C’È UN INTRECCIO COSÌ EVIDENTE E IMBARAZZANTE
16.settembre 2024 dagospia.com lettura10’
CON LE RESPONSABILITÀ PUBBLICHE. LA DEMOCRAZIA CHE SI TROVA IN QUESTE CONDIZIONI È MALATA. SI È ARRIVATI AL PUNTO DI PERDERE LA DIGNITÀ DELLE ISTITUZIONI. LA CLASSE DIRIGENTE AL POTERE CONFONDE FUNZIONI DI GOVERNO CON LA CONQUISTA DEL BOTTINO” – LE RANDELLATE A LOLLOBRIGIDA (“QUEL MINISTRO NON LO NOMINERÒ NEANCHE SOTTO TORTURA”) E A ELLY SCHLEIN (“IL CAMPO LARGO, CHE BRUTTA ESPRESSIONE.. MEGLIO ALLEANZA POLITICA”)
Estratto dell’articolo di Claudio Cerasa per “Il Foglio”
Abbiamo incontrato il governatore Vincenzo De Luca, presidente della Campania, abbiamo passato un po’ di tempo con lui, in occasione di un evento pubblico, a Salerno (Agrifood) […]
Governatore De Luca, sono passati un po’ di giorni, siamo a bocce ferme, a mente fredda. In un flash: culturalmente parlando, parlando cioè di cultura politica, cosa ha significato lo scandalo che ha toccato il ministro Sangiuliano?
Quello che mi colpisce è un po’ la perdita di freni inibitori, per così dire, da parte del governo. C’è chi dice, lo ha scritto Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera, che con questa vicenda si conclude un percorso di due anni di conformismo in Italia. Quello che in altri periodi avrebbe rappresentato motivo di scandalo o di polemica o di manifestazioni di massa, in questi due anni non ha prodotto niente.
E’ come se l’Italia sia stata narcotizzata. La democrazia che si trova in queste condizioni è malata, rinsecchita. La democrazia vive anche di dialettica. E’ l’esercizio di critica nei confronti del potere. Per l’amor di Dio, senza posizioni ideologiche, senza strumentalizzazioni. Quando si arriva al punto di perdere la dignità delle istituzioni credo sia doveroso intervenire.
In che senso “perdere la dignità delle istituzioni”?
Si dice che stiamo parlando di vicende private… le vicende private sono quelle che si svolgono tra le mura domestiche, sono quelle che non hanno connessione con le responsabilità pubbliche.
Ma se c’è un intreccio così evidente e così imbarazzante con le responsabilità pubbliche, allora queste non sono più vicende private. Sono cose che vanno affrontate. Sapendo che sono state violate delle regole elementari di civiltà istituzionale e democratica. Ma non è il caso di insistere oltre, nei confronti del ministro dimissionario credo di avere già dato.
Possiamo provare a spiegare le vicende di queste settimane facendo un passo in avanti: che cosa ci dicono le storie di questi giorni non sul ministro dimissionario ma sul governo di cui faceva parte? Quale tipo di cultura di governo emerge?
Dobbiamo fare attenzione. Chi vince le elezioni ha il diritto di andare a governare, ovviamente. Ma l’importante è esercitare funzioni di governo senza confonderle con la conquista del bottino. In democrazia quando si esercita un potere non si conquista un bottino, si esercita una funzione. E c’è un equilibrio fra i vari soggetti istituzionali che va rispettato, e questo non avviene spesso in questo momento.
Guardi, onestamente vedo una improbabilità di classe dirigente, soprattutto nei territori e nelle aziende. Qualche mese fa c’è stata una manifestazione di partito, i manager delle aziende pubbliche sono andati a quella manifestazione di partito con la maglietta di quel partito. E questo non va bene. Allora devo dire con grande sincerità che col governo Berlusconi non abbiamo mai avuto questi problemi. Mai.
Berlusconi è stato criticato e messo in croce per tremila questioni, ma aveva un fondo di cultura liberale e democratica che lo portava a rispettare gli interlocutori istituzionali. Ora un po’ per inesperienza e un po’ per lontananza dalle funzioni di governo per lunghi decenni, adesso al governo c’è un apprendistato che non sta producendo (soprattutto per i territori e per le aziende) risultati a mio parere apprezzabili… diciamo così, in maniera molto tenue.
Presidente, ma che cos’è l’amichettismo? In fondo si potrebbe dire che è sempre successo che quando un governo acquisisce poteri non pieni ma sostanziali in alcuni luoghi importanti, in alcuni centri nevralgici del potere, sceglie di piazzare e di selezionare un personale la cui caratteristica è anche la fedeltà a una idea politica. Non è qualcosa di già visto? Non mi dica che si scandalizza.
E’ vero. Il centrosinistra ha fatto cose più o meno simili, per la verità, ma non a questi livelli di eccellenza. Io ho teorizzato che l’Italia è il paese del “mezzo-mezzo e del fare finta”. Il paese nel quale non si decide mai una cosa fino in fondo, e nel quale l’ipocrisia e il fare finta (Francesco de Sanctis diceva “il vivere in maschera”) sono una caratteristica che accomuna tutti quanti.
Per capirci: chi deve governare deve poter contare su classi dirigenti coerenti con il suo programma di governo. Lei sa che vige lo spoils system, vince un presidente e cambiano i vertici delle amministrazioni pubbliche in maniera esplicita. Cambiano perché chi va al governo mette dirigenti che sono funzionali al programma che deve realizzare. Quella è una regola della democrazia chiara, lineare.
In Italia questa cosa non la facciamo del tutto perché siamo il paese del mezzo-mezzo e del fare finta. Lo facciamo, ma non lo ammettiamo. E quando lo facciamo noi, non ci scandalizziamo. Se lo fanno gli altri, sì. […]
A me non scandalizza che sia nominato in una grande azienda un esponente di Fratelli d’Italia. Mi scandalizza se questo esponente va alle feste di partito con la maglietta di FdI. Ecco: nel momento in cui gestisci un’azienda pubblica devi avere senso per le istituzioni. Non è importante la tua appartenenza politica, sono importanti la tua qualità professionale e la tua dignità personale.
Questo è il punto su cui dovremmo insistere. Quando si dice “ma il centrosinistra nelle aziende non ha messo le sue persone?”, questa è una critica giusta. Il centrosinistra ha fatto le stesse cose, ma non credo violando in maniera così clamorosa le regole della competenza, della professionalità, e anche dell’autonomia istituzionale.
Non sono stati pochi, in questi mesi, i ministri di Fratelli d’Italia entrati in sofferenza. Sangiuliano, ok. Poi Urso. Poi Santanchè. E poi, ancora, il ministro Lollobrigida. Siamo a pochi giorni dal G7 dell’Agricoltura, che sarà il 21 settembre a Siracusa. Cosa ne pensa dell’operato del ministro? Devo davvero dirlo, non posso stare in silenzio?
Silenzio assenso?
Sono entrato da qualche settimana in una fase zen, sono alla ricerca del Nirvana. Lasciamo perdere il ministro di “non so che cosa”. Tra l’altro in Italia abbiamo ’sta maledetta abitudine di cambiare sempre la denominazione dei ministeri. Prima si sapeva: ministero dell’Agricoltura, e adesso, come si chiama?
Della sovranità alimentare.
Ecco. Questo non è il titolo di un ministero, è un romanzo! Quando denomini un ministero individui la materia di cui si occupa quel ministero. Ministero delle Infrastrutture: c’è tutto. Non ministero delle Infrastrutture e della Transizione ecologica.
Così si chiamava con il governo Draghi, con il ministro Giovannini. Tutti uguali?
Fu un’altra imbecillità. Allora l’agricoltura. Io non conosco nessun grande paese del mondo che non abbia anche un sistema agricolo e agroindustriale forte e solido. L’unico grande paese con una grande economia che non può contare su questo è proprio la Cina.[…]
Presidente, non penserà mica di cavarsela così.
E’ inutile, quel ministro non lo nominerò neanche sotto tortura. Ho già dato. Cerco il Nirvana.
C’è un altro ministro con cui lei ha avuto una relazione complicata, il ministro Raffaele Fitto. Fitto è il candidato del governo per assumere un ruolo di peso come commissario europeo. Le chiederei: cosa si gioca l’Italia in questa partita e cosa pensa della sua candidatura? Il Pd dovrebbe votare a favore del commissario Fitto senza dare troppo peso ai giochi di potere dei socialisti europei, che hanno mostrato diffidenza nei confronti della possibilità di accettare un ruolo di peso per un ministro che fa parte di un partito che non ha votato per Ursula?
[…]
Ora: si candida Fitto a diventare commissario europeo? Bene. Io credo che serva sempre la lucidità e la forza per capire che quando è in gioco un italiano, per un ruolo importante, dobbiamo sostenerlo. Io sono per votare a favore della nomina del ministro Fitto. Chiedo solo due chiarimenti. Primo, il commissario che va a rapresentare l’Italia deve garantire che rappresenterà l’Italia, non un partito politico.
Poi, secondo, è importante avere un chiarimento di merito rispetto alle politiche di coesione. Cioè il commissario va in Europa per difendere le politiche di coesione, cioè le politiche di recupero dei divari territoriali che abbiamo in Europa o no?
Perché in questo anno c’è stato un rapporto che si è costruito tra Meloni e von der Leyen, e il rapporto era fondamentalmente basato sulla centralizzazione delle risorse a scapito dei territori svantaggiati: questo è il punto di sostanza. Allora noi dovremmo sollecitare un chiarimento su questo tema. Dopo di che, credo che dobbiamo votare a favore di Fitto come commissario europeo, avendo questi chiarimenti. Il Pd lo deve fare.
Presidente, sa che sta per arrivare la domanda. Sa che le stiamo per chiedere se il campo largo sia in condizioni di salute migliori o peggiori della maggioranza.
Il campo largo, che brutta espressione, santo cielo.
Come lo vogliamo chiamare?
Come in ogni paese del mondo: la coalizione politica o alleanza politica. Lei ha mai trovato un cristiano normale che dice “tu sei d’accordo col campo largo?”.
Sono i vertici del suo partito che lo chiamano così.
Ecco, esatto. Direi che questo segnala una difficoltà di comunicazione, in un certo senso: anche a livello di linguaggio siamo lontani dai cristiani normali.
Ma il mondo agricolo è sempre stato sempre ben rappresentato nell’iconografia del centrosinistra: la quercia, l’ulivo, il campo largo…
Tutti ottimi simboli. Ma di sconfitte elettorali.
Presidente, lei qualche giorno fa ha detto che il centrodestra sembra ostaggio dell’agenda Beautiful. Ma è sicuro che l’agenda Beautiful sia così estranea al mondo del centrosinistra? Non le sembra un campo Beautiful quello in cui i galli passano più tempo a beccarsi tra loro che a beccare i propri avversari politici? Troppo impegnati con i loro specchi, poco impegnati a mettere in difficoltà il governo.
Allora mettiamola così, ci sono tanti settori della società italiana che hanno una valutazione critica rispetto all’attività del governo attuale. Alla fine però quando terminiamo di ragionare la domanda che ci fanno è sempre la stessa: l’alternativa a questo governo qual è?
Ottima domanda: qual è l’alternativa?
La risposta non c’è, perché l’alternativa non c’è. Questo è il problema. Allora noi dobbiamo capire che si va al governo se si ha una coalizione ampia, ma soprattutto se si ha un programma che parla alla maggioranza dei cittadini italiani.
Tu vinci una campagna elettorale o hai i voti dei cittadini, se i singoli cittadini, le famiglie e le imprese, immaginano che alla tua vittoria politica si leghi una possibilità di vivere meglio, di avere più serenità, di poter lavorare in maniera più dinamica, di poter guadagnare di più.
Altrimenti perché ti devo votare? Io ricordo che quando era segretario del partito Zingaretti io gli dicevo: “A Zingare’, guarda che io parlo coi cittadini, e se un cittadino mi domanda per quale motivo devo votare questo partito, io non so che dire. Perché non c’è una proposta chiara.
[…]
Ma presidente è un problema di contenuti che mancano, o manca un leader nel centrosinistra? Perché quando lei dice che un’alternativa non c’è si riferisce forse anche al fatto che non c’è un leader in grado di incarnare quella alternativa, o sbaglio?
C’è anche un problema di questo tipo ovviamente. Non abbiamo ancora una leadership in grado di aggregare tutto il fronte. Poi ovviamente bisogna fare i conti con le piccole storie individuali. Ma alla fine il punto è chiaro.
Bisogna convincersi che se si vuole creare un’alternativa a questo governo bisogna creare una coalizione. E bisogna dire con chiarezza che non bisogna essere d’accordo su tutto. Bisogna essere d’accordo sulle cose fondamentali, poi ci possono essere anche opinioni diverse. Ma bisogna capire che quando l’obiettivo è governare l’Italia, eh beh… bisogna avere senso di responsabilità e senso del limite, e anche gli errori del passato che hanno contrapposto leader politici vanno accantonati e va privilegiata invece la chiarezza programmatica.
Se qui di fronte a lei ci fosse la premier Giorgia Meloni e le chiedesse: “Presidente De Luca, mi dica una cosa che dovrei fare e io quella cosa la farò”, quale è la fiche che giocherebbe?
Una cosa e mezza. La mezza è firmare l’accordo di coesione con la regione Campania per i sei miliardi che ci riguardano. Poi c’è una cosa sola che riguarda l’Italia: la sanità pubblica. Un obiettivo, uno: prendete i 4 miliardi di euro che pensate di utilizzare per ridurre lo scaglione Irpef e scaricate questi 4 miliardi sulla sanità pubblica.
Perché se dài a un professionista 15 euro in più al mese non gli cambi la vita, ma se lasci una situazione per la quale un povero cristo muore perché non ha la sanità vicina e non si fa più gli screening perché mandano i medici nei pronto soccorso, se non riesci a dare risposte che salvano la vita delle persone, beh, qui cambia la società italiana, cambiano i valori di fondo. Allora una proposta: 4 miliardi sulla sanità pubblica, punto. A me basterebbe questo.
E se ci fosse qui di fronte a lei il segretario del suo partito Elly Schlein, cosa chiederebbe di fare? Uno slot, una fiche, solo una cosa.
La stessa cosa. Poi posso aggiungere una vecchia proposta di cinque anni fa: un piano di lavoro per i giovani del sud, un piano per 300 mila giovani nella pubblica amministrazione. Suona male “noi burocratizziamo la spesa pubblica”. E’ una grande idiozia, i progetti non vanno fatti perché non c’è il personale, perché da 20 anni hanno impoverito il sistema delle autonomie locali, perché abbiamo l’età media nella pubblica amministrazione (penso alla sanità) di 56 anni.
In America, Francia, Germania nella pubblica amministrazione ci sono dirigenti di 30-35 anni. Non so se è chiaro. Allora per questa parte politica un secondo obiettivo: un piano per il lavoro per 300 mila giovani, poi scaglioniamo gli stipendi. Diamo il 70 per cento dello stipendio il primo anno, poi l’80 per cento, ma gli diamo una speranza. […]
Ci conferma che lei si ricandiderà alle prossime regionali? Non ci sono dubbi su questo, giusto? Non si sa come ma succederà?
Io non ho nessun dubbio. Quando si parla in Italia del terzo mandato… questo è un paese in cui è impressionante il livello di dilettantismo, di approssimazione, qui non legge più niente nessuno. Il mio collega del Veneto, Luca Zaia, il terzo mandato lo sta già facendo. Lo sta pure finendo. Cioè quando non hai fatto il recepimento della legge nazionale, puoi avere un altro mandato. Quindi per noi questo problema non ha nessun rilievo. Terzo mandato, non c’entra niente. Niente giochini, è solo politica, no?