Per un partito liberal-democratico in Italia, che sia plurale e innovativo: i nomi dei primi firmatari

Una forza che rappresenti e difenda la libertà d’impresa, di scambio e di lavoro, l’europeismo e l’atlantismo, che sappia coniugare la tutela dell’ambiente con l’innovazione scientifica e tecnologica,

Redazione 13.9.2024 alle 19:23 ilriformista.it lettura3’

Le elezioni europee dello scorso giugno, così come le elezioni politiche britanniche e francesi, hanno evidenziato come le forze liberal-democratiche e riformatrici svolgano oggi un ruolo cruciale e spesso determinante. Solo in Italia le forze lib-dem (che pure avevano raccolto ben 3 milioni alle politiche del 2022) non riescono ancora a essere protagoniste: a oltre tre anni dalla scadenza naturale dell’attuale legislatura nazionale, e all’inizio di una legislatura europea che purtroppo non vedrà rappresentanti italiani, c’è ora il tempo per evitare che il disastro del 9 giugno segni anche il futuro. È tempo di superare divisioni, incomprensioni e tentazioni di arroccamento personale, per avviare una stagione di ricostruzione unitaria dell’iniziativa liberal-democratica in Italia: serve un unico contenitore, che alle prossime elezioni offra agli italiani un’alternativa chiara e comprensibile tanto ai sovranisti quanto ai “fronti popolari”.

Una forza che rappresenti e difenda la libertà d’impresa, di scambio e di lavoro, l’europeismo e l’atlantismo, che sappia coniugare la tutela dell’ambiente con l’innovazione scientifica e tecnologica, che difenda il rigore di bilancio diminuendo e riqualificando la spesa pubblica e abbassando e rendendo più razionali le tasse, il merito anche nella pubblica amministrazione, la concorrenza e le liberalizzazioni e che promuova lo stato di diritto, la giustizia giusta, le libertà individuali e il modello della società aperta. Una forza che sappia innovare le forme e gli strumenti di partecipazione politica, anche per dare voce e partecipazione ai più giovani, e che sappia tradurre le sue istanze in proposte concrete e pragmatiche per la vita di tutti i giorni, dialogando con le realtà civiche e sociali, con il terzo settore e con il mondo del lavoro e dell’impresa. Il rapporto Draghi ci ha posto di fronte le sfide per l’Occidente e l’Europa. Bisogna saperle affrontare.

Le scelte concrete su alleanze, coalizioni, desistenze o accordi programmatici vanno rimandate a una fase successiva, per non cadere nella trappola asfittica del “bipopulismo” italiano.

La priorità è dare soggettività e unicità all’iniziativa liberal-democratica, il resto seguirà. Sotto questo profilo l’appello di Enrico Costa e Luigi Marattin ha costituito un importante segnale. La debolezza delle attuali formazioni liberal-democratiche deriva anche dalla loro natura di partiti fondati essenzialmente sull’iniziativa personale di un leader. È dunque nell’interesse di tutti, a partire proprio dai fondatori di questi movimenti, che tale dimensione personale sia superata, per arrivare a un processo costituente che porti alla nascita di un partito unitario fondato su regole trasparenti e democratiche che assicurino pluralità e contendibilità.

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Noi riteniamo che questo processo possa e debba sostanziarsi – fin da subito – nell’organizzazione di procedure aperte, trasparenti ed eque per la scelta della leadership e della linea politica, capaci di restituire vivacità e ottimismo all’elettorato, precedute da un periodo di ascolto e confronto con gli elettori, cui far seguire immediatamente la fase congressuale del soggetto politico unitario.

Ci rivolgiamo quindi direttamente agli elettori, ai dirigenti e attivisti delle singole forze: abbiamo molto rispetto per il dibattito interno ai vostri partiti e comprendiamo la difficoltà insita in un processo di destrutturazione e di riaggregazione, ma né i veti personali né le scorie del passato possono essere un’obiezione credibile alla necessità di dotare l’Italia di quella forza riformatrice che la storia, il futuro e il ruolo europeo del paese meritano. Un partito politico unitario, autonomo dai poli, liberaldemocratico è l’obiettivo cui tendere. Il cambiamento è il frutto delle nostre azioni e del nostro coinvolgimento e prescinde dai contenitori che momentaneamente possono abilitarlo. Il tempo è arrivato per una sfida che non chiede passi indietro o di lato a nessuno, ma che chiede a tutti di fare un passo avanti.

FIRMATARI

Massimiliano Annetta, giurista

Ugo Arrigo, economista,

Ernesto Auci, giornalista

Pierluigi Barrotta, docente universitario

Carlo Alberto Carnevale Maffè, economista

Anna Maria Corazza Bildt, imprenditrice già europarlamentare

Carlo Cottarelli, economista

Edoardo Croci, economista

Stefano Da Empoli, economista

Franco Debenedetti, imprenditore, editorialista

Alessandro De Nicola, avvocato

Martina Dlabajová, imprenditrice già europarlamentare ALDE

Piercamillo Falasca, giornalista e consulente aziendale

Renato Falci, dirigente

Valerio Federico, dirigente politico

Dario Frigerio, dirigente

Giampaolo Galli, economista direttore Osservatorio Conti Pubblici

Riccardo Gallo, economista

Paolo Garonna, economista

Nicola Giocoli, economista

Edgardo Gulotta, giornalista vice-direttore TG La 7

Paul Köllensperger, consigliere regionale Team K

Giacomo Mannheimer, manager

Samuele Murtinu, economista

Enrico Musso, economista

Marta Federica Ottaviani, giornalista

Emanuela Pistoia, giurista

Riccardo Puglisi, economista

Dino Rinoldi, giurista

Filippo Rossi, giornalista

Sergio Scalpelli, dirigente

Chicco Testa, imprenditore

Alessandro Tommasi, imprenditore

Claudio Velardi, giornalista, direttore Il Riformista

Francesco Venier, economista

Marianna Vintiadis, imprenditore, economista

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