Il ministro riscaldato. La sfida egemonica sconfitta dalla dieta mediterranea
- Dettagli
- Categoria: Italia
La destra compie e il grande sforzo di dipingere Maria Rosaria Boccia come una sorta di Mata Hari per nobilitare la vicenda. Ma non convince,
6.9.2024 Francesco Cundari, linkiesta.it lettura2’
scrive Francesco Cundari nella newsletter “La Linea”. Arriva tutte le mattine dal lunedì al venerdì più o meno alle sette
Della prima, fluviale e di sicuro non ultima intervista di Maria Rosaria Boccia sui suoi rapporti con Gennaro Sangiuliano, rilasciata alla Stampa, e dei mille retroscena che riportano sue analoghe o anche peggiori confidenze fatte «agli amici più cari» sugli altri giornali, mi interessano solo quei piccoli dettagli che fanno grande una sceneggiatura. Ad esempio la spiegazione di come si sia avvicinata alla politica: «Sentivo il bisogno di divulgare agli italiani i benefici della dieta mediterranea e della corretta alimentazione». O il fatto che il ministro e l’aspirante collaboratrice si siano conosciuti «nell’agosto del 2023 a Pompei alla presentazione della candidatura della cucina italiana a patrimonio dell’Unesco» (nel tribunale della mia coscienza, basterebbe questo per emettere la sentenza).
O la testimonianza fornita al Corriere della sera dalla parlamentare di Forza Italia Annarita Patriarca, secondo la quale «la signorina Maria Rosaria Boccia ha provato ad agganciare un po’ tutti noi parlamentari campani, ha fatto il giro completo» («So che ha lavorato anche con altri colleghi, Catello Vitiello, Gimmi Cangiano, Simona Loizzo. Ma con ciascuno di loro una volta sola…»). Un ritratto che permette forse di riportare alle giuste proporzioni anche gli ultimi tentativi di presentarla come una sorta di Mata Hari, nel chiaro intento di nobilitare questa tristissima vicenda con le ombre del complotto internazionale.
Dal punto di vista politico, continuo a pensare che lo scandalo non sia la nomina di Boccia a consigliera del ministero della Cultura, poi sfumata, ma quella di Sangiuliano a ministro. E non certo per le sue conversazioni private, ma per le sue dichiarazioni pubbliche, le sue interviste, i suoi libri (in ordine crescente di gravità). Se questi sono gli ingegni che la soffocante egemonia della sinistra aveva finora tenuto ingiustamente ai margini della cultura, come tanti ripetono ancora oggi, verrebbe la tentazione di rivalutare persino il più truce zdanovismo.
Sarebbe questa la nuova classe dirigente chiamata, secondo Giorgia Meloni, a «fare la storia»? Da Sangiuliano a Santanchè, passando per Lollobrigida e La Russa, è lecito qualche dubbio. Anche perché non si capisce bene di quale storia si parli, considerato che sono stati tutti al governo per buona parte degli ultimi trent’anni, grazie all’alleanza con Silvio Berlusconi, un signore che oltre a governare il paese aveva pure una certe influenza su mezzi di comunicazione, televisioni, giornali e case editrici. Dunque di quale emarginazione, di quale prima volta, di quale «occasione storica» parla Meloni, che nel governo Berlusconi era ministra già nel 2008, poco più che trentenne?
L’impressione è che l’occasione sia data dal fatto che ora, liberi dall’ipoteca berlusconiana e dunque liberi anzitutto di essere se stessi, i Fratelli d’Italia si ricolleghino sempre più esplicitamente alla matrice del Movimento sociale, rimuovendo, se non proprio rinnegando, il percorso verso una destra liberale e moderna compiuto con An.
Per il resto, è sempre sempre sempre la stessa storia. È lo schema fisso con cui giocano i populisti. Cominciano gridando che gli altri sono tutti uguali, tutti farabutti, tutti bugiardi, che loro sono gli unici diversi, ed è proprio per questo, ovviamente, che sono ingiustamente disprezzati e tenuti ai margini, e quando alla prima occasione dimostrano di comportarsi assai peggio dei predecessori, la reazione è sempre la stessa: ma che volete da me? Così fan tutti.
Colti sul fatto e messi alle strette, dopo avere negato, inventato, provato a buttare la palla in tribuna e cambiato versione una decina di volte, esaurita ogni altra possibile via di fuga, tornano sempre lì: e quelli di prima, allora?
Commenti
Da dagospia.com oggi
Estratto dell'articolo di Federico Monga per “La Stampa”
6 Settembre 2024 - 10:14 di Redazione, open.online
Se fosse vero, significherebbe che l’influencer ha a disposizione tutte le chat con i membri del governo
Secondo il giornale Domani Maria Rosaria Boccia ha scaricato la cronologia delle chat su Whatsapp del ministro Gennaro Sangiuliano. Il quotidiano cita «fonti autorevoli vicine allo scandalo». E sostiene che «l’entourage di Boccia avrebbe fatto sapere al Mic che la pompeiana avrebbe scaricato sul computer tutta la cronologia delle chat WhatsApp del cellulare del ministro, tramite il qr code». Se questo fosse vero, significherebbe che Boccia ha a sua disposizione tutte le chat di Sangiuliano. Anche quelle con la premier Giorgia Meloni. «Non sono ricattabile», ha fatto sapere l’ex direttore del Tg2. Ma se i timori di Palazzo Chigi fossero fondati, ragiona il quotidiano, a essere ricattabile non sarebbe il solo ministro, ma tutto il governo.
Poi la rivelazione: "Mi dicono che avesse cominciato a farsi avanti già dalla scorsa legislatura". E qui l'ulteriore sorpresa. A chi le chiede se questi contatti nella precedente legislatura fossero tutti col centrodestra, la Patriarca risponde così: "Eh no, con chi stava al governo". Insomma a quanto pare la Boccia aveva contatti trasversali...
RSS feed dei commenti di questo post.