IL PRESIDENTE DEL PPE MANFRED WEBER CONFERMA QUELLO CHE QUESTO DISGRAZIATO SITO SCRIVE DA MESI:
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“LA MELONI È ISOLATA A BRUXELLES PER COLPA DI SALVINI”. – WEBER IERI A ROMA HA VISTO LA PREMIER: “GIUSTO AIUTARLA MA DIVENTI EUROPEISTA”
29.8.2024 dagospia.com lettura3’
– IL CRUCCO, NEMICO NUMERO UNO DI URSULA E CHE PRIMA DELLE ELEZIONI EUROPEE BRIGAVA PER UN’ALLEANZA POPOLARI-CONSERVATORI, SPIEGA CHE LA SORA GIORGIA E’ FUORI DAI GIOCHI VISTO CHE MACRON, SCHOLZ E TUSK, IL TRIO CHE COMANDA IN EUROPA, NON HA INTENZIONE DI FARLE CONCESSIONI DOPO CHE NON HA VOTATO LA CONFERMA DI VON DER LEYEN – WEBER IERI A ROMA HA VISTO LA PREMIER: “GIUSTO AIUTARLA MA DIVENTI EUROPEISTA”. E SU FITTO…
Pnrr, da Bruxelles via libera alla quinta rata da 11 miliardi
Tommaso Ciriaco per la Repubblica - Estratti
Esce dalla fondazione Adenauer sorridente. Manfred Weber parla al telefonino. Lo attende un’auto che lo deve condurre ad una cena organizzata dal suo carissimo amico Antonio Tajani. È l’ultima tappa del suo tour italiano. Al mattino ricevuto da Raffaele Fitto, a pranzo da Giorgia Meloni. Un incontro che doveva restare riservato, anche perché il presidente del Ppe non è il miglior amico di Ursula von der Leyen.
E di politica italiana parla a lungo e senza rete nel cuore della rappresentanza della Cdu a Roma, davanti a numerosi presenti. Lo fermiamo prima che chiuda lo sportello. «Ragionamenti informali, di background» , ci dice quando gli annunciamo che pubblicheremo i concetti espressi a porte chiuse. Troppo interessanti, d’altra parte, per non riportarli.
«Meloni in questo momento è isolata — è l’avvio dei ragionamenti di Weber — Lo è perché Scholz e Macron hanno chiesto a von der Leyen di non andare oltre il perimetro di Ppe, socialisti e liberali. Le hanno fatto pressione affinché non parlasse con la premier italiana, tenendo dunque fuori i Conservatori». È la fotografia della dinamica politica che ha portato al bis di Ursula alla guida della Commissione, frutto di un patto tra le tradizionali famiglie europee. «Scholz ha posto il veto su di lei — ricorda sempre a porte chiuse il presidente dei popolari europei — e Macron ha avuto forti tensioni con Meloni».
Questo isolamento ha condotto Roma fuori dalla cabina di comando dell’Unione, almeno in partenza. Una condizione che non piace a Weber, espressione dell’ala destra del Ppe, peso massimo tedesco da anni in competizione proprio con von der Leyen, ma comunque tra i protagonisti della sua rielezione avvenuta nonostante il voto contrario di Fratelli d’Italia.
«Io penso che Meloni vada fatta rientrare nei giochi per la stabilità dell’Europa», è la tesi che consegna in questo incontro romano, «anche perché il Partito popolare non può certo assumere i veti dei socialisti o dei liberali ». Ma questa possibilità dipende da due variabili, aggiunge. Anzi, «da due incognite».
Quali? «La prima incognita è Meloni: come si comporterà nei prossimi mesi? Si attesterà su posizioni europeiste o manterrà la linea assunta con il no a von der Leyen?
Noi speriamo che scelga la prima strada, ovviamente». Ma c’è un altro enorme punto interrogativo che si frappone all’eventuale disegno di tornare a coinvolgere la presidente del Consiglio, secondo Weber: «Il vero problema di Meloni è Salvini, perché è lui che fa deviare la rotta della premier sulle questioni europee». È la sindrome del nemico a destra, l’eterno inseguimento del leghista da parte di Palazzo Chigi. Fosse per il numero uno dei popolari europei, comunque, superati questi due ostacoli sarebbe necessario parlare con la presidente del Consiglio: «Noi siamo per cooperare con i Conservatori ».
Non significa una fusione con i popolari, ma collaborare all’Europarlamento «sui dossier». Uno, in particolare: «Quello dell’ambiente e dell’energia », sostiene. Si riferisce al Green deal, su cui il Ppe ha rotto in passato con socialisti e liberali.
Weber continua a ragionare di Italia e scenari futuri. Non si spinge, almeno nel chiuso della fondazione Adeneuer, a ragionare della preoccupazione sulle questioni di bilancio e del Pnrr italiano, che pure allarmano Germania e Bruxelles. Ne avrebbe però discusso con Meloni.
«Ma — rileva — esiste un problema di crescita dell’economia italiana». A Palazzo Chigi, aggiunge, abbiamo ragionato «degli accordi sui migranti con Tunisia e Albania».
A Roma, il presidente del Ppe incontra anche Raffaele Fitto. È il nome su cui punta il governo come nuovo commissario italiano per Bruxelles. Con lui l’incontro è stato m olto di più di una formalità, anzi: un faccia a faccia denso di contenuti.
Di certo, Weber stima il ministro del Pnrr italiano e non lo nasconde: «È moderato e garantisce stabilità». A lui assicurerà l’aiuto del Ppe per superare l’esame dell’Europarlamento. Non si espone però sulla possibilità che rivesta anche l’incarico di vicepresidente esecutivo, obiettivo di Meloni: «Se lo sarà? Bella domanda! Non me ne sto occupando». Come a dire: decide Ursula
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Tensione nell'Ue, Italia e Ungheria contro Borrell
“L'alto rappresentante punta a togliere le limitazioni sull'uso di armi occidentali inviate a Kiev
29 agosto 2024, 15:26 Redazione ANSA
Tensione nell'Unione europea sulle dichiarazioni dell'alto rappresentante Josep Borrell che propone di togliere le limitazioni sull'uso delle armi occidentali inviate all'Ucraina e di sanzionare i ministri di Israele che "hanno lanciato messaggi d'odio, incitazione a commettere crimini di guerra contro i palestinesi".
"Le restrizioni all'uso delle armi date all'Ucraina devono essere revocate, ci deve poter essere pieno utilizzo per colpire obiettivi militari in Russia in linea con le regole internazionali", ha detto l'alto rappresentante Ue Josep Borrell accogliendo il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba a Bruxelles per il consiglio informale esteri.
L'Unione Europea "ha iniziato a trasferire all'Ucraina" i proventi dei beni russi immobilizzati e a finanziare direttamente gli Stati membri per fornire armi a Kiev, ha detto Josep Borrell. "Abbiamo già trasferito 1,4 miliardi", ha precisato.
I limiti per Kiev per quanto riguarda le armi italiane 'restano' e l'idea di sanzionare esponenti del governo israeliano è 'irreale', replica il ministro degli Esteri Tajani.
"Proposte sconsiderate da Bruxelles sia sull'Ucraina che sul Medio Oriente. La pericolosa furia dell'Alto Rappresentante deve essere fermata. Non vogliamo altre armi in Ucraina, non vogliamo altri morti, non vogliamo un'escalation della guerra, non vogliamo un'escalation della crisi in Medio Oriente. Oggi continuiamo ad adottare una posizione pacifica e di buon senso". Lo scrive in un post su Facebook il ministro degli Esteri ungherese, Péter Szijjártó.
Un'alta fonte diplomatica europea, intanto, dice all'ANSA che 'sono possibili negoziati Kiev-Mosca prima delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti', anche perche' 'i ritardi negli aiuti forzano Zelensky a trattare'.”
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