GIORGIA MELONI È VOLATA A PARIGI PER FARE QUELLO CHE LE RIESCE MEGLIO: LA VITTIMA –
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SI È LAMENTATA CON IL PRESIDENTE DEL CIO, THOMAS BACH, DEL TRATTAMENTO RISERVATO AD ANGELA CARINI,
3.8.2024 dagospia.com lettura3’
RITIRATASI PER I PUGNI TROPPO FORTI DELLA PUGILE ALGERINA IPERSEX IMANE KHELIF – E NONOSTANTE IL COMITATO OLIMPICO TENGA IL PUNTO (“KHELIF È DONNA”), LA DUCETTA CAVALCA LA POLEMICA, PER NON PARLARE DEI VERI PROBLEMI DEL PAESE: GLI SCAZZI CON L’EUROPA, L’IRRILEVANZA ITALIANA E, SOPRATTUTTO, I CONTI PUBBLICI…
CARINI: BACH RIBADISCE 'MAI AVUTO DUBBI, KHELIF È DONNA' ++
(ANSA) - "Abbiamo due pugili che sono nate donne, che sono cresciute come donne, che hanno passaporti femminili e che hanno gareggiato come donne per anni. Questa è una chiara definizione di donna. Non c'è mai stato il minimo dubbio al riguardo". Thomas Bach, presidente del Cio, ribadisce in una conferenza stampa-punto della situazione di Parigi 2024, la posizione espressa ieri all'ANSA subito dopo l'incontro con la premier Giorgia Meloni sul caso Carini-Khelif.
IL SOVRANISMO DI GIORGIA CHE ADESSO ISOLA L’ITALIA ANCHE NELLO SPORT
Estratto dell’articolo di Concetto Vecchio per “la Repubblica”
Ci siamo fatti riconoscere anche al Cio. Giorgia Meloni, incontrando ieri il presidente del Comitato olimpico Thomas Bach, a cui, con un’interferenza inelegante, ha portato le rimostranze del nostro governo per come sarebbe stata trattata la pugile Angela Carini, è tornata alla recita che le viene meglio: quella di vittima.
[…] dopo essersi messa ai margini dell’Europa, non votando per Ursula von der Leyen, ora si mettono in discussione anche le regole internazionali dello sport. È nata ufficialmente la dottrina del sovranismo sportivo. Sono giorni che le piace atteggiarsi a madre della nazione. Prima postando dalla Cina la foto della figlia, “topolina”, e poi facendo la carezza a Carini, che in apertura di Tg1 l’ha definita “una madre”. Insomma, ci pensa mamma Giorgia a difenderci dai presunti soprusi. Una madre con le mani ai fianchi, che inveisce, polemizza, e fa scudo al buon nome italico. Imbronciata. Offesa.
[…] Si mescolano, in questo atteggiamento molte convenienze per la destra. In primis quello di trovare un diversivo, che consenta di non parlare dell’isolamento drammatico in cui siamo sprofondati nell’Unione europea, dei treni che accumulano ritardi spaventosi (vero ministro Salvini?), dell’autunno lacrime e sangue che ci attende. […]
Ma l’intento è anche quello di rafforzare l’italianità ferita. «Un trans ha picchiato una nostra atleta», nella narrazione della destra, capeggiata da Ignazio La Russa: il trans sarebbe una donna, l’atleta algerina Imane Khelif contro cui Carini ha rinunciato a combattere perché troppo “maschio”.
Fratelli d’Italia l’ha presa alla lettera. Ha infatti presentato un’interrogazione parlamentare alla Commissione dell’Unione europea in cui cita Imane Khelif al maschile.
[…] E poi sono giorni che ce la prendiamo con gli arbitri, in un crescendo di accuse, rispolverando così quella forma di piagnisteo che anni fa un grande sportivo che ama l’Italia come Julio Velasco definì “la cultura dell’alibi”. È sempre colpa di qualcun altro.
[…] Ora un premier dovrebbe assorbire non esasperare i nostri peggiori vizi. Invece si fa asse con la Federazione della boxe, che escluse l’atleta algerina per le stesse ragioni per cui la vorrebbe estromettere La Russa, che ha già invitato Carini al Senato. Solo che si tratta di una federazione non riconosciuta dal Cio, gestita da Umar Kremlev, imprenditore vicino a Putin. E ieri, chissà a che titolo, sul caso è intervenuto persino Dmitrij Peskov, il portavoce dello zar. E quindi questa storia è anche un singolare affaire geopolitico. Una triangolazione sovranista. E anche gli ungheresi di Orban, c’era da giurarci, si sono accodati nella polemica contro Khelif. La sacra alleanza così è magicamente ricomposta.
[…] Non è mai simpatico fare paragoni. Ma salta all’occhio la differenza tra il signorile Mattarella che si prende la pioggia dell’inaugurazione, e stringe la mano ai nostri atleti, li incoraggia […] con più silenzi che parole, affettuosamente prossimo, e la nostra premier che si nutre del rancore e del melodramma continuo.
[…] Già abbiamo fatto incavolare la Fifa, con un emendamento che consentiva il ricorso al Tar, scavalcando la giustizia sportiva, al punto che minacciavano di escluderci dall’organizzazione degli Europei del 2032. È di ieri la notizia, diffusa da Dagospia, che la destra vorrebbe cacciare il presidente della Figc per metterci Marco Mezzaroma, amico di Giorgia Meloni.
[…] Ci vorrebbe un po’ più serietà. Viene da rimpiangere Gianni Brera secondo cui in Italia il rivoluzionario vero va in ufficio la mattina alle otto e mezzo e fa tutto intero il suo dovere fino al termine della giornata