Pnrr 2024, spesi solo 9,4 miliardi ma è assegnato l’85% dei fondi

Nella nuova relazione del Governo uscite totali a 51,3 miliardi, sotto le previsioni. Messo a gara il 91% delle misure attivate. Più avanti la digitalizzazione, in affanno inclusione (pagamenti al 10%) e sanità (12%)

23.7.2024 di Manuela Perrone e Gianni Trovati, ilsole24ore.it lett3’

Il Pnrr italiano viaggia con il freno a mano tirato, come temono in molti anche al ministero all’Economia guardando ai dati della spesa effettiva? Oppure corre ai ritmi da primato rivendicati a più riprese da Palazzo Chigi?

I numeri contenuti nella nuova relazione semestrale sullo stato di avanzamento del Piano nazionale di ripresa e resilienza, presentati ieri dal ministro Raffaele Fitto in cabina di regia, presente la premier Giorgia Meloni, offrono gli strumenti per una lettura più articolata, che non cancella le preoccupazioni, ma indica qualche elemento incoraggiante in prospettiva.

La spesa, in effetti, rimane bassa. Il conteggio aggiornato al 30 giugno la misura in 51,36 miliardi di euro, cioè solo 9,4 miliardi sopra i livelli di fine 2023 (42 miliardi); i 45,6 scritti nella precedente relazione comprendevano anche interventi poi usciti dal Pnrr con la rimodulazione approvata a dicembre. La geografia più complessiva delle risorse del Pnrr mostra però anche che 164,79 miliardi su 194,42 miliardi sono ormai assegnati ai soggetti attuatori dopo che i progetti da finanziare sono stati individuati con bandi, avvisi, circolari o altri provvedimenti. In pratica, insomma, l’85% dei fondi ha trovato la propria destinazione. Non solo. Delle misure che passano attraverso una gara, e che valgono in totale 132,77 miliardi, sono state attivate procedure per 122,04 miliardi (il 92%) e avviate gare per 111,62 miliardi (il 91% del totale attivato).

Questo significa che la spesa va ancora a rilento, con meno di 10 miliardi pagati nella prima metà di un anno che secondo i calcoli Upb dovrebbe registrare uscite effettive per 40,27 mliardi per tenere il passo necessario ad arrivare al traguardo entro il 2026. Ma l’ampio ventaglio di assegnazioni e gare suggerisce che la curva della spesa reale è destinata a salire. Anche molto velocemente, secondo Fitto, che invita a guardare «il bicchiere mezzo pieno», riassunto dalla fotografia sintetica scattata nella relazione: ottenuta la quinta rata da 11 miliardi e richiesta la sesta da 8,5, l’Italia ha ricevuto 102,5 miliardi, cioè il 53% della dotazione complessiva, e ha attestato il raggiungimento dei traguardi collegati al 63% dei fondi del Piano. Dati che per Fitto sono «un’importante iniezione di fiducia».

Fiducia che però raggiunge intensità diverse a seconda dei capitoli del Pnrr. Un buon indicatore per approssimarla è dato dalla percentuale di spesa già registrata sul totale degli interventi attivati: la prima Missione, quella dedicata a digitalizzazione, Pa, cultura e turismo, emerge come la protagonista assoluta. Con i suoi 18,33 miliardi totalizza da sola il 35,7% delle uscite effettive, pur valendo solo il 21,3% del Piano: in questa voce l’avanzamento finanziario è al 49% e vince per distacco il confronto con la Missione 2 (transizione ecologica) che arriva seconda con il 33%, pur essendo in valore assoluto la più corposa dell’intero Piano.

In particolare difficoltà invece si confermano la Missione 5 (inclusione e coesione), ferma al 10%, e la 6, dedicata alla sanità, che non va oltre il 12 per cento.

Anche per questo l’attenzione sul rischio ritardi rimane alta, così come la volontà di Fitto di procedere con la messa sotto esame delle responsabilità dei singoli soggetti attuatori, come previsto dall’articolo 2 del decreto legge Pnrr quater (19/2024). Proprio oggi scadono i termini entro i quali le amministrazioni titolari di interventi del Piano devono aggiornare lo stato reale di attuazione del Piano. Fotografia alla mano, il Governo valuterà l’esercizio dei poteri sostitutivi nei confronti degli attuatori in ritardo rispetto ai cronoprogrammi procedurali e finanziari.

Fitto non si sbilancia sull’esito del monitoraggio, ma sottolinea come il meccanismo rappresenti la tessera mancante del mosaico evidenziando le responsabilità di chi inciampa nelle tappe dell’attuazione. Chiaro il principio. «Se sei in ritardo ci pensi tu a restituire le risorse», ha sintetizzato il ministro, ribadendo il concetto che già in più di un’occasione ha acceso qualche polemica con i soggetti attuatori, enti locali in primis. Si vedrà nelle prossime puntate.

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