Ai domiciliari dal 7 maggio. Toti è destinato alla prigione a vita, nuovo arresto per il governatore:

ancora una volta un magistrato non guarda ai fatti ma alla personalità. Neanche salvare la forma, solo colpi sotto la cintura, per il prigioniero Toti

Tiziana Maiolo — 19 Luglio 2024 ilriformista.it lettura4’

Neanche salvare la forma, solo colpi sotto la cintura, per il prigioniero Toti. In piazza chiedono le dimissioni. E nello stesso giorno al palazzo di giustizia una nuova ordinanza di custodia cautelare per finanziamento illecito. Ebbene sì, il governatore della Liguria è stato di nuovo arrestato. Come del resto veniva chiesto con diversi articoli ogni giorno dal quotidiano di fiducia “Il Secolo XIX”. Nulla di nuovo, si tratta della vicenda di una serie di spot di Esselunga su Primocanale e sulla Terrazza Colombo per la quale sono indagati l’ex ad della rete commerciale Francesco Moncada, dimissionario fin dal 7 maggio, e l’editore dell’emittente Maurizio Rossi. 50.000 euro, secondo l’accusa, sarebbero stati versati per favorire con una serie di spot la candidatura alle elezioni comunali di Genova del sindaco Marco Bucci.

Che cosa c’è di nuovo? Nulla, apparentemente, se non il fatto che ancora una volta dalla bocca di un magistrato (in questo caso la gip Paola Maggioni) escono parole che riguardano poco i fatti, ma molto la personalità di Toti. Che sarebbe propenso a delinquere un po’ per sua natura. Il che dovrebbe portare alla conclusione che dovrebbe restare in vinculis a vita, messo in cattività per impedire che rechi danni alla società. Intanto dalla piazza urlano per le dimissioni, la sinistra infiocchettata e virtuosa di Elly Schlein – incapace di rivendicare la nobiltà della politica, quella misera di Fratoianni e Bonelli, brava a liberare una detenuta e che ne vuole carcerato a vita un altro – e quella di Conte che preferisce manette per tutti. E contemporaneamente, ma si sa che queste sono sempre e solo coincidenze, nell’ordinanza si legge che “…il predetto continua tuttora a rivestire le medesime funzioni e le cariche pubblicistiche con conseguente possibilità che le stesse vengano nuovamente messe al servizio di interessi privati in cambio di finanziamenti”.

È chiaro che la giudice non sta chiedendo a Toti di dimettersi (a questo basta già la piazza), ma ritiene che finché lui occuperà il posto di presidente della Regione potrà continuare a peccare, cioè commettere reati, quasi come se avesse una forza interiore misteriosa che lo costringe a farlo. Torna in scena, insieme al pericolo “concreto e attuale”, anche se non ci sono scadenze elettorali all’orizzonte, di reiterazione del reato, quello dell’inquinamento delle prove, già escluso dai giudici del tribunale del riesame. Ma siamo in un altro film, quello che vedeva all’orizzonte la speranza di Esselunga di poter aprire due supermercati a Rapallo e Savona, che rappresentavano in realtà il sogno degli abitanti dei due Comuni e anche dei turisti, dopo anni di monopolio e dominio incontrastato delle Coop. Quelle che piacciono ai manifestanti di Piazza de Ferrari, non sappiamo se anche alle toghe genovesi, quelle dell’accusa e quelle dei giudici.

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Fatto sta che di quei supermercati finora non si vedono neanche le fondamenta. A pubblicizzare la qualità di quei centri commerciali avrebbero dovuto servire gli spot su Primocanale, per far sapere ai cittadini liguri che non esistono solo le Coop. E se Giovanni Toti (da bravo amministratore) si fosse adoperato perché dal Ponente al Levante ci fosse un po’ più di concorrenza nel settore agroalimentare, i cittadini gli sarebbero stati grati. Ma l’ordinanza gli mette le manette perché sospetta che esista “pericolo concreto che possa continuare ad agevolare interessi di alcuni gruppi imprenditoriali”. In cambio di che cosa? Di qualche spot elettorale, mischiato in mezzo a quelli divertenti che travestivano le melanzane e le zucchine, in favore del candidato (e votatissimo) sindaco Marco Bucci. Ma c’è anche il pericolo, scrive ancora la giudice, che Toti si dia da fare per inquinare il quadro probatorio. In che modo? Entrando “in contatto con altri indagati per elaborare una strategia comune o che, sfruttando l’influenza derivante dalle funzioni svolte, contatti altre persone in grado di fornire circostanze utili ai fini di una conveniente ricostruzione delle nuove condotte criminose emerse”.

A questo punto non ci resta che dar ragion al ministro Nordio, quando dice che in certi provvedimenti non si capisce niente. Perché, soprattutto, mancano di coerenza. Ora Giovanni Toti, su autorizzazione degli stessi pm e giudici, sta incontrando mezzo mondo. E i casi sono due: o ci sono le cimici anche in casa sua o è evidente che le “condotte criminose” avrebbe potuto veicolarle all’esterno in ogni modo. Se non ha veicolato è perché nulla di criminoso aveva da comunicare. Ora comunque il gioco dell’oca torna alla partenza: interrogatorio di garanzia, magari divieto d’incontro con il vicepremier Salvini, appuntamento già previsto e autorizzato. Magra soddisfazione: il Comitato di Presidenza del Csm, su sollecitazione di Isabella Bertolini e Claudia Eccher, ha autorizzato l’apertura di una pratica per valutare eventuali provvedimenti disciplinari nei confronti dei giudici del riesame e del loro linguaggio moralistico e ironico nei confronti del detenuto Toti. Prigioniero a vita.

Tiziana Maiolo Politica e giornalista italiana è stata deputato della Repubblica Italiana nella XI, XII e XIII legislatura.

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