LETTERE “Da uomo di sinistra, dico bravo a Nordio”. Ci scrive l'ex sindaco Uggetti
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Meloni sperava di potersi muovere, in Europa, facendo leva sul suo essere a capo del terzo gruppo del Parlamento europeo (ora è quarto),…
11 LUG 2024 lettere Direttore, ilfoglio.it lettura3’
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - Non appena Mbappé è passato portavoce di Macron ha fatto la fine di Attal. Baci della morte.
Maurizio Crippa
Al direttore - Stupisce lo stupore per le proteste sinistre contro la nomina dell’aeroporto di Malpensa a Silvio Berlusconi. Nihil novi. Nel 2006 tutti avevamo capito che la stazione Termini di Roma si sarebbe chiamata d’allora in poi stazione “Giovanni Paolo II”. Avevamo capito male, a seguito dell’inevitabile protesta di parte il sindaco Walter Veltroni precisò che la cerimonia del 23 dicembre di quell’anno aveva “il significato di una semplice dedica, materializzata attraverso la posa di due stele”. Sulle stele c’era scritto: “Stazione Termini-Giovanni Paolo II”. E poi dicono che “scripta manent”.
Ubaldo Casotto
Al direttore - Grazie per aver ribadito con la solita chiarezza e completezza di argomentazioni le differenze fra la Le Pen e la Meloni. Mi permetto di aggiungere un argomento: il lepenismo in Europa non avrebbe attecchito mentre l’Italia guidata con prudenza e determinazione dalla destra della Meloni ha ora possibilità di incidere da leader nella politica dell’Unione europea, e di fare da ago della bilancia per la rielezione della von der Leyen.
Nicola Carretti
Grazie. Ma questo è tutto da vedere, diciamo. Meloni sperava di potersi muovere, in Europa, facendo leva sul suo essere a capo del terzo gruppo del Parlamento europeo (ora è quarto), facendo leva sull’indebolimento di Macron (che non c’è stato), facendo leva sul suo essere indispensabile per von der Leyen (i voti dei Verdi potrebbero rendere il suo voto superfluo) e facendo leva sulla possibile necessità di trovare un punto di mediazione tra la destra mainstream (Ppe) e quella più estremista (Le Pen). Meloni è invece rimasta in mezzo. Dovrà essere abile ad avvicinarsi a von der Leyen provando a costruire le alleanze giuste (che al momento non si vedono) per ottenere qualcosa che non sia un contentino (che al momento sembra essere l’unica opzione possibile). Dita incrociate.
Al direttore - Finalmente. Da uomo solidamente di sinistra esordisco dicendo “bravo!” al ministro Nordio e alla sua maggioranza. Un’opposizione seria si confronta nel merito e non ha paura di condividere, magari a migliorare, un impianto legislativo della parte avversa. “Antagonismo collaborante” nell’interesse delle istituzioni, per citare Edgard Morin, non rissosità polarizzante a favore dei social. Personale desiderio, ancora lontano dalla realtà ma di cui non perdo la speranza. Un piccolo ma significativo avanzamento nel sistema giuridico. Un’iniziativa che passa dalla esternazione “culturale”, sono state molte le uscite di Nordio, a quella pratica ed effettiva. Che fosse un reato da abrogare ci sono molteplici elementi ad avvalorare tale tesi: dalla enfatizzazione del concetto di reato spia, alla formidabile considerazione di buon senso, spesso ignorata, della distanza abissale tra il numero di indagini (e di indagati, persone vere) e condannati. Un rapporto del ministero della Giustizia di un paio di anni fa indicava che su cinquemila procedimenti di abuso di ufficio si fosse arrivati a sette condanne. E’ ben vero che il principio di efficacia non si può applicare al diritto penale ma forse la farraginosità evidente della norma ha origine proprio nella configurazione della fattispecie penale ora abrogata. Meritoriamente l’on. Costa di Azione ha raccolto un incredibile dossier che riguarda i pubblici amministratori, centinaia di casi che dopo pubblica gogna, accuse via stampa, dibattiti pubblici, spese di difesa, sono stati infine assolti. Un breviario e uno spaccato di come non si desidererebbe la Giustizia. Meno visibili ma non per questo meno importanti, sono i moltissimi funzionari e dirigenti pubblici che sono incappati in questa tagliola, generando sovente un meccanismo vizioso per i quali diversi dipendenti pubblici hanno opposto spesso alla richiesta di avanzamento di progetti o servizi il timore di azioni penali. Vi è stato in questi anni un progressivo avanzamento del non fare per timore di firma, che ha generato un costo occulto e difficilmente quantificabile di cui non vi è traccia nel dibattito pubblico. Chi ha amministrato conosce bene il tema, ma non posso fare a meno di pensare, con una punta di amarezza, che molti, indistintamente dalle parti politiche, prima di essere deputati o senatori sono stati amministratori locali, ma si sono disinteressati o sottomessi a logiche diverse. Desidero a ogni modo fare un appello al ministro Nordio dopo questo successo: salvate il soldato Toti! Abbiate coraggio e responsabilità delle azioni, non si può limitare la libertà di una persona perché eletto dai cittadini, e i cittadini non possono essere privati dell’esercizio di un’istituzione apicale perché semplicemente indagato. Un cortocircuito assurdo che limita le libertà, individuali e democratiche. Che ci sia un giusto processo, e che nessuno debba essere o sentirsi sopra la legge è assolutamente vero, ma vale per i magistrati quanto per i (presunti) colpevoli. Non ascoltate un modesto ex sindaco di provincia ma l’ex presidente della Corte costituzionale Sabino Cassese.
Simone Uggetti, ex sindaco di Lodi, Pd