LA DECISIONE La Lega espelle Grimoldi: aveva riferito il voto di Bossi per Forza Italia alle europee
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Espulsione anche del consigliere regionale del Veneto Gabriele Michieletto. Mentre nessun provvedimento è stato preso nei confronti di Bossi
REDAZIONE 25 GIU 2024 ilfoglio.it lettura4’
L'ex segretario della Lega lombarda, vicino al Senatùr, da tempo è critico verso la leadership di Salvini. Il Consiglio federale del Carroccio ha deciso l'espulsione anche del consigliere regionale del Veneto Gabriele Michieletto. Mentre nessun provvedimento è stato preso nei confronti di Bossi
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Il consiglio federale della Lega ha deciso all'unanimità di dare il via all'espulsione di Paolo Grimoldi, ex segretario della Lega Lombarda, e di Gabriele Michieletto, consigliere regionale del Veneto. In una nota il Carroccio ha parlato di segnalazioni emerse su indicazione dei territori, “per tutelare lo straordinario e generoso impegno di migliaia di militanti che per troppo tempo hanno assistito a polemiche strumentali, inutili e dannose contro la Lega”. A Grimoldi, in sostanza, viene imputato di aver fatto sapere, alla vigilia delle elezioni europee, il voto di Umberto Bossi per Marco Reguzzoni di Forza Italia. Ex deputato, Grimoldi viene considerato una specie di "portavoce non ufficiale" del primo segretario della Lega. E attorno al Senatùr negli ultimi tempi aveva raccolto il malcontento del Nord, sempre più insofferente nei confronti della leadership di Matteo Salvini, costituendo nel 2022 il "Comitato nord", di cui era il coordinatore.
L'INTERVISTA "Lombardia e Veneto stuprate da Salvini". Parla il leghista Grimoldi
FRANCESCO GOTTARDI 10 GIU 2024 ilfoglio.it
Il flop elettorale del Carroccio, superato da Forza Italia, fa esultare chi vuole la caduta del segretario. “Cioè tutti, all’interno del partito”, attacca l’ex segretario lombardo: “I leghisti al potere alzino la voce: adesso o mai più”
Sorprendiamo Paolo Grimoldi “alle prese con i pop-corn. La notte è lunga. La Lega è un disastro: ovunque dietro Forza Italia. E siamo solo all’inizio”, dice al Foglio il segretario della Lega lombarda. Era stato lui ad annunciare che il senatur avrebbe votato l’azzurro Marco Reguzzoni, in barba al Carroccio. “Qual è stata invece la mia scelta alle urne? Il voto è segreto”. Il pensiero no. “La Salvini premier – badare bene: non la chiama mai Lega, ndr – versa in uno stato elettorale comatoso. Ha svuotato il partito della sua identità. Ha stuprato il Veneto e la Lombardia. Se adesso chi deve parlare non parla, vorrà dire harakiri”.
Era da mesi che Grimoldi aspettava questo giorno, questo schianto. La X tanto decantata da Vannacci, più dell’ignobile Decima, ha il valore dell’eliminazione: raus, a casa. “Mi arrivano dati reali di continuo”, sorride l’ex segretario della Lega lombarda. “Dal Piemonte al Veneto, perfino nelle roccaforti verdi, il flop è totale”. Su, ci dia una soffiatina. “Una chicca in effetti ce l’ho: a Monza, in alcuni seggi, il partito è al 3,8 per cento. A Monza! Vi rendete conto? Sono numeri mai visti”. Più che effetto generale, generale batosta. “E pensare che la Salvini premier aveva cercato il campo largo: se togli tutti i consensi dell’Udc di Cesa e dell’estrema destra di Vannacci, si capisce ancora di più la portata del collasso elettorale. E l’urgenza di rimuovere nome, cambiare simbolo e far risorgere – ora sì, va nominata – la Lega”.
Prima l’analisi della sconfitta. “Un bagno di sangue con cause chiare”, continua Grimoldi. “Se un partito autonomista non dà possibilità ai territori di eleggere i segretari, rimuove l’anima della militanza. Se cambia opinioni sulla Legge Fornero, sulle accise, sul canone Rai, sulla Russia, sui vaccini, su Mattarella, va in testacoda”. Chi di elenchi ferisce, di elenchi perisce. “Se ammassa un cartello elettorale che va dal vonderleyano Patriciello a Vannacci, è evidente che l’identità non c’è più”.
Poi l’appello alla controffensiva. “Mi rivolgo a tutti quei leghisti con ruoli istituzionali di rilievo: o si rompe il silenzio adesso, o mai più”. Ma insomma è vero, che dietro le quinte ormai il partito muove in blocco contro Salvini? “Ho messaggi, chat, telefonate. Tutti la pensano come la sto dicendo. Ci sono diverse sensibilità, diversi caratteri. Ma la presa d’atto è unanime”. Due i grandi focolai della rivolta. “Il Veneto, umiliato e stuprato. Prima commissariato, poi preso in giro con un congresso farsa”, ora nel caos e tra un anno al voto. “Pure Zaia umiliato. I veneti non hanno più un punto riferimento politico. La Lombardia invece è da nove anni che stanno continuando a stuprarla: nemmeno s’è azzardata la finta del congresso”. Grimoldi sospira. “Nella vera Lega le segreterie regionali erano autonome. I territori contavano e decidevano. Oggi tutto questo è venuto meno: si condivide lo stesso malcontento”. Dunque si fa squadra, tra leghisti calpestati? “Assolutamente sì. Lo vedrete presto. Fin qui abbiamo solo aspettato”. E Bossi? “È arrabbiato per la gestione di un partito che non c’entra più col suo. Ma si fa ancora sentire”. Suo il rompete le righe, il rompete la Lega. O quel che ne restò.