1-L'EDITORIALE DEL DIRETTORE Le dieci sfide che attendono Meloni dopo le elezioni in Abruzzo
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2-TRA DIETROFRONT E BUROCRAZIA Grandi opere più difficili dell'Abruzzo. Una rassegna di casi di scuola
11.3.2024 Claudio Cerasa, Fabio Bogo estratti da ilfoglio.it lettura2’
1-L'EDITORIALE DEL DIRETTORE Le dieci sfide che attendono Meloni dopo le elezioni in Abruzzo
CLAUDIO CERASA 11 MAR 2024
L’Abruzzo è importante, ma l’orizzonte dell’esecutivo è ancora lungo. Crescita, attrattività dell’Italia, rapporti con l’America, l’Europa e l’Ucraina, industria e innovazione, giustizia: su questi temi deve decidere cosa farà da grande la presidente del Consiglio
Onda o non onda? Resistenza o resilienza? Ripresa o delusione? I risultati delle elezioni in Abruzzo non sono ancora ufficiali. Ma a prescindere dai numeri definitivi delle nuove consultazioni regionali, consultazioni molto diverse rispetto a quelle della Sardegna, sia per il sistema elettorale che ha impedito il voto disgiunto, sia per la presenza di un’opposizione che si è presentata magnificamente compatta, sia per la presenza di un elettorato che almeno in partenza era sensibile più al richiamo della destra che a quello della sinistra, consultazioni vinte in ogni caso nettamente dal centrodestra con sette punti di distacco sugli avversari, un dato è certo e riguarda la necessità da parte della presidente del Consiglio di decidere cosa vuole diventare da grande. Le regionali sono importanti, ovvio, misurare il consenso è cruciale, chiaro, ma l’orizzonte del governo è ancora lungo, le regionali hanno un peso, le europee pure, ma la maggioranza meloniana ha il dovere, anche durante la lunga campagna elettorale, di guardarsi allo specchio e di provare a capire cosa c’è che, Abruzzo a parte, ancora non funziona.
2-TRA DIETROFRONT E BUROCRAZIA Grandi opere più difficili dell'Abruzzo. Una rassegna di casi di scuola
FABIO BOGO 11 MAR 2024
In Italia quasi tutte le opere infrastrutturali hanno un percorso accidentato che alla fine si risolve in indicibili ritardi o nell’abbandono dei cantieri, con enorme spreco di denaro pubblico. Dal G8 del 2009 alla ricostruzione dopo il terremoto, fino all’autostrada della Dc e al Giubileo
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Scena prima. Proprio sessant’anni fa, nella primavera del 1964, iniziavano in Egitto i lavori per salvare i templi di Abu Simbel dalle acque che li avrebbero sommersi con la costruzione della diga del lago Nasser, 157 chilometri cubi di acqua deviati dal Nilo. Si trattava di costruire una barriera che proteggesse le gigantesche statue e il complesso del quale erano a guardia, tagliare i colossi dei faraoni in arenaria alti 22 metri, sminuzzare il tempio costruito nel XIII secolo avanti Cristo in più di mille blocchi e ricostruirlo identico in posizione più elevata di 65 metri. L’impresa, a cui contribuì l’italiana Impregilo (oggi in WeBuild) e i cavatori di marmo delle Alpi Apuane, vide impegnati duemila operai in 40 mila ore di lavoro. L’opera, giudicata di una difficoltà eccezionale e a cui guardava tutto il mondo, fu completata in quattro anni. Dal 1968 i colossi di Abu Simbel guardano sereni il lago che li avrebbe invece cancellati dalla terra.