COME FUNZIONAVA LA FABBRICA DEI DOSSIER – PASQUALE STRIANO E ANTONIO LAUDATI NASCONDEVANO LE NOTIZIE

OTTENUTE DALLE “SOFFIATE”, DI CUI NON POTEVANO RIVELARE L’ORIGINE, E NE COSTRUIVANO ALTRE A TAVOLINO.

5.3.2024 Dagospia,com lettura4’

È QUELLO CHE È SUCCESSO SUL CASO GRAVINA: L’ATTO DI IMPULSO DICHIARATO ERANO “ELEMENTI INFORMATIVI PROVENIENTI DALLA PROCURA DI SALERNO”. IN REALTÀ, SI TRATTAVA DI NOTIZIE ARRIVATE DA EMANUELE FLORIDI, EX COLLABORATORE DI GRAVINA PASSATO NELL’ORBITA DI CLAUDIO LOTITO

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1. L’INCHIESTA SU GRAVINA E LE FONTI NASCOSTE LA «GUERRA» DEL CALCIO CON GLI ACCESSI ABUSIVI

 

Estratto dell’articolo di Giovanni Bianconi per il “Corriere della Sera”

Il seguito dell’inchiesta della Procura di Perugia dirà se si può parlare di «sistema Striano-Laudati» […] e verificherà quanti e quali «impulsi d’indagine» partiti dalla Direzione nazionale antimafia verso le Procure distrettuali siano stati alimentati da fonti […] «abusive».

Per adesso, nei capi d’accusa ipotizzati a carico del tenente della Guardia di finanza Pasquale Striano e del pm della Dna Antonio Laudati ne sono indicati un paio, che sembrano indicare un metodo: nascondere le notizie ottenute da qualche «soffiata» di cui non si poteva rivelare l’origine e costruirne un’altra a tavolino, dandogli apparente legittimità. Un metodo che si aggiunge, nelle contestazioni del procuratore umbro Raffaele Cantone, agli accessi abusivi alle banche dati riservati da cui venivano carpiti altri elementi.

Uno di questi «atti d’impulso» sospetti coinvolge il vertice del mondo del calcio nella persona del presidente della Federazione Gabriele Gravina, che grazie a un documento firmato da Laudati e trasmesso un anno fa dal procuratore nazionale Giovanni Melillo ai colleghi romani è finito al centro di un’indagine tuttora aperta.

È una storia legata alla presunta tangente per l’affidamento di un appalto celata dietro il pagamento di opzioni d’acquisto di libri antichi di proprietà del numero 1 della Federcalcio; opzioni più volte rinnovate ma mai esercitate per cui i libri antichi sarebbero rimasti a Gravina che però avrebbe intascato all’incirca 250.000 euro, forse poi utilizzati per l’acquisto di un appartamento a Milano.

Ipotesi veicolata ai pm romani ma tutta da dimostrare, oggetto di accertamenti che finora non sono giunti a nulla di definito. Quello che invece la Procura di Perugia ritiene di avere scoperto è che alla base dell’atto d’impulso non c’era quanto dichiarato ufficialmente, e cioè «elementi informativi provenienti dalla Procura di Salerno e da quest’ultima acquisiti nell’ambito di proprie attività investigative», bensì le notizie fornite a Striano da Emanuele Floridi, ex collaboratore di Gravina poi passato nell’orbita del suo «avversario» e presidente della Lazio Claudio Lotito, in almeno quattro incontri, fra maggio e giugno 2022, «promossi dallo stesso Laudati».

A Salerno c’era un fascicolo aperto dopo una denuncia sull’acquisto della Salernitana da parte dell’imprenditore Danilo Iervolino, realizzato a fine 2021 — data limite imposta da Gravina — e considerato un’ingiusta svendita dall’ex proprietario Lotito, costretto a cedere per l’incompatibilità con la guida della Lazio dopo la promozione della società campana in serie A. E Lotito è tra i testimoni ascoltati da Cantone per provare a sbrogliare questa matassa.

Nell’elenco degli accessi alle banche dati contestati al finanziere Striano ci sono pure le consultazioni di almeno cinque segnalazioni di operazioni sospette relative a Iervolino nel febbraio 2022, e poi l’invio a un coindagato (tra il 2021 e il 2022) di un atto d’impulso e di alcune informazioni tratte dagli archivi di polizia sempre sul nuovo proprietario della Salernitana, oltre a un appunto chiamato «gravina.doc» che — accusano i pm di Perugia — conteneva informazioni «relative ad attività investigative in corso e quindi coperte dal segreto d’ufficio».

Se queste intrusioni e diffusioni di carte tendessero a eventuali attività di dossieraggio è uno degli oggetti dell’indagine, ma l’avvocato di Laudati assicura che nulla di illecito è stato commesso dal suo assistito, il quale si sarebbe limitato a svolgere approfondimenti sui rapporti tra Iervolino e Gravina, per via di ipotetiche «cointeressenze patrimoniali», su richiesta della Procura di Salerno. Che ieri ha comunicato di avere già fornito a quella di Perugia tutte «le informazioni utili e la documentazione necessaria alla prosecuzione delle indagini in corso».

2. LA PROCURA SMONTA IL DOSSIERAGGIO, INCHIESTA SUL CASO GRAVINA-LOTITO

Estratto dell’articolo di Grazia Longo per “La Stampa”

Nessuna attività di dossieraggio sui politici e nessun tentativo di ricatto nei loro confronti. Fonti della procura di Perugia precisano che le notizie recuperate abusivamente dal tenente della Finanza Pasquale Striano, mentre era in servizio alla Dna (Direzione nazionale antimafia) […] venivano utilizzate per comunicarle a giornalisti amici. I quali poi usavano le informazioni per scrivere delle inchieste.

Ma contro i politici, va ribadito, non sono stati prodotti ad hoc dossier, fascicoli, o altri documenti utilizzati per mettere in atto un'attività estorsiva, un ricatto. Non a caso i magistrati perugini diretti da Raffaele Cantone non hanno contestato a Striano l'ipotesi di reato di corruzione, ma quelli di accesso abusivo a dati informatici e illecita divulgazione degli stessi.

L'unico dossier preconfezionato per colpire e incastrare qualcuno sarebbe quello realizzato da Striano e il pm antimafia che lo dirigeva Antonio Laudati, indagato per falso e abuso d'ufficio, contro il presidente della Federcalcio Gabriele Gravina. Un corposo documento inviato alla procura di Roma, guidata da Francesco Lo Voi, che ha aperto un fascicolo per far luce sulle accuse contro Gravina. […] Tra i 15 indagati dalla procura di Perugia, infine, c'è Michele Punzi, manager della sicurezza di Telsy, società partecipata da Tim, e leader nel settore delle comunicazioni. È stato lui ad avere scambi di file con Striano dedicati a Danilo Iervolino e all'acquisto della Salernitana.

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