Accordo Ue sulla qualità dell’aria, parla il relatore della direttiva: «Ecco perché il Nord Italia ha 10 anni in più per adeguarsi»
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Il testo su cui le istituzioni europee hanno trovato un accordo contiene una deroga pensata apposta per la Pianura Padana e chiesta a gran voce dal governo Meloni
3 MARZO 2024 - 07:02 di Gianluca Brambilla open.online lettura4’
Da Strasburgo – Febbraio 2024. Mentre una fitta coltre di smog soffoca Milano e la Pianura Padana, suscitando qualche timore anche tra i cittadini, a Bruxelles si raggiunge l’intesa tra Parlamento e Consiglio sulla nuova direttiva per la qualità dell’aria. Il relatore del provvedimento, che salvo sorprese dovrebbe essere approvato prima delle elezioni europee di giugno, è l’eurodeputato spagnolo Javi López, del gruppo S&D. «L’inquinamento atmosferico è la più grande minaccia per la salute umana e con questa direttiva vogliamo dare uno strumento per affrontare la soluzione e proteggere la salute dei cittadini», spiega López ai microfoni di Open a margine dell’ultima plenaria del Parlamento europeo. Il testo su cui le istituzioni europee hanno trovato un accordo contiene una deroga pensata apposta per la Pianura Padana e chiesta a gran voce dal governo Meloni. Alle regioni del Nord Italia sono stati concessi di fatto dieci anni in più di tempo per raggiungere gli obiettivi sulla qualità dell’aria fissati a livello comunitario. Eppure, avverte López, questa deroga non va interpretata come una possibilità di «ignorare le nuove regole per i prossimi dieci anni».
Nelle scorse settimane è stato raggiunto un accordo tra Parlamento e Consiglio. La nuova direttiva diventerà legge prima delle elezioni di giugno?
«Sì, prevedo che la votazione finale si terrà a marzo nella nostra commissione e poi nell’ultima plenaria di aprile a Strasburgo. L’inquinamento rappresenta la minaccia più grande per la salute umana. E cercare di ridurne i livelli è uno degli elementi chiave del Green Deal europeo. Con questa nuova direttiva, vogliamo creare uno strumento per affrontare il problema nei prossimi decenni prima che scada il mandato».
Il testo finale dell’accordo prevede che alcune aree, compresa la Pianura Padana, avranno dieci anni di tempo in più per rispettare i nuovi valori-limite sulla qualità dell’aria. Si tratta di una deroga chiesta dal governo italiano?
«La flessibilità che la nuova direttiva contiene sono stati chiesti dal Consiglio, ma dobbiamo spiegare bene di cosa stiamo parlando. Abbiamo approvato nuovi standard sulla qualità dell’aria che sostanzialmente dimezzano i valori-limite di inquinamento atmosferico ammessi dalla legge. Si tratta di un enorme passo nella giusta direzione, che avvicinano l’Unione europea alle linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Allo stesso tempo, riconosciamo che questo processo deve svolgersi nell’arco di alcuni anni, per alcuni entro il 2030 e per altri entro il 2040. Con le salvaguardie e le condizionalità che sono state inserite nel testo, viene garantita più flessibilità ad alcune zone e si avrà più tempo per raggiungere questi obiettivi. Questo però non significa che si può semplicemente ignorare la nuova legge per dieci anni».
Molti presidenti di regione del Nord Italia hanno criticato la decisione di rimettere mano ai valori-limite sulla qualità dell’aria e sostengono che per la Pianura Padana sono irraggiungibili. È così? Oppure crede che sia stato fatto troppo poco finora?
«È vero che l’orografia della Pianura Padana è diversa da quella di molte altre zone europee. Ma la domanda che dovremmo porci è un’altra: cosa possiamo fare per affrontare questa situazione? L’inquinamento atmosferico, e questo è un dato di fatto, sta influenzando la salute dei cittadini del Nord Italia. Dobbiamo pensare quindi a tutti i cambiamenti che possiamo portare alla nostra mobilità, al modello delle nostre città, all’elettrificazione delle nostre automobili, alla transizione nella nostra industria, alle nuove forme di energia pulita. Dobbiamo tenere in considerazione tutti questi ambiti per poter affrontare davvero il problema dell’inquinamento, spingere la transizione ecologica e creare un modello socioeconomico più giusto».
Con la nuova direttiva si prevede di aumentare i controlli sull’effettivo rispetto dei valori-limite sulla qualità dell’aria. Come pensate di farlo?
«Agiremo su due fronti. Prima di tutto, verrà rafforzato il servizio di monitoraggio obbligatorio dei livelli di inquinamento per tutti i Paesi membri, che permetterà di avere informazioni più precise e dettagliate. In secondo luogo, ci saranno più strumenti a disposizione della Commissione europea per garantire una migliore applicazione della legge. Oltre al “bastone”, ci sarà però anche la “carota”. Questo significa che ci saranno più pianificazione e supporto da parte delle istituzioni europee, anche attraverso lo stanziamento di risorse in questo settore e in particolare con i Recovery Plan e il Next Generation EU».
Quali sono gli strumenti finanziari a cui potranno accedere i Paesi membri e gli amministratori locali per affrontare il problema dell’inquinamento atmosferico?
«La lotta all’inquinamento è strettamente legata alla decarbonizzazione avviata con il Green Deal europeo, finanziato anche con il Next Generation EU. Durante questa legislatura abbiamo stanziato risorse che sono pari a tre quarti del pil spagnolo: 750 miliardi. L’Italia e la Spagna sono i due Paesi che più hanno beneficiato di questi fondi, che devono essere spesi almeno per un terzo in misure collegate all’agenda verde. Questo significa lavorare per avere un’energia più pulita, una maggiore efficienza energetica nei nostri edifici, cambiare il modo in cui ci muoviamo e sostenere l’industria nel processo di decarbonizzazione. Questo sta già accadendo grazie alle risorse stanziate dall’Unione europea».
La nuova direttiva afferma che i cittadini avranno diritto a un risarcimento qualora la loro salute venisse danneggiata a causa della violazione degli standard nazionali sulla qualità dell’aria. Come funzionerà di preciso questo meccanismo?
«La nuova direttiva apre le porte al diritto al risarcimento. Questo principio può essere applicato in tutti quei casi dove esiste un legame tra il danno alla salute umana e i livelli di inquinamento atmosferico. Situazioni di questo genere cominciano a essere dimostrate nei tribunali di tutto il mondo, compresi alcuni europei. Non sarà un percorso semplice, ma ora con questa direttiva abbiamo un riconoscimento anche dal punto di vista legale di questa possibilità. Siamo estremamente soddisfatti di questo, perché permetterà di rafforzare i diritti dei cittadini, la forza giuridica della nuova direttiva e la responsabilità di tutte le amministrazioni sulla qualità dell’aria e la salute dei cittadini».